«Quando, nel passato, ho sentito forte il desiderio di mettermi al servizio dei calabresi -aggiunge- l'ho fatto da solo, con i miei mezzi e senza scendere a compromessi con nessuno, sacrificando affetti e attività lavorativa. Non posso più accettare che il mio nome, di continuo, rimbalzi su tutti i media - in alcuni casi senza rispetto- e addirittura come se la mia eventuale disponibilità fosse incondizionata e priva di ogni etica». «Non voglio più essere usato dalla politica o da quelle tante forze della società civile che ogni cinque anni, quando si vota per le regionali, mi chiedono il sacrificio di mettermi al servizio della causa e poi, quando si tratta di comporre le liste -rileva- si tirano indietro così come è successo nel 2010 quando tante persone su cui contavo hanno detto di no. Ricordo anche a quanti lo hanno dimenticato, o non lo sanno, che non sono mai stato garante di nessun accordo tra nessuna forza politica»
«Ciò nonostante -afferma Callipo- sono ancora aperto al confronto con la Calabria sana, non di certo con la partitocrazia che ha rovinato questa regione, perché se i partiti continueranno ad essere gestiti sempre e comunque da chi ha determinato il mancato sviluppo e il fallimento di ogni tentativo di progresso della nostra terra, io con questa classe 'dirigentè non vorrò e non potrò mai averci nulla a che fare. Non ho bisogno di inciuci, di accordi o di potere».
«La mia storia personale -continua- dimostra che quanto ho costruito, nonostante tutto e tutti, l'ho fatto da solo e con la forza di tutti i miei dipendenti, senza mai piegarmi, tornando a casa ogni sera con la paura che potesse essere l'ultima, ma sempre da uomo libero.
Posso essere artefice di un solo accordo: quello tra calabresi onesti che lottano ogni giorno, pur nelle difficoltà, per tenere la schiena dritta. Potrei essere disponibile al confronto perché sono stato e sempre sarò pronto a lottare per la Calabria di cui sono innamorato, ma questo non vuol dire accettare qualunque condizione o siglare accordi per far vincere un partito piuttosto che un altro». «La mia terra ha bisogno di donne e uomini che vadano oltre gli interessi e le logiche personali o di partito; persone la cui sola ambizione sia quella di ridare dignità, futuro e speranza ai giovani calabresi che ancora oggi, esattamente come negli anni del dopo guerra, continuano ad essere costretti ad abbandonare una regione la cui classe politico-dirigenziale -conclude- non ha saputo costruire per loro un futuro degno di questo nome. Viva la Calabria».