È un vero e proprio giro di boa, quello annunciato in Francia dal direttore generale dell'organizzazione Iter, Bernard Bigot, a Saint Paul lez Durance, non lontano dal sito di Cadarache in cui sta nascendo la macchina. «Negli ultimi anni i lavori hanno avuto una forte accelerazione e questo fa ben sperare che non debbano esserci motivi di ritardo», ha osservato Aldo Pizzuto, ex direttore del dipartimento Fusione nucleare dell'Enea, che ha visto nascere l'organizzazione nel 2007 e ha seguito costantemente il progetto. «D'ora in poi non resta che assemblare i componenti della macchina e il prossimo obiettivo è fissato alla fine del 2025, quando si inizierà ad accendere il sole all'interno della ciambella», ha osservato il responsabile della divisione Tecnologie della fusione dell'Enea, Giuseppe Mazzitelli. «Adesso - ha aggiunto - inizia la sperimentazione tecnico-scientifica tesa a dimostrare che è possibile produrre l'energia dalla fusione». L'obiettivo iniziale è produrre una quantità di energia pari a 10 volte quella investita e in futuro si potrebbe salire a una resa superiore di 30-40 volte a quella iniziale.
Sarà la macchina a rivelare le sue potenzialità: «È il banco di prova di questa energia del domani».
Progettato per essere il primo impianto per la fusione nucleare di dimensioni confrontabili a quelle di una centrale elettrica convenzionale, Iter (International Thermonuclear Experimental Reactor) è il frutto di una grande scommessa internazionale cui collaborano centri di ricerca, università e industrie di Unione Europea, Giappone, Federazione Russa, Stati Uniti, Cina, Corea del Sud e India, per un totale di 3.500 ricercatori di 140 istituti di 34 Paesi. Difficile quantificare il costo complessivo, che stime recenti indicano in 14 miliardi di dollari. L'Unione Europea contribuisce per oltre il 50% in termini di fondi e componenti e l'Italia è in prima linea, impegnata con un nutrito gruppo di aziende nella costruzione sia di 10 dei 18 magneti superconduttori della macchina, sia dell'acceleratore di fasci neutri che permette di dare il via al processo di fusione, con il laboratorio Prima (Padova Research Iter Megavolt Accelerator). È atteso per l'inizio del 2020 l'arrivo a Cadarache del primo dei magneti superconduttori, nato dalla collaborazione fra industria, Enea e l'agenzia dell'Unione Europea F4E (Fusion for Energy), partito nel novembre 2017 da La Spezia e attualmente a Venezia. Dopo l'accensione, nel 2025, si prevedono almeno cinque anni di test e nel 2030 si potrebbe passare alla fase sperimentale vera e propria e quindi al dimostratore tecnologico Demo. Nel 2050 tutto potrebbe essere pronto per realizzare un vero e proprio reattore a fusione destinato a produrre energia su larga scala.