Il (corto) circuito
tra i fratelli de Magistris

di Vittorio Del Tufo
Mercoledì 9 Ottobre 2019, 07:25 - Ultimo agg. 08:10
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Ha ragione il sindaco de Magistris: quella delle nozze trash tra Tony Colombo e Tina Rispoli è una vicenda surreale. Surreale è il fatto che sia stato concesso al noto cantante neomelodico e alla sua dolce metà la possibilità di requisire piazza del Plebiscito per organizzarvi un evento - con tanto di musica ad alto volume, giocolieri, parate e cannoncini che sparavano coriandoli - spacciato per flash mob anche se flash mob non era. Surreali sono i mancati controlli sulla reale natura dell’evento. Surreale è che nessuno sia intervenuto per fermare la carnevalata. Surreale è anche la catena di non so, non ricordo, non dipendeva da me, a quell’ora non c’ero e se c’ero dormivo che, sin nelle ore immediatamente successive alla “presa del Plebiscito” ha trasformato un inciampo amministrativo in una fiera dell’irresponsabilità e dello scaricabarile. O, se preferite, dei dilettanti allo sbaraglio.

Ieri de Magistris, dichiarandosi “estraneo” e difendendo “la trasparenza e la legalità con cui il Comune ha sempre lavorato in questi otto anni”, ha detto di non voler più parlare di Tony Colombo e di questa “squallida storia”. 

Noi invece pensiamo che sia opportuno parlarne, e non certo per anticipare giudizi o gettare fango su chicchessia. L’indagine è nella fase iniziale, gli indagati potranno chiarire le rispettive posizioni e dimostrare la correttezza dei rispettivi operati. Anche il fratello del sindaco, Claudio de Magistris, sotto inchiesta per concorso in abuso d’ufficio, avrà la possibilità di replicare, nei successivi passaggi del procedimento, e dimostrare di non aver esercitato alcuna pressione, di non essere intervenuto in alcun modo per raccomandare il neomelodico Tony agli uffici di Palazzo San Giacomo e consentirgli di occupare il Plebiscito con la sua strombazzante fiera da strapaese che ha messo in imbarazzo per giorni l’intera città. Lo stesso reato ipotizzato, il concorso in abuso d’ufficio, è spesso talmente fumoso da rappresentare un vulnus per il naturale svolgimento delle attività amministrative. Il timore di inciampare nell’abuso d’ufficio continua a produrre, nelle amministrazioni, quel sottile panico da firma che può portare all’immobilismo, impedendo di realizzare eventi, bandire gare, realizzare opere, muovere un dito. 

Il motivo per il quale riteniamo che sia opportuno continuare a parlare delle nozze trash al Plebiscito, al netto dei doverosi accertamenti giudiziari, risiede nel corto circuito che ancora una volta investe la figura di Claudio de Magistris, e i suoi rapporti mai del tutto chiariti con l’amministrazione guidata dal fratello Luigi. Risiede nel fatto, cioè, che l’organizzatore di eventi, spin doctor, politico e ristoratore Claudio De Magistris sia tuttora avvolto in una nuvola di fumo, o se preferite in un grumo di contraddizioni e interessi incrociati che realmente finiscono con il danneggiare l’“estraneo” - e d’ora in avanti muto - fratello Luigi. Questa indeterminatezza ed ambiguità di fondo, già apparsa chiara con la telenovela del cantiere per allargare i marciapiedi in piazza Vittoria nell’area davanti al bistrot di de Magistris jr, torna a galla periodicamente e ogni volta mette in imbarazzo una giunta che pure aveva fatto della trasparenza la sua bandiera. 

Ex consigliere del sindaco, già animatore del movimento politico DeMa, il fratello del primo cittadino, pur non avendo alcun ruolo nell’amministrazione, neanche a titolo gratuito, continua ad occuparsi di eventi ed iniziative che, a vario titolo, piaccia o non piaccia, interagiscono con l’attività amministrativa. È una sovrapposizione continua che, alla lunga, non può che generare confusione, sospetti, veleni, accuse di familismo. Perché è sotto gli occhi di tutti che il teatro delle molteplici e funamboliche attività di de Magistris jr (attualmente direttore artistico dell’Arena Flegrea) sia Napoli, la città guidata dal fratello, e non una qualsiasi altra città italiana. Era inevitabile che, prima o poi, arrivasse l’inciampo e infatti l’inciampo è arrivato. Un inciampo piuttosto trash, tra l’altro. Appare chiaro che, ben oltre il perimetro giudiziario della vicenda di Tony Colombo, la questione è tutta politica. Lo sa bene anche il sindaco, che preferisce non parlare più della questione ma che forse preferirebbe ancora di più non trovarsi, nelle settimane e nei mesi a venire, al centro di vicende così - politicamente - imbarazzanti.
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