Premio alla carriera a Pupi Avati:
«A Napoli i miei primi esordi»

Premio alla carriera a Pupi Avati: «A Napoli i miei primi esordi»
di Rossella Grasso
Venerdì 27 Settembre 2019, 11:47
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La 21esima edizione del Napoli Film Festival premia il regista Pupi Avati alla carriera. «È uno dei più grandi registi del cinema italiano che io amo molto da quando ero ragazzo - ha detto Mario Violini, direttore del festival che ha consegnato il premio durante un incontro con il pubblico al cinema Vittoria - Film come 'La casa delle finestre che ridono' secondo me sono delle pietre miliari del cinema italiano. A chi dare il premio se non a Pupi Avati?». Il regista ha partecipato all'incontro condotto da Marco Lombardi a cui ha fatto seguito la proiezione del suo ultimo film «Il signor Diavolo», pellicola che ha segnato il ritorno del maestro al genere thriller-horror dei suoi esordi.
 

«Ricevo un premio alla carriera che mi auguro non sia un premio alla memoria - ha commentato Pupi Avati - Credo di averlo giustificato attraverso mezzo secolo di cinema». Il regista esordì al cinema nel 1968 con «Balsamus, l'uomo di Satana» a cui seguirono diversi film gotici per poi approdare nel 1983 alla commedia con «Una gita scolastica», genere che non lascerà, salvo alcuni casi, fino alla recente uscita de «Il Signor Diavolo». «Portai uno dei miei primi film a Napoli, proprio qui al vomero in una piccola saletta - Ho alle spalle tanti film, tanti titoli. Quelli che probabilmente hanno resistito di più sono quelli legati al genere fantastico- gothico perchè si sono trasmessi di generazione in generazione e adesso ho deciso di tornare a fare film così».

Durante l'incontro con il pubblico Pupi Avati ha ripercorso la sua carriera, le sue passioni e i suoi ricordi. «Il più bello resta sempre il primo ciak - ha detto - Fu una grande emozione. L'illusione di aver dato il via a una vicenda straordinaria, quando non immaginavo le tante insidie, le tante cadute, gli ostacoli che ho incontrato sulla mia strada. Forse se lo avessi saputo non avrei continuato. Un rimpianto? Per adesso è un po' presto per dirlo. Ho la sensazione di avere ancora l'opportunità di poter fare tante cose. È evidente che non potrò fare tutti i film che avrei voluto fare, ci sono molti titoli che sono rimasti nel cassetto e non raggiungerò mai Mario Monicelli che ha fatto 65 film. Avendo io già quasi 81 anni difficilmente riuscirò a fare altri 20 film». Reduce dal successo del suo ultimo film, il maestro già pensa al prossimo. «Sto lavorando a un progetto sulla vita di Dante Alighieri - ha concluso - i cui 700 anni dalla morte ricorrono nel 2021. È un progetto molto ambizioso ma assolutamente necessario perchè si fanno i film sulle vite di tutti, persino di Chiara Ferragni, ma non sulla vita di Dante Alighieri non ancora, e mi sembra molto grave».
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