Usa, l’incredibile storia di Gazmir Zeneli e la pizza napoletana fino a Yale

Usa, l’incredibile storia di Gazmir Zeneli e la pizza napoletana fino a Yale
di Luca Marfé
Giovedì 10 Ottobre 2019, 09:05 - Ultimo agg. 11 Ottobre, 11:57
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NEW HAVEN, CONNECTICUT - Albanese, italiano e adesso anche “americano”. Ma, soprattutto: napoletano. Nel cuore e pure nell’accento. E pizzaiolo.
 

La storia di Gazmir Zeneli assomiglia tanto al copione di un film. Uno di quelli belli, che iniziano a fatica, quasi nel dramma, ma che riservano il lieto fine e, perché no, anche qualche lacrima.



Ora sorride in New Haven, Connecticut, mentre l’insegna della pizzeria Zeneli gli brilla attorno. La strada in cui si trova è la storia della Little Italy locale che, tra le altre cose, dista una manciata di passi da una delle università più ambite e più famose del mondo: quella di Yale. La strada di Gaz, invece, è assai più lunga e parecchio più tortuosa.

Parte dall’Albania, attraversa l’Adriatico con gli scafisti quando di anni ne aveva soltanto 13, finisce nel mare in tempesta in piena notte, grida, si salva, approda in Italia. Si ferma a Caserta, poi a Napoli, poi incrocia la pizza che diventa prima la sua passione, poi il suo lavoro e infine la sua vita.

Quella che si è trascinato in America assieme ai suoi fratelli.
Quella che lo ha portato fino a qui, dove ora, grazie a lui e grazie a loro, c’è un po’ più di Italia, c’è un po’ più di Napoli.



«Ho vinto la lotteria!», esclama Gazmir.
E dice sul serio. L’ha vinta per davvero la lotteria.
Americana, nel 2007, con tanto di Green Card in palio.
La residenza a stelle e strisce, le esperienze professionali nel cuore pulsante di New York e adesso via, altrove, per il sogno suo e della sua famiglia.

Nel logo di Zeneli Pizzeria, accanto alla scritta, spicca un Vesuvio. Un’immagine semplice, fatta di pochi tratti, in cui i puntini sono i quattro fratelli. Ma potente, emblematica, rappresentativa di ciò che queste persone si portano dentro: Napoli.



Al di là del vetro, tutta la qualità dei prodotti migliori, della Campania e di questa America un po’ italiana.

«I latticini li fa mio fratello, assaggia questa burrata e dimmi tu se non stai a casa tua!», esplode in una risata rumorosa e quasi goffa, ma spontanea e sincera.
E soprattutto è sincero riguardo alla burrata, con le foto che raccontano meglio delle parole e con il sapore che, purtroppo, non si può mettere in una tastiera, in un giornale o in uno schermo.





Prepara la pizza e di colpo il profumo del 138 di Wooster Street sembra lo stesso di quello dei vicoli partenopei.
Dove, a un tratto, ti dimentichi di tutto e affondi le mani nella felicità.

Gaz sta cercando la sua e, chissà, magari non lo sa ancora, ma forse l’ha trovata già.

Qui, a poco più di un’ora di macchina da New York, in un posto chiamato New Haven, che si scrive in maniera diversa ma che per come suona potrebbe quasi ingannare per una sorta di “nuovo paradiso” che, dopo tanto girovagare, nelle vesti di giovani pizzaioli emigranti, Gazmir e i suoi fratelli hanno finalmente trovato.
Qui.





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