Ellis: analisi e disincanto dell'occidente

Ellis: analisi e disincanto dell'occidente
Venerdì 25 Ottobre 2019, 13:39
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La grandezza principale di Bret Easton Ellis – che i napoletani conobbero prima di tutti grazie a Francesco Durante e Tullio Pironti con “Meno di zero” – sta nel mantenere la lucidità e nel provare a immaginare le cose senza influenze, è difficile, talvolta non riesce bene neanche a lui, ma quando gli riesce: travolge tutto. La forza di “Bianco” (Einaudi) sta proprio nel pensiero che attraversa le pagine, una sorta di memoir che si mescola al saggio sempre con la leggerezza ellisiana, da Trump all’uso di Twitter, dal cinema alla letteratura (sì, c’è anche il racconto della contrapposizione con David Foster Wallace) fino alla musica, dall’analisi della nuova generazione americana – che chiama degli Inetti – contrapposta alla sua, Ellis tiene sempre la stessa posizione di disincanto e ricerca della verità, prova a smontare i fatti senza semplificarli, prova a capire come l’Occidente si sia ridotto a temere l’ironia e a relegarla in un angolo, tracciando un vero manifesto non tanto del politicamente scorretto ad ogni costo quanto della vecchia libertà che ci consentiva di giocare, raccontare e sdrammatizzare tutto.
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