Una lunga corsa
ricca di incognite

di Gerardo Ausiello
Mercoledì 16 Ottobre 2019, 08:16
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Alle Regionali mancano (solo) sette mesi, ma è ancora presto. È presto per conoscere i nomi dei candidati e il quadro delle alleanze, così come è prematuro dare per scontatissima una circostanza che fino a qualche settimana fa sarebbe stata fuori discussione: la ricandidatura del governatore uscente. Anche De Luca, al di là di una sicurezza ostentata, ne è consapevole. E così, in un’intervista a La Stampa, si limita a dire che «c’è tanta confusione sotto il sole», e che dunque bisognerà attendere. Molto dipenderà dallo stato di salute del governo Pd-M5S che è appena nato ma già si trova di fronte una prova di sopravvivenza, rappresentata da una Finanziaria insidiosa che nessuno avrebbe voluto affrontare. Serve tempo per capire se da questa sfida l’alleanza tra democratici e grillini uscirà rafforzata o se si inizieranno a intravedere le prime crepe.

Nel frattempo gli occhi sono puntati sulle elezioni in Umbria prima, in Calabria poi e infine in Emilia Romagna, l’ultima cartina di tornasole: a spogli ultimati, si valuterà se il patto nato a livello nazionale in funzione anti-Salvini possa davvero compiere un salto di qualità per trasformarsi in alleanza stabile anche nelle Regioni e nei territori. Se così fosse, il Pd potrebbe chiedere a De Luca di fare un passo indietro, come sta succedendo in Calabria, per convergere su un candidato civico scelto insieme ai 5Stelle. E a quel punto il governatore uscente si troverebbe davanti ad un bivio: scendere in campo ugualmente, come pare tentato, provando a replicare il successo ottenuto nel 2006 a Salerno (lui solo contro tutti, ma la Campania non è Salerno), spaccando così il centrosinistra, o negoziare. 

Viceversa, se il governo giallorosso si spegnesse rapidamente com’è accaduto a quello gialloverde (qui non va sottovalutata la variabile Renzi), al Pd non resterebbe altra strada che la ricandidatura di De Luca.
Cosa succederà nel fronte del centrosinistra è decisivo anche per il campo avversario. In caso di una divisione tra Pd e M5S, infatti, le chance del centrodestra potrebbero prendere quota con prepotenza. Ma per ora anche tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia regna una grande confusione. Perché se oggi la scelta del candidato governatore spetta a Fi, potrebbe non essere più così dopo il voto in Umbria, specie in caso di una netta affermazione della Lega e di un perdurare dei cali nel consenso azzurro.

E poi, anche per la Campania, la manifestazione del 19 ottobre rischia di essere uno spartiacque: se Forza Italia decidesse di ascoltare gli appelli lanciati in queste ore da Mara Carfagna e dal mondo più moderato che non si identifica nella piazza di Salvini, la classe dirigente azzurra in Campania vedrebbe rafforzato ancora di più il pressing sul vicepresidente della Camera per una candidatura a Palazzo Santa Lucia. 
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