Governo, prove di manovra fra M5S e Pd: dal calo delle tasse al reddito di cittadinanza

Governo, prove di manovra fra M5S e Pd: dal calo delle tasse al reddito di cittadinanza
Governo, prove di manovra fra M5S e Pd: dal calo delle tasse al reddito di cittadinanza
Venerdì 23 Agosto 2019, 19:46 - Ultimo agg. 20:52
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Prove di manovra tra Pd e M5S: il calo delle tasse sarà realizzato riducendo il cuneo fiscale, quel prelievo che abbatte quanto pagato dagli imprenditori ai dipendenti riducendo il reddito reale, e guardando a famiglie e Sud. La spinta all'economia passerà attraverso un piano di investimenti che guardino all'ambiente, convinti che l'Ue possa non considerarli nel calcolo del deficit. Il reddito di cittadinanza potrebbe essere implementato, con miglioramenti delle procedure che consentono il collegamento con il mondo del lavoro. E le risorse? Passano attraverso la lotta all'evasione, una rimodulazione dei sussidi ambientali e delle agevolazioni fiscali.

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È questo il piatto principale della manovra possibile del governo M5s-Pd. Il confronto è aperto, ma se si dovesse raggiungere l'accordo, uno schema di manovra potrebbe essere messo a punto da subito, per poi delineare il provvedimento nei tempi previsti. Questo è il metodo scelto. Ovviamente tutto dovrà partire dalla necessità di trovare almeno 23 miliardi per sminare gli aumenti dell'Iva che scatterebbero altrimenti da gennaio. Ma il valore potrebbe anche salire 30-35 miliardi per realizzare il duplice obiettivo di ridurre le tasse e rinvigorire l'economia. La battaglia politica si concentrerà certamente sulle tasse. La riduzione del cuneo fiscale potrebbe concretizzarsi nella riduzione sia dell'Irpef su alcune fasce intermedie sia di alcuni oneri che gravano sulle imprese. Tra le ipotesi di finanziamento della flat tax c'era l'assorbimento del bonus di 80 euro, introdotto da Renzi, che invece ora non viene cancellato. Su questo capitolo potrebbe non essere buttato alle ortiche il lavoro già fatto dal ministro dell'Economia, Giovanni Tria, che ha spiegato come a via XX Settembre era allo studio in vista della manovra un «mutamento rivoluzionario del sistema Irpef».

Ora per finanziare l'abbattimento del prelievo si punta sulle agevolazioni fiscali (che tutti ora chiamano tax expenditure), la rivisitazione dei sussidi ambientali sui quali è avanzato un lavoro della vice-ministro all'economia Laura Castelli (M5s) e sulla lotta all'evasione. Questo è un capitolo che trova concordi Pd e pentastellati. Di Maio ha inserito tra i dieci punti portati al Quirinale la tracciabilità che per i democratici è un mantra: la caccia a chi non rispetta le regole fiscali si fa attraverso incroci e strumenti elettronici. Ma anche attraverso maggiori sanzioni, come un maggior ricorso alle manette per gli evasori più volte ricordato da Di Maio. Agevolazioni, sussidi ambientali e lotta all'evasione sono anche il modo per trovare risorse che consentano di azzerare gli aumenti Iva previsti dall'ultima legge di bilancio.

Certo tutto dipenderà dalle risorse e non è escluso, visto che la montagna da scalare è pari a 23 miliardi, che ci possano anche essere degli aggiustamenti interni. Ci sono poi ambiente e politiche sociali tra gli snodi di confronto. I dem chiedono investimenti verdi e l'ambiente è certo nel Dna dei cinquestelle, oltre che nei dieci punti snocciolati da Di Maio al Colle. L'idea è quella di utilizzare la spending review per finanziare un'Italia a misura di ambiente, ma anche di ottenere dall'Ue deroghe su questi investimenti, per tenerli fuori dal rapporto deficit-pil. Rimane il capitolo sociale. Il reddito di cittadinanza potrebbe essere potenziato, ma certo bisognerà vedere le risorse su cui poter contare. Per i Dem il reddito è un evoluzione dei Rei. Quello che si vuole realizzare è anche un miglioramento delle politiche attive sul lavoro, delle quali il Rdc è ora lo strumento cardine. C'è poi il salario minimo. Le ricette di M5s e Pd non coincidono, ma tutti e due sono a favore. L'obiettivo - anche su forte richiesta della parti sociali - sarebbe quello di legarlo ai contratti nazionali. E, magari, visto che il tema è stato affrontato anche dalla neo presidente della commissione Ue von den Leyen, attendere una normativa che consenta una maggiore omogeneità con il resto dell'Europa.

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