Tradito dalla polvere da sparo,
preso l'assassino del pastore

Domenico Pennasilico, il pastore ucciso a Giffoni Sei Casali ad aprile
Domenico Pennasilico, il pastore ucciso a Giffoni Sei Casali ad aprile
Giovedì 19 Settembre 2019, 13:49 - Ultimo agg. 17:59
2 Minuti di Lettura
Uccise un pastore a colpi di pistola per questioni di pascolo, è stato individuato e arrestato. L'uccisione di Domenico Pennasilico, pastore, 60enne, di Giffoni Sei Casali risale allo scorso aprile, nel giorno di pasquetta. Oggi, dopo mesi di indagini da parte dei carabinieri della Compagnia di Battipaglia e coordinate dalla Procura di Salerno, è stato arrestato l'autore dell'omicidio. Si tratta di Bruno Di Meo, pastore 23enne, residente a Giffoni Valle Piana, indagato per omicidio. La Procura valuta anche l'aggravante della premeditazione. L'assassino sarebbe stato individuato grazie alle tracce di polvere da sparo individuate sui propri vestiti. Sempre Di Meo immediatamente dopo l'omicidio, aveva fornito un alibi poi risultato non veritiero. Non si esclude la presenza di complici. Le indagini dei carabinieri e della Procura di Salerno proseguono. Sulla scena del crimine, infatti, sono stati rinvenuti diversi bossoli appartenenti a differenti armi da sparo, di cui due sicuramente fucili.  

La vittima si trovava con il figlio Generoso Raffaele per recuperare alcuni bovini allontanatisi dalla zona di pascolo utilizzata di solito quando improvvisamente vennero sparati colpi di arma da fuoco da parte di Bruno Di Meo nei confronti di Generoso Raffaele Pennasilico.
Quasi contemporaneamente, a breve distanza, il padre venne colpito da un primo colpo di fucile caricato a pallettoni da altri complici, come riferito dalla vittima al figlio in una concitata telefonata nel corso della quale lo avvisava di mettersi in salvo. Dopo qualche ora l'uomo fu stato trovato morto nei pressi di un torrente ai piedi di un dirupo, mentre il figlio riuscì a salvarsi e a chiamare i soccorsi e le forze dell'ordine. Il corpo del pastore venne trovato dopo alcune ore dai militari e recuperato grazie all'intervento di una squadra del soccorso alpino dei vigili del fuoco. Le indagini vennero indirizzate subito sull'indagato riconosciuto dal giovane Pennasilico come quello che, tendendogli un agguato, aveva cercato di ucciderlo. Il movente dell'agguato è da ricercarsi nell'astio tra le due famiglie risalente nel tempo a causa dello sfruttamento dei pascoli. Nel corso del tempo, infatti, entrambe le famiglie si sono accusate a vicenda di invadere reciprocamente il capo di pascolo altrui.
© RIPRODUZIONE RISERVATA