Rifiuti, posti auto e musica negata
«La movida di Salerno muore»

Rifiuti, posti auto e musica negata «La movida di Salerno muore»
di Barbara Cangiano
Lunedì 12 Agosto 2019, 10:43
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Sono più di 150. E fino all'altro giorno erano intenzionati a scendere in strada per far sentire la loro voce. Giovedì, dopo un incontro con Piero De Luca, la protesta è rientrata. O meglio, è stata messa in stand by. Perché, spiega Enrico Leone, titolare della Taverna Funiculì di vicolo Giudaica, «abbiamo preso atto dell'impegno che è stato assunto per risolvere i nostri problemi». Leone è stato tra i promoter di Attività Commerciali Salerno, un gruppo spontaneo e apartitico nato su WhatsApp circa due mesi fa per riunire esigenze e drammi del commercio salernitano.

 

IL GRUPPO
Ne fanno parte non solo barman e ristoratori, ma anche storici esponenti del terziario, penalizzati fondamentalmente da tre emergenze: carenza di parcheggi, centro storico sempre più sporco e vincoli che impongono lo stop delle attività di intrattenimento musicale alle 23 e 30 «anche in piena estate, quando la gente non esce di casa prima delle 23 per via del caldo», sottolinea Iolanda Di Lieto del Cercopiteco Cafè di largo Dogana Regia. La situazione è esplosiva: il calo delle presenze, stando alle stime empiriche degli addetti ai lavori, oscilla tra il 30 e il 50 per cento rispetto non al periodo d'oro della movida, ma a soli tre o quattro anni fa. Un dato che si riflette naturalmente sugli incassi, mettendo a rischio anche i livelli occupazionali. «Del resto - commenta Dario Basso, 40enne di Pastena - è sotto gli occhi di tutti: i negozi chiudono e quelli che resistono sono deserti. Quando sento parlare di movida mi viene da ridere. Per me è morta con la chiusura dello Zen di via Roma. Renato D'Anna è stato un visionario e il suo locale proponeva ogni sera mostre, presentazioni di libri, dibattiti. Tutto evaporato. Ci sono rimasti kebab e friggitorie. Ormai esco di rado. Spendo più di parcheggio che di consumazioni al bar, ed è quanto dire».
LA LETTERA
Leone non usa mezzi termini, e nella lettera indirizzata a De Luca scrive a chiare lettere: «L'urlo di Munch a stento rappresenta quanto sia difficile andare avanti, perché è facilissimo chiudere e complicato proseguire». Per i commercianti la colpa non è genericamente della crisi: «Non possiamo aspettare che si completino i lavori del Crescent. Servono subito i parcheggi». La buona notizia è che tra oggi e mercoledì l'amministrazione comunale potrebbe sbloccare una ottantina di posti auto al molo Manfredi. Ma ancora non basta. Gli operatori del by night chiedono di recuperare altri cento stalli nel retro della sala Pasolini e 200 in piazza molo Trapezio, dove ogni sera proliferano gli abusivi. Contestualmente rivendicano il taglio delle tariffe a 50 centesimi l'ora e l'introduzione di navette che possano collegare alcune aree meno centrali, come piazza della Concordia e via Vinciprova al centro cittadino. E un trenino sul lungomare, dove resistono i binari. Ma l'elenco delle difficoltà è lungo. Anzi lunghissimo.
LE COLPE
«La città è sporca. Ma la colpa non è del Comune. È la nostra - taglia corto Luisa Noschese del caffè Lalù di piazza Portanova - L'altra sera sono andata al lungomare: su ogni panchina c'erano coni, coppette, carte del McDonald's, rifiuti di ogni tipo. Di fronte al mio locale depositano sacchi di immondizia. Se la movida è morta, è anche colpa della nostra inciviltà. I turisti restano basiti, offriamo un pessimo biglietto da visita. Idem per i vincoli sulla musica: se ci sono colleghi che non rispettano le ordinanze sindacali, fregandosene delle esigenze dei residenti, è evidente che le restrizioni aumentano. L'unica cosa che non possiamo autoaddebitarci sono i parcheggi. Quella è un'emergenza da risolvere».
LE REGOLE
La cattiva educazione di molti salernitani che si ostinano a non rispettare le regole della raccolta differenziata è sicuramente un cancro che neppure le salatissime multe imposte dai vigili urbani sono riuscite a sanare. «Ma è altrettanto vero che spazzini non se ne vedono», ribatte Leone. Pochi giorni fa, all'apertura del bar, Marta Adamo del Cibarti di via Mercanti, ha trovato un topo morto. E ogni sera «lo spazzamento tocca a noi». I vicoli puzzano di immondizia e di urina. «Abito a ridosso di piazza Sant'Agostino - dice Carlotta Luciano - Se non fosse per i ristoratori che ogni giorno si armano di scopa e pompe vivremmo in mezzo ai topi. Non capisco come si faccia ancora a parlare di movida. Perché una persona che viene da fuori dovrebbe decidere di raggiungere il centro per cenare in questo wc a cielo aperto? E poi non ci sono iniziative. Credo che la colpa sia anche dei gestori. Prima erano capaci di investire in cultura. Io ero una frequentatrice dell'Alcol Cafè di Luca De Vero e del Cercopiteco di Filippo Turturiello. Erano altri tempi e non lo dico da nostalgica».
Qualcuno ancora ci prova, come Iolanda Di Lieto, che ancora ospita gruppi di musica live, «ma non è facile. Proviamo a intercettare anche i turisti stranieri ma ho l'impressione che siano allo sbando. Nessuno parla inglese, non sanno dove direzionarsi. E poi se sfori di dieci minuti, com'è successo a noi, arriva la polizia. Loro fanno il loro mestiere, ma spegnere i decibel alle 23 e 30 nei week end estivi è veramente penalizzante». Il futuro? Un punto interrogativo: «La misura è colma - insiste Leone - il Comune con Piero De Luca ha promesso di farsi carico dei nostri problemi. Altrimenti in questa città il commercio potrà dirsi morto».
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