Calabria, il cavalier Callipo si chiama fuori: «Non mi candido»

Giovedì 31 Ottobre 2019, 18:32
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«Sono mesi che assisto, giornalmente, al medesimo copione, nel quale si vede protagonista il mio nome accostato alle più disparate supposizioni circa una mia possibile candidatura alla presidenza della Regione Calabria. Sebbene da parte mia è doveroso ringraziare per la stima che tanti mi riservano e per la fiducia nell'indicare la mia persona come possibile guida al cambiamento di questa regione è, contestualmente, arrivato il momento di prendere una posizione e affermare come non abbia mai preteso candidature da chicchessia ne tantomeno dato vita ad intrighi di palazzo per potere guadagnare un posto al sole». Lo dichiara il Cavaliere del lavoro Pippo Callipo.

«Quando, nel passato, ho sentito forte il desiderio di mettermi al servizio dei calabresi -aggiunge- l'ho fatto da solo, con i miei mezzi e senza scendere a compromessi con nessuno, sacrificando affetti e attività lavorativa. Non posso più accettare che il mio nome, di continuo, rimbalzi su tutti i media - in alcuni casi senza rispetto- e addirittura come se la mia eventuale disponibilità fosse incondizionata e priva di ogni etica». «Non voglio più essere usato dalla politica o da quelle tante forze della società civile che ogni cinque anni, quando si vota per le regionali, mi chiedono il sacrificio di mettermi al servizio della causa e poi, quando si tratta di comporre le liste -rileva- si tirano indietro così come è successo nel 2010 quando tante persone su cui contavo hanno detto di no. Ricordo anche a quanti lo hanno dimenticato, o non lo sanno, che non sono mai stato garante di nessun accordo tra nessuna forza politica»


«Ciò nonostante -afferma Callipo- sono ancora aperto al confronto con la Calabria sana, non di certo con la partitocrazia che ha rovinato questa regione, perché se i partiti continueranno ad essere gestiti sempre e comunque da chi ha determinato il mancato sviluppo e il fallimento di ogni tentativo di progresso della nostra terra, io con questa classe 'dirigentè non vorrò e non potrò mai averci nulla a che fare. Non ho bisogno di inciuci, di accordi o di potere».

«La mia storia personale -continua- dimostra che quanto ho costruito, nonostante tutto e tutti, l'ho fatto da solo e con la forza di tutti i miei dipendenti, senza mai piegarmi, tornando a casa ogni sera con la paura che potesse essere l'ultima, ma sempre da uomo libero.
Posso essere artefice di un solo accordo: quello tra calabresi onesti che lottano ogni giorno, pur nelle difficoltà, per tenere la schiena dritta. Potrei essere disponibile al confronto perché sono stato e sempre sarò pronto a lottare per la Calabria di cui sono innamorato, ma questo non vuol dire accettare qualunque condizione o siglare accordi per far vincere un partito piuttosto che un altro». «La mia terra ha bisogno di donne e uomini che vadano oltre gli interessi e le logiche personali o di partito; persone la cui sola ambizione sia quella di ridare dignità, futuro e speranza ai giovani calabresi che ancora oggi, esattamente come negli anni del dopo guerra, continuano ad essere costretti ad abbandonare una regione la cui classe politico-dirigenziale -conclude- non ha saputo costruire per loro un futuro degno di questo nome. Viva la Calabria».
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