Eduardo de Filippo, parla il suo scenografo: «Ecco chi era veramente»

Francesco Mercurio, scenografo di Eduardo de Filippo
Francesco Mercurio, scenografo di Eduardo de Filippo
di Antonio Folle
Giovedì 31 Ottobre 2019, 07:11 - Ultimo agg. 10:37
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35 anni fa Eduardo de Filippo lasciava per sempre il palcoscenico della vita. Il grande drammaturgo napoletano, morto a Roma a 84 anni, ancora oggi è amato e venerato sia nella sua città che nel resto del mondo. E per un personaggio in grado di creare capolavori come Napoli Milionaria o Filumena Marturano e di mostrare una ineguagliata sensibilità verso Napoli e i napoletani non potrebbe essere altrimenti. A 35 anni dalla scomparsa sono ancora tanti i personaggi - a cominciare dagli attori della sua compagnia che gli sono sopravvissuti - che hanno un ricordo nitido dell'uomo che chiamano ancora 'o Direttore. Un uomo dalle mille sfaccettature e sul quale si è scritto tutto e il contrario di tutto. 

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Francesco Mercurio ha 97 anni. E' stato lo scenografo di Eduardo per oltre venti anni. Entrato nella compagnia giovanissimo, ha seguito per anni il suo Direttore sui palcoscenici di tutto il mondo. Figlio d'arte, suo padre Peppino ha lavorato per anni gomito a gomito con Eduardo, dando vita al teatro San Ferdinando. Una targa, voluta proprio da de Filippo, ancora oggi ricorda l'impegno di Peppino nella creazione del palcoscenico del teatro acquistato e rifondato da Eduardo.
 


«Eduardo voleva mio fratello nella sua compagnia - spiega Mercurio - ma mio fratello a quel tempo era impegnato con la compagnia di Raffaele Viviani. Per questo mio padre propose me a Eduardo. Così cominciai a lavorare con lui a metà degli anni '40 e non l'ho lasciato più per venti anni, fino a quando non ebbi una offerta irrinunciabile dal teatro San Carlo, dove ho chiuso la mia carriera».

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Nel suo appartamento del rione Materdei Francesco Mercurio conserva ancora cimeli e ricordi di Eduardo. Foto sbiadite dal tempo che ritraggono il maestro, i suoi figli, i viaggi avventurosi nell'Unione Sovietica, paese che gli è rimasto particolarmente nel cuore. Una chicca: Mercurio conserva ancora oggi gelosamente i due bozzetti di scene della commedia "Il Contratto" realizzati da Renato Guttuso.

Una memoria prodigiosa quella di Mercurio che ricorda con dovizia di particolari nomi, luoghi, periodi storici e aneddoti. La gustosa chiacchierata con l'uomo che è stato forse tra i più vicini al grande drammaturgo partenopeo ha rivelato anche alcuni aspetti molto poco noti dell'uomo-Eduardo.
 
 


«Si dice in giro che Eduardo fosse taccagno con i suoi attori - ha raccontato - ma non è vero. O meglio, è vero solo in parte. All'epoca io prendevo uno stipendio di 1000 lire al mese. Una cifra di tutto riguardo che ai tempi non era facile guadagnare. Tina Pica, che all'epoca lavorava nella compagnia di Eduardo ne guadagnava 700. Quando Tina lo seppe - spiega ancora divertito Francesco Mercurio - andò su tutte le furie ma poi si rassegnò. Con Eduardo c'era poco da fare».

Delle attrici che hanno calcato le scene accanto a un monumento vivente come Eduardo Mercurio ha stilato una sua particolare classifica. «Per me Regina Bianchi era la più brava di tutte. Segue subito dopo Titina, e poi ancora Pupella Maggio e Tina Pica. Ma le attrici che hanno lavorato nella compagnia erano tutte di prim'ordine».

Eduardo era solito "spremere" a fondo i suoi attori, senza mostrare alcun riguardo e facendo volare spesso sonori "cazziatoni" anche nel bel mezzo delle rappresentazioni. Due aneddoti emblematici della personalità dell'uomo che faceva del perfezionismo in scena il suo credo: «Stavamo rappresentando una commedia - il ricordo di Mercurio - non ricordo bene quale fosse. Mentre si recitava il secondo atto l'attore ebbe un momento di confusione nel dire le sue battute. Allora Eduardo fermò tutto e obbligò l'attore a ricominciare daccapo, sotto lo sguardo attonito della sala gremita. Lascio immaginare l'imbarazzo dell'attore costretto a subire una ramanzina davanti a migliaia di persone».

Ancora più emblematico della ferrea personalità di Eduardo il secondo aneddoto che vede come protagonista sua sorella Titina: «Si rappresentava Filumena Marturano, con Titina come protagonista femminile. Al termine della rappresentazione ricordo che Titina chiese a Eduardo come fosse andata, lui rispose solamente "na chiavica". Il giorno dopo Eduardo mise sotto torchio Titina con prove intensive, mostrandogli persino i movimenti che dovevano fare le sedie in scena. Da allora Titina imparò la lezione e fece bene il suo personaggio. Questo era l'uomo Eduardo».

Mercurio, nel corso della sua carriera accanto a Eduardo, alla qualifica "ufficiale" di scenografo ha aggiunto quella ufficiosa ma senz'altro più onorifica di "uomo di fiducia". Era a lui che il maestro si rivolgeva per consigli sulle scenografie - le scene de "Le voci di dentro" sono quasi tutte farina del sacco di Francesco Mercurio - e per commissioni urgenti e importanti. Negli occhi dell'arzillo 97enne corrono ancora le lacrime nel ricordare uno degli episodi più tristi della sua vita. Era il 5 gennaio 1960.

«Stavamo in scena, come sempre - racconta l'uomo - quando Eduardo improvvisamente comandò che si chiudesse il sipario. Gli avevano appena comunicato la morte di sua figlia Luisella. Mi chiese di accompagnarlo perchè non era in grado di guidare e io lo accompagnai. Quando arrivammo lì - ricorda con commozione - la bambina era a letto morta. Lo strazio di un padre che perde una figlia tanto amata non si può raccontare. Eduardo in un momento di lucidità mi chiese un altro favore. Di accompagnare la tata a prendere il vestito della prima comunione della bambina. Ritornammo, vestirono la bambina e arrivò il carro funebre che portò via Luisella. Seguimmo in macchina io, Eduardo, Totò, e Beppe Pellegatti. "Jamme a fa st'ata recita", mi disse Eduardo».

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Massimo Masiello, attore e cantante che si è più volte esibito nel repertorio eduardiano - anche nella compagnia di suo figlio Luca - ha sottolineato l'importanza di preservare la memoria di un uomo che ha reso grande la città e che fino all'ultimo si è speso per gli "ultimi". 

«Avere la possibilità di parlare con persone come il signor Mercurio è qualcosa di unico. Lui ricorda alla perfezione aneddoti, fatti, date, persone e personaggi. E' una enciclopedia vivente. Purtroppo nella nostra città c'è sempre meno memoria dei grandi personaggi che l'hanno resa grande nel mondo. Per questo testimonianze come quella di Francesco Mercurio sono preziose e meritano di essere conosciute».
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