Salvini, l'intervista al Mattino
«Patto con Berlusconi:
è ancora troppo presto»

Salvini, l'intervista al Mattino «Patto con Berlusconi: è ancora troppo presto»
di Corrado Castiglione
Giovedì 15 Agosto 2019, 10:15 - Ultimo agg. 11:08
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Ministro Salvini, dunque con i Cinque Stelle finisce qui oppure - come afferma qualcuno dei suoi - c'è ancora un margine di dialogo?
«Penso sia difficile. Siamo giunti a questo punto per i troppi no. Un governo non può restare ostaggio per sempre. Non si può tenere bloccata l'Italia intera per colpa di questo atteggiamento. E la Campania, con i suoi problemi, ne è l'esempio: occhio al nodo rifiuti, dove il ministro Sergio Costa più volte ha ribadito di essere contrario ai termovalorizzatori. Meglio quindi andare al voto. Invece ecco che all'orizzonte vedo giochini e trattative».

La mossa del taglio dei parlamentari non ha cambiato il corso degli eventi: nei Cinque Stelle c'è chi ha gridato al bluff. Come risponde?
«Dopo averla votata tre volte, la Lega era già pronta a dire un altro sì. Bisogna invece chiedere al presidente della Camera Fico perché ha voluto postecipare la discussione alla sfiducia».

Eppure lei ha sempre sostenuto che nel caso di taglio di parlamentari si sarebbe finiti per non andare più al voto. Non è così?
«Nella legge era già previsto che la riforma entrasse in vigore successivamente. Piuttosto io trovo curioso che ora si schieri a favore del taglio il Pd, che prima si era sempre schierato contro».

 
Alcuni costituzionalisti già hanno mostrato perplessità. Dal Colle sono trapelati dei dubbi. Lei cosa si aspetta da Mattarella?
«Abbiamo rispetto totale per la sensibilità e del presidente della Repubblica: lui è al di sopra delle parti. Quanto ai costituzionalisti io dico che ognuno la può vedere come vuole. L'importante è che ora nessuno si inventi un altro governo Monti. E mi sembra la cosa più naturale tornare alle urne, per lasciare esprimere i cittadini. Capisco invece quanti non vogliono nuove elezioni, perché evidentemente hanno lavorato male e sanno che i cittadini non tornerebbero a votarli».
Colpisce la scelta dei tempi: anche Giorgetti ha espresso perplessità. Perché ora?
«Perché dopo dopo l'ultimo no alla Tav, dopo i tanti blocchi a infrastrutture e grandi opere, dopo il disinteresse verso i progetti di flat-tax e shock fiscale per far ripartire l'economia, dopo l'elaborazione di una riforma della giustizia che noi volevamo più ambiziosa e coraggiosa abbiamo capito che la cosa migliore sarebbe stata la soluzione migliore e tornare al voto».
Intende dire che lei vuole nuove elezioni, ma non per capitalizzare il consenso delle europee?
«Per l'Europa si è votato a maggio. Se fosse stato per questo avrei chiesto subito nuove elezioni. D'altro canto non comprendo i motivi per i quali non bisognerebbe farlo».
Lei non è preoccupato dell'aumento dell'Iva?
«Certo, ma se si vota a ottobre c'è tutto il tempo per formare un nuovo governo e per approvare a dicembre la manovra con le misure necessarie per arginare l'Iva».
Perché non si è dimesso e non ha ritirato la delegazione dei ministri leghisti?
«Se l'avessi fatto il presidente del Consiglio avrebbe tranquillamente tirato dritto, come se nulla fosse accaduto. E non ci sarebbe rimasto nessuno ad opporsi alle sue iniziative. Come proprio in queste ore sta accadendo con il caso della Open Arms. Invece, finché ci sarò io mi opporrò fino in fondo».
Tra Pd e M5s è scoccata la scintilla. Dica la verità: se l'aspettava?
«No. Non me l'aspettavo. Sono stati mesi Di Maio, Di Battista, Grillo a sparare su Renzi, Boschi e Lotti. Ma la partita non è finita qui. Anche perché sono convinto: quello è solo un patto per le poltrone. Il potere della poltrona non può avere la meglio sul consenso dei cittadini».
In ogni caso, dalla scintilla alla creazione di un nuovo governo ce ne passa. Lei crede davvero possibile la nascita di un governo diverso da quello di adesso?
«Sarebbe davvero da irresponsabili. Finirebbero per governare il Paese quei due partiti che nelle ultime elezioni, regionali ed europee, sono stati sempre sistematicamente sconfitti. Sarebbe l'esecutivo dei perdenti. Ci può credere solo gente come Renzi, uno che se oggi si tornasse al voto non guadagnerebbe neppure il consenso dei parenti. Ai parlamentari dico che la dignità viene prima delle poltrone. In ogni caso noi abbiamo fiducia in Mattarella».
E il commissario europeo: come andrà a finire?
«Questa è una partita che è sempre stata in mano al presidente Conte. L'ha sempre gestita lui. La scelta sarebbe spettata alla Lega. Ad ogni modo c'è ancora tanto tempo: in fondo a ottobre si comincia a lavorare in Europa».
Di fronte alla prospettiva di un nuovo governo la Lega cosa farà?
«Un eventuale altro governo non rappresenterebbe il voto espresso dal popolo italiano. D'altronde la gente è stufa dei tecnici come Fornero, Monti e gli altri».
Sul fronte del centrodestra si è parlato di un accordo con Berlusconi. Forza Italia lo chiede già da ora. Si può fare?
«Guardi, al momento non sappiamo cosa accadrà domani. Se si andrà a votare oppure no. Dunque trattative, accordi, listini e poltrone sono gli ultimi dei pensieri miei. Sarebbe irrispettoso. Andiamo per gradi».
Lotta alle mafie: lei oggi sarà a Castelvolturno. Come giudica il bilancio di questo anno da ministro?
«Anche quest'anno, come l'anno scorso in Calabria, ho voluto che la relazione annuale sulle attività del ministero avesse luogo sui territori. Il bilancio è positivo, abbiamo registrato degli ottimi risultati. Naturalmente grazie alle forze dell'ordine. Soprattutto sul fronte dei sequestri e delle confische il saldo è chiaramente in positivo. In particolare per la Campania abbiamo fatto tanto: oltre 500 nuovi agenti. Sono stati investiti 90 milioni di euro per le telecamere di sorveglianza: sette sono andati alla sola città di Napoli. Poi è chiaro che anche gli enti locali devono fare la propria parte, sia de Magistris che De Luca. Penso al grave problema delle ecoballe e dei rifiuti, laddove la Regione ha fatto poco o nulla».
Una parola sul Sud: lei ha sicuramente riscontrato quanto sia difficile far passare il messaggio che l'autonomia possa essere un'opportunità se prima non si stabiliscano i livelli essenziali di assistenza, e dunque se non si parte davvero tutti dallo stesso punto. Non crede?
«Soprattutto le Regioni del Sud avrebbero da guadagnarne, ma su questo ho idee molto precise».
Quali?
«Per il nuovo governo sto già pensando a chi possa essere il ministro adatto per il Sud».
E meno male che vuole procedere per gradi!
«Ma a certi percorsi bisogna pensarci per tempo».
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