I russi sono matti

I russi sono matti
Venerdì 27 Settembre 2019, 21:18
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Paolo Nori riassume quarant’anni di letture russe in centottantaquattro pagine, nel suo ultimo libro: “I russi sono matti. Corso sintetico di letteratura russa 1820-1991” (Utet). Dove, chi ha letto i grandi autori russi scoprirà comunque qualcosa che non sapeva, e chi non li ha letti potrà scoprire perché leggerli e intanto farsene vanto, poi sul fatto di essere esperti dei grandi scrittori, in realtà, nessuno può esserlo; si può essere, invece, appassionati, perché come diceva un grande poeta russo mai esistito Koz’ma Prutkov: “Nessuno abbraccia l’inabbracciabile”. E Nori lo spiega bene, con la sua consueta oralità su pagina: immediato, semplice, preciso, e mentre lo fa, sapendo bene che quegli scrittori – Dostoevskij, Tolstoj, Puškin, Čechov, Gogol’ – sono inabbracciabili, prende un’altra strada, ci dice come arrivare a loro, lasciando molliche in ogni pagina della grande mappa russa che il suo piccolo libro disegna. Un paradosso, come paradossali sono le storie di Daniil Charms che chiudono il corso. Nori, oggi, in Italia, è uno dei pochi che sa passare quello che conosce. 
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