Turchia, bombe sui reporter stranieri. Trump ritira le truppe Usa, asse tra curdi e Assad

La città turca di Sanliurfa colpita da proiettili da mortaio curdi
La città turca di Sanliurfa colpita da proiettili da mortaio curdi
Domenica 13 Ottobre 2019, 13:23 - Ultimo agg. 14 Ottobre, 08:16
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L'annuncio stavolta arriva dal numero uno del Pentagono, Mark Esper, nel corso di un'intervista televisiva: Donald Trump ha ordinato il completo e immediato ritiro delle truppe Usa nel nord della Siria. Una decisione choc, con la quale di fatto gli Stati Uniti abbandonano definitivamente gli alleati curdi, travolti da un'offensiva turca che sta assumendo dimensioni molto più vaste del previsto e costretti a chiedere aiuto al regime siriano di Assad. Del resto Recep Tayip Erdogan lo ha detto chiaramente: «Nulla potrà fermarci», nemmeno l'embargo sulle armi annunciato da Francia e Germania e sul quale nelle prossime ore si pronunceranno i ministri degli Esteri dell'Unione europea. Tantomeno la minaccia di severissime sanzioni che arriva da Washington sembra intimorire il leader turco: «Quelli che pensano di bloccarci così si sbagliano di grosso», ha detto alla tv di Stato.

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Asse tra curdi e Assad. Le forze curde hanno trovato un accordo con il regime di Assad, impensabile fino a qualche giorno fa, per far entrare oltre l'Eufrate truppe di Damasco «a protezione» della cittadina chiave di Kobane, minacciata dall'offensiva turca. L'intesa, mediata dalla Russia di Vladimir Putin e confermata dalle parti, riguarda anche l'altra cittadina strategica contesa, Manbij, a ovest dell'Eufrate.

Erdogan va avanti. Che Erdogan sia irremovibile alla Casa Bianca e al Pentagono, è oramai ben chiaro. Così come pochi sono i dubbi sulla scelta fatta da Trump, sempre più convinto di portare avanti la sua linea di un disimpegno dal conflitto. Questo nonostante le preoccupanti voci che parlano di vittime, di migliaia di civili in fuga e di centinaia di prigionieri jihadisti già scappati da un campo nel nordest della Siria. Ecco allora che, in una drammatica riunione serale nel bunker della Situation Room, il tycoon circondato dai massimi responsabili della sicurezza nazionale ha dato l'ordine di evacuare tutti i circa mille soldati presenti nel nord del Paese: un'escalation sorprendente, dopo che già la scorsa settimana circa 50 militari delle forze speciali Usa erano stati spostati dall'area di confine per non mettere a rischio la loro incolumità.
 

 

«Nelle ultime 24 ore - ha spiegato Esper intervistato dalla Cbs - abbiamo appreso che la Turchia intende probabilmente estendere la sua offensiva più a sud di quanto inizialmente pianificato e verso l'ovest della Siria. Abbiamo appreso anche che le milizie curde stanno provando a strappare un accordo con i siriani e con i russi per una controffensiva contro i turchi nel nord (poi effettivamente raggiunto, ndr). Se rimanessimo lì - ha quindi sottolineato il segretario alla Difesa - rimarremmo intrappolati tra due forze armate che avanzano: una situazione insostenibile». Passa qualche ora e Trump su Twitter ribadisce il concetto, definendo il ritiro «una mossa molto intelligente»: «Non possiamo essere coinvolti nella battaglia lungo il confine tra Turchia e Siria».

Per il momento comunque, spiegano fonti del Pentagono, il migliaio di soldati interessati dall'ordine del presidente americano non dovrebbe rientrare in patria, ma essere trasferito in altre basi più a sud. Anche se molti leggono questo come un primo passo verso il ritiro definitivo. Molto dipenderà da come si svilupperà la situazione sul campo. Intanto Trump è tornato a ventilare lo spettro di dure sanzioni economiche e finanziare verso Ankara: «C'è un vasto consenso in Congresso - spiega - e stiamo lavorando anche con i democratici». Ma l'affondo più deciso nei confronti di Erdogan in queste ore arriva dall'Europa, dove Macron e Merkel hanno già vietato la vendita di armi all'alleato turco. La cancelliera, alla vigilia della riunione dei ministri Ue di domani a Lussemburgo, ha chiamato Erdogan chiedendogli «un'immediata fine dell'operazione militare» che rischia di destabilizzare l'intera regione e di ridare forza all'Isis. «Al consiglio Esteri saremo categorici», ha affermato il titolare della Farnesina Luigi Di Maio, che avrà anche un bilaterale col collega francese Jean-Yves Le Drian: «La Turchia deve cessare questa azione militare ma soprattutto noi chiederemo come Italia di bloccare la vendita di armamenti ad Ankara» da parte di tutta l'Europa.

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