Così i trapper newpolitani rileggono l'era neomelodica

Napoli Milionaria
Napoli Milionaria
di Federico Vacalebre
Martedì 20 Agosto 2019, 12:01 - Ultimo agg. 14:43
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Di trap neomelodica si parla già da un po’, a partire dall’apparizione di Liberato, ma forse ancor prima dalla svolta urban del caposcuola Franco Ricciardi, e poi dall’incontro a «The voice of Italy» tra Gigi D’Alessio e Guè Pequeno. Ora c’è chi prova a definire il genere, partendo dai fondamentali, rileggendo appunto, in chiave trap, gli hit neomelò. Si chiamano Napoli Milionaria, come la commedia del 1946 di Eduardo De Filippo, ma senza il punto esclamativo finale. Sono un collettivo musicale che prepara l’album «Trap neomelodica vol. 1», appunto, pubblicato singolo dopo singolo. Ma anche una posse che si occupa di merchandising, di felpe e t-shirt con l’icona di San Gennaro in bella mostra, ma con il volto solcato da tatuaggi, quasi fosse un Young Signorino qualsiasi.

Iniziano, e come potevano iniziare diversamente, trappizzando «’O zappatore»: loro usano il termine remix, ma in realtà 41 Bis$ - che come nickname non è proprio dei più tranquillizzanti - reinventa il brano con atmosfere dark e l’immancabile autotune a dettare le regole. Partiti dalla stagione veteromelodica e dal re leone della sceneggiata, sono approdati poi a «Napule ‘e notte»: «Simme ‘e guagliune da’ notte/ che primma de quatte nun sanno turna’/ e sulamente ‘a matina/ nuie stanche ‘int ‘o lietto/ sapimmo durmi’». Le motociclette del video sono più moderne di quelle sfoggiate da Tommy Riccio nel clip originale degli anni Novanta e il centauro indossa il casco, chissà se per improvviso rispetto delle regole o per non farsi riconoscere dai clan rivali. Dell’eco antica di stili vocali tradizionali come «‘a vutata» non rimane nulla, 41 Bis$, 17 e Young Ciro usano e rispettano il testo originale, il resto è lavoro di pitch, su trame sonore da Bronx metronapoletano, da elettronica verace. Per ora non circolano immagini del trio di cui 41 Bis$ è il leader indiscusso: si chiama Alessandro, viene da Giugliano, ha 27 anni e vive tra la Svizzera e la Francia. E chissà se i suoi due compari, 17 e Young Ciro esistono davvero, anche se lui, 41 Bis$/Alessandro, assicura di non voler bissare il mistero di Liberato, di essere pronto a farsi vedere in volto.

Niente casco, invece, per il ritorno a casa del ragazzo appena uscito dal carcere di Secondigliano protagonista del video di «’E guagliune ‘e miezz’’a strada», stavolta è il canzoniere di Ciro Ricci/Rigione ad essere oggetto di remake. Sempre 41 Bis$ e 17 a dettare legge, le immagini ci riportano su un tetto delle Vele, come in una riunione di una batteria scissionista della serie tv tratta dal best seller di Saviano. «Song’e e guagliune ‘e miezz’’a via e nun se ponno giudica’» cantava Ciro e oggi ricantano quelli di Napoli Milionaria, «nascono senza paura/ perché da creature già le vide fumma’/.... crescene senza paura perché miezz’’a via t’he ‘a arrangià pe’ campa’.../ piglieno e strade sbagliate pecché na fatica nessuno c’ha dà». Condannati a conoscere il carcere, «nun se vulessero spusa’ pecché già sanno ca poi ‘e figlie ‘a stessa strada hanno piglia’». Parole spietate, anche perché, almeno secondo la canzone, quegli scugnizzi cresciuti troppo presto hanno cuori d’oro.

Nuovamente cupa e oscura è, invece, la trama sonica di «Treno» di Franco Ricciardi, che aveva già conosciuto un’operazione simile, e più riuscita forse, grazie al flow di Rocco Hunt. Ricciardi è il vero pioniere della scena - la dj Deborah De Luca ha da poco riletto in chiave electro la sua «Madama blu» - ma quelli di Napoli Milionaria sono pronti anche all’inedito: il 19 settembre, data non certo casuale, dovrebbe uscire il nuovo episodio di «Trap neomelodica vol. 1», «’A nuttata è passata», video girato in duomo nel giorno del miracolo di San Gennaro, con tanto di vescovo e sindaco: qui siamo dalle parti del filone neoidentitario che tanto caratterizza la recente produzione newpolitana, mentre tre scugnizzi napoletani - uno di colore - trafugano il tesoro del santo come nel celeberrimo «Operazione San Gennaro» prima di restare abbagliati di fronte al «miracolo» della grande bellezza della loro città: «Sti strade libere ‘e storia ‘e tenimmo int’’o sangue», «’e storie ‘e sti canzone songo ‘e tutte quante», «guagliune che parlano doje lingue e nun ‘o ssanno».

Ma per parlare di filone trapmelodico, ai Napoli Milionaria bisogna aggiungere almeno Marsica (De Angelis all’anagrafe, ma, ormai, si sa, siamo nel regno degli scognomati), che prova a farsi notare mettendo le mani nientepopòdimeno che su «Chille va pazze pe’ te» (sarà anche nell’album dei NM tra «Maruzzella» di Carosone e «Scema» di Maria Nazionale), il maggior hit della stagione neomelodica (D’Alessio a parte), scritto da Ciro Ricci/Rigione su versi del boss Loigino Giuliano: trascinante tormentone verace all’origine è ora rallentato e reso languido dalle linee di canto e dai fiati campionati. L’autotune, usato con moderazione tanto per aderire alla moda del momento, conferma la tendenza trapmelò, che non è l’unica novità nel campo della canzone contemporanea partenopea, dove sta emergendo prepotente un altro filone: quello che incrocia trap, neomelodia e reggaeton in un cocktail impazzito di ormoni, luoghi comuni e movimenti di bacino che farebbero la gioia di un Enzo Savastano.

Emiliana Cantone non trappa, sarebbe un peccato sprecare la sua ugola da Celine Dion dei matrimoni veraci, ma, dopo aver già messo mano su «Storie ‘e femmene» con La Pina, ha appena riletto «Storie piccerelle», antico brano scritto per Maria Nazionale - la regina dell’era neomelodica - da Chiaravalle, Alfano e Lanzetta, proprio il Peppe della Vita postdatata.

Insomma, come negli anni Novanta, quando scoppiò l’onda lunghissima neomelodica, qualcuno farà lo snob (intellettuali borghesi e della sinistra che non si sporca le mani con il popolo), ma il vulcano cantaNapoli sta eruttando di nuovo, con l’urgenza di questi tempi, con un alleanza sorprendente, con un corto circuito sonico tra passato prossimo e presente della città porosa. Piaccia o non piaccia è questione di radici e di modelli glocal, non solo di revival.
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