L’occhiale indiscreto

L’occhiale indiscreto
Martedì 15 Ottobre 2019, 09:36
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Ennio Flaiano è uno dei pochi scrittori italiani che sopravvive, tra cinema, giornali e libri, certo, fatto a pezzi e riutilizzato – per anni Costanzo e Biagi l’hanno infilato ovunque, rimasticato, depredato, sfruttato e mai pagato – eppure ogni volta chiosare un fatto con le sue parole regala un attico di intelligenza, una maschera di classe, uno stacco tra sé – che poi è un LUI – e gli altri. Anche a rileggere i pezzi perduti o scartati che ora vengono raccolti da Anna Longoni per Adelphi ne “L’occhiale indiscreto”, emerge tutta la sua unicità, il suo essere surreale e sferzante, ironico e feroce, e soprattutto illuminante. Basta aprire il libro a caso e ritrovarsi sotto un balcone – generatore di parole e calamita di folle – a covare la segreta speranza che l’affacciato voglia solo prendere il fresco e non promettere nulla. Ed era solo un Flaiano del 1944, che da osservatore di costumi diventa all’occorrenza filosofo, aforista, etnologo, commentatore, critico, battutista, e via così, riuscendo sempre a stupire e a far ridere, scovando l’angolo ridicolo di Roma, di Mussolini, del Papa o delle Makina (una epopea).
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