Napoli, 13enne cacciato dalla scuola: «Le treccine blu non sono ammesse»

Lino mandato via da scuola per le treccine
Lino mandato via da scuola per le treccine
di Gennaro Morra
Venerdì 13 Settembre 2019, 17:48 - Ultimo agg. 17:52
3 Minuti di Lettura
L’anno scolastico è iniziato già da tre giorni, ma a Lino per ora è stato impedito di entrare in classe. Il 13enne, iscritto regolarmente all’Istituto Comprensivo Ilaria Alpi – Carlo Levi di Scampia, quest’anno dovrebbe frequentare la seconda media, ma ad oggi è riuscito a mettere piede nella scuola solo il primo giorno, quello dedicato all’accoglienza e alla presentazione degli studenti. E già in quell’occasione il ragazzino, presente all’incontro insieme alla madre, aveva capito che c’era qualcosa nel suo look che la dirigente scolastica non approvava.
 
«Mia figlia e mio nipote hanno ascoltato la preside dire al microfono che gli studenti invece di farsi le treccine dovevano pensare a comprarsi i libri – racconta nonna Concetta –. Ed è chiaro che si riferisse a Lino, l’unico in tutta la scuola a portare quel tipo di acconciatura». Infatti, il ragazzino lo scorso 6 settembre per il suo compleanno si è fatto regalare una visita dal parrucchiere, che gli ha raccolto i capelli in tante treccine decorate con del filo blu. Un vezzo che accomuna molti ragazzi, soprattutto nel periodo estivo, ma evidentemente alla Alpi-Levi di Scampia è considerato troppo trasgressivo: «Oggi doveva essere il primo giorno di scuola, ma mio nipote non è stato fatto entrare perché le treccine non sono ammesse dal regolamento. Noi le regole della scuola riguardo l’abbigliamento decoroso le abbiamo sempre rispettate, ma su come tenere i capelli nel regolamento non c’è scritto niente – protesta Concetta –. Si tratta solo di una decisione discriminatoria presa dalla preside e che non ci è stata motivata. E per fortuna che mia figlia era ancora quando il ragazzo è stato mandato via, altrimenti si sarebbe trovato solo in mezzo alla strada».
 
Infatti, sono stati vani i tentativi della madre di Lino di parlare con la dirigente o con qualche altro insegnante: «Niente, non c’è possibilità di dialogo – denuncia ancora Concetta –. Abbiamo chiamato perfino le forze dell’ordine, ma nemmeno loro sono riusciti a mettere a posto la situazione. Allora siamo corsi a sporgere denuncia in commissariato e lunedì vedremo come andrà a finire».
 
 

Del caso si è occupato anche il famoso programma radiofonico “La Radiazza”, che ne ha sottolineato l’effetto discriminatorio: «Qualora quanto raccontato dalla signora dovesse essere confermato dalle evidenze – affermano il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, e il conduttore, Gianni Simioli – saremmo di fronte ad un fatto di una gravità senza precedenti, una vicenda ai limiti dell’assurdo». E continuano: «L’atto di escludere uno studente a causa delle treccine è discriminatorio e ingiustificabile. Tra l’altro stiamo parlando di un minorenne, un ragazzo di 13 anni, lasciato in strada mentre i genitori pensano che si trovi a scuola». Poi concludono: «Abbiamo inviato una nota all’ufficio scolastico regionale e al Miur evidenziando quanto raccontato dalla signora. Occorre appurare le responsabilità della dirigente scolastica in questa stucchevole vicenda».
© RIPRODUZIONE RISERVATA