Napoli, la rivolta delle case popolari: i residenti lanciano azione legale contro Comune

Uno dei palazzoni del Rione 25/80 di Chiaiano
Uno dei palazzoni del Rione 25/80 di Chiaiano
di Antonio Folle
Lunedì 23 Settembre 2019, 19:49 - Ultimo agg. 24 Settembre, 07:13
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Quando i mastodontici palazzoni del rione 25/80, ai confini del quartiere di Chiaiano, furono costruiti erano passati pochi mesi dal devastante terremoto che nel 1980 sconvolse Napoli e la Campania. Nelle intenzioni di chi all'epoca pensò di delocalizzare parte della popolazione in periferia per decongestionare il centro "affamato" di case dopo le scosse, quei palazzi dovevano restare in piedi dieci anni. Oggi, a 36 anni di distanza da quegli eventi, ancora circa 600 persone vivono nel complesso abitativo praticamente dimenticati da tutti.

Secondo i progetti stilati all'epoca i fabbricati dovevano restare in piedi solo per il tempo necessario a creare le nuove abitazioni che, in parte, sono state già costruite e assegnate. Parte degli sfollati, infatti, circa dieci anni fa ha preso possesso a pieno titolo delle nuove abitazioni che sono sorte a due passi dagli alveari umani del rione 25/80. Da dieci anni ogni progetto per la costruzione delle nuove abitazioni è però fermo al palo e gli abitanti di quello che somiglia a tutti gli effetti a un ghetto hanno più volte fatto sentire la loro voce con le amministrazioni comunali e regionali che si sono succedute negli anni. Inutilmente.
 
 

Pasquale Miale, presidente del Comitato per l'abbattimento e la ricostruzione del Rione 25/50 e vera memoria storia del quartiere, ha dato vita, supportato dagli altri abitanti dei tre fabbricati superstiti, ad una azione legale contro il Comune di Napoli. I cittadini hanno denunciato il Comune sia per lo stop al processo di abbattimento e ricostruzione sia per le attuali condizioni degli immobili che giacciono in condizioni desolanti e indegne della terza metropoli italiana. Gran parte degli appartamenti è esposta a continui allagamenti e infiltrazioni causati dal cedimento pressochè totale delle coperture di cartongesso e delle guaine protettive. Dai muri - che si sbriciolano semplicemente toccandoli - spuntano pericolosissime scorie di amianto. Gli ascensori rappresentano più un pericolo che una comodità e le tubature interne ormai a fine vita non riescono più a garantire una corretta tenuta, contribuendo agli allagamenti e al cattivo odore che, specie nelle giornate di pioggia, rende l'aria irrespirabile.

Per la manutezione ordinaria e straordinaria degli immobili i cittadini da anni versano regolarmente il loro contributo a Napoliservizi. A giudicare dalle condizioni dei palazzi e degli spazi esterni - quello che resta delle aiuole sono ridotte a ricettacolo di rifiuti - però, il servizio non è adeguato alla cifra che i cittadini stoicamente continuano a versare mensilmente. 

«La nostra è una azione legale trasversale alla politica - spiega Pasquale Miale - dal momento che ci troviamo di fronte ad una problematica di carattere sociale. Vivere in queste condizioni non è possibile e dei continui litigi tra Comune e Regione non ci interessa. La Costituzione garantisce a tutti il diritto ad una abitazione vivibile ed è per questo che abbiamo deciso di procedere legalmente contro il Comune. Stiamo qui da trentasei anni - prosegue - quando dovevamo restarci meno di dieci anni. Praticamente abbiamo passato la nostra vita in questo squallore. Non vogliamo saperne niente di politica politicante - continua ancora l'uomo - è tempo che qualcuno si decida a darci risposte serie e concrete. Per questo abbiamo deciso di rivolgerci ai tribunali. Certo, - ha poi concluso - la speranza dei residenti comincia a venir meno. Ma io sto lottando con tutte le mie forze anche per incoraggare la gente a non rassegnarsi e a continuare ad avere speranza nel sogno di avere una casa vera».
 

Oggi l'avvocato Corrado di Maso, rappresentante legale del Comitato, e Pasquale Miale hanno organizzato una riunione aperta alla stampa e ai cittadini per illustrare le motivazioni dell'azione legale e per incassare ulteriori adesioni. «Dopo 36 anni - ha dichiarato il legale - il Comitato ha fatto un salto di qualità dopo un lavoro comunque degno di nota e ricco di meriti. La domanda che i residenti porgono ai tribunali è quella di avere giustizia su una questione che ormai dura da troppo tempo. I residenti della Toscanella rivendicano il diritto ad avere un alloggio di nuova edificazione, nel rispetto di ciò che dice la legge regionale in Campania. Questa azione - prosegue - avrà un suo primo inizio entro la fine dell'anno, con l'udienza di fronte al tribunale di Napoli e i cittadini sono estremamente fiduciosi in una risposta positiva da parte del nostro sistema giudiziario». 

 
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