«Bonus fiscale di tre anni
per il lavoro ai giovani nel Sud»

«Bonus fiscale di tre anni per il lavoro ai giovani nel Sud»
di Nando Santonastaso
Sabato 3 Agosto 2019, 08:16 - Ultimo agg. 18:52
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Dice Carlo Robiglio, presidente della Piccola industria di Confindustria, che il preoccupante scenario emerso dalle anticipazioni del Rapporto 2019 della Svimez «va valutato con attenzione e segue con conclusioni affini il Check-up Mezzogiorno presentato da Confindustria a luglio. Esiste un divario che abbiamo più volte sottolineato. Le soluzioni da noi proposte passano per la rimozione dei deficit di competitività. Il Sud ha bisogno di infrastrutture moderne, materiali e immateriali: serve un grande piano di investimenti, una road map operativa delle cose da fare», dice. E aggiunge: «Ma occorre un altro grande piano, quello per l'inclusione dei giovani nel mondo del lavoro attraverso la decontribuzione dei salari nei primi tre anni di assunzione a tempo indeterminato».

 

Le pmi soprattutto al Sud, e peraltro non solo nell'industria, sembrano in grossa difficoltà: chi non esporta non ha margini di crescita concreti, e la domanda interna langue: come se ne esce?
«È vero. E alle difficoltà interne si aggiunge una congiuntura internazionale poco favorevole. Da noi, poi, scarseggia la fiducia delle imprese. Per venirne fuori abbiamo bisogno di rilanciare gli investimenti pubblici e incentivare quelli privati aprendo tutti i cantieri per opere utili e strategiche, usando i fondi già stanziati e quindi non gravando sui conti pubblici. Il tutto, auspicabilmente, in un quadro di maggiore stabilità che ci aiuti a programmare a medio e lungo termine. Conta molto anche il ruolo sociale dell'impresa che può anche manifestarsi investendo in asset meritevoli: io stesso seguo con interesse le start up innovative meridionali l'ultima delle quali, E.development - specializzata in marketing digitale ho acquisito di recente in Puglia».
Legge di Bilancio: Confindustria chiede il taglio del cuneo fiscale ma non occorrerebbe puntare quasi tutto sul rilancio del Mezzogiorno visto che se non parte il Sud non riparte il Paese?
«Il taglio del cuneo fiscale a tutto vantaggio dei lavoratori, come noi proponiamo, e su cui sono d'accordo tutte le 43 organizzazioni ascoltate dal governo, consente di accrescere il potere di acquisto spingendo in alto domanda e consumi, incoraggiando nuovi investimenti e facendo crescere l'occupazione. Insomma, il circolo virtuoso dell'economia. Detto questo, è chiaro che nessuna sfida può essere vinta senza il rilancio del Mezzogiorno. Di fronte ai 2 milioni di persone partite dal Sud negli ultimi 15 anni, secondo le statistiche della Svimez, serve la piena attenzione di tutti i decisori, pubblici e privati».
Il presidente dell'Abi, Patuelli, si è detto scettico sull'idea di una banca degli investimenti pubblici per sostenere lo sviluppo del Sud. Lei che ne pensa?
«Il Mezzogiorno aveva una banca gloriosa e il tema del credito resta centrale per la difesa delle imprese. Per poter esprimere un giudizio informato sulla proposta del ministro Tria occorre saperne di più. Certo, anche l'ultimo Check-up sul Mezzogiorno di Confindustria e Srm ha evidenziato come tra Nord e Sud esista ancora un grande divario - che va colmato - in termini di accesso al credito. In ogni caso, cogliamo l'aspetto positivo: la consapevolezza che il problema esiste e che va affrontato in termini strutturali».
L'Europa vista da Sud sembra lontanissima e oltre tutto cresce il rischio di isolamento europeo del nostro Paese, stante l'attuale situazione politica: cosa rischiamo veramente?
«La scelta del candidato italiano al ruolo di commissario europeo ci darà sicuramente un'indicazione più chiara del nostro posizionamento. Confindustria ha fatto presente quanto sia importante assicurarsi una delega di primo piano in campo economico. L'aver superato il rischio della procedura d'infrazione depone bene come dimostra l'effetto positivo avuto sul livello dello spread. Dobbiamo convincerci che l'Europa è la nostra casa comune. Anche per questo è fondamentale avviare un grande piano di infrastrutture transnazionali. Come ripete spesso il nostro presidente Boccia, la sfida non è tra Paesi europei ma tra l'Europa e il mondo esterno».
Ma lei uno come Mario Draghi lo recupererebbe ad un ruolo istituzionale per il nostro Paese ora che sta per lasciare la Bce?
«Mario Draghi ha dimostrato sul campo di essere un fuoriclasse e le sue capacità sono note. Se decidesse d'impegnarsi in un ruolo istituzionale all'interno del Paese sarebbe certamente una buona notizia».
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