Napoli, video-denuncia dal San Giovanni Bosco: ​«Paziente grave, infermieri al cellulare»

Napoli, video-denuncia dal San Giovanni Bosco: «Paziente grave, infermieri al cellulare»
di Ettore Mautone
Domenica 10 Novembre 2019, 23:00 - Ultimo agg. 11 Novembre, 17:02
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Sabato 9 novembre, ore 15, pronto soccorso del San Giovanni Bosco: Maurizio Zuccaro, un avvocato napoletano che ha sua mamma ricoverata dal giorno prima nel presidio della Doganella, posta su Facebook un video choc in cui racconta, da testimone diretto, quanto sarebbe accaduto poco prima ad un’altra paziente giunta in pronto soccorso. Il video è una vera e propria denuncia relativa a un codice rosso in cui all’esemplare comportamento della dottoressa di turno in emergenza sarebbe corrisposto, invece, un presunto comportamento noncurante, quasi indifferente all’emergenza in corso, da parte del personale infermieristico di supporto.
 

 

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Il video fa rapidamente il giro del web e circola anche su chat private. Non passa inosservato alla dirigenza della Asl che quasi in tempo reale, poche ore dopo, invia la commissione ispettiva centrale della Asl. Un blitz di funzionari ispettori guidati dal direttore sanitario di presidio (cambiato da pochi mesi) che piombano in ospedale per fare luce sull’accaduto. Vengono sentiti i diretti interessati, la dottoressa del pronto soccorso (dal comportamento riconosciuto esemplare) e gli stessi infermieri che avrebbero avuto comportamenti negligenti. Comportamenti che, tuttavia, a una prima ricostruzione, non emergono. L’intero dossier raccolto a caldo è già stato inviato alla direzione generale che stamattina dovrebbe tirare le somme. Dalle prime ricostruzioni e testimonianze non ci sarebbe univocità. La paziente in codice rosso, che aveva convulsioni, ha poi eseguito la Tac (risultata negativa) e il caso è stato declassato in codice giallo. «La donna è stata ricoverata - dicono fonti interne all’ospedale della Doganella - ed è ben assistita senza pericolo di vita con piena soddisfazione dei familiari».



Ma sentiamo cosa dice l’avvocato Zuccaro nel post pubblicato su Facebook sabato alle 15: «Sono qui - avverte - in quanto ieri ho dovuto portare mia madre in ospedale per un problema al fegato. È ricoverata, anzi ospitata, su una barella senza coperte, senza lenzuola, senza cuscini. Bisogna stare dentro le corsie - aggiunge - anche se non sarebbe consentito, perché è necessario assistere i familiari o gli amici che hanno bisogno di assistenza. Poco fa - precisa Zuccaro - ho assistito a una scena che ha dell’incredibile e mi auguro che possano arrivare degli ispettori e chiudere questo ospedale. È arrivata una povera donna in codice rosso - racconta - e la dottoressa di turno è corsa con encomiabile partecipazione per assistere la paziente che sembrava praticamente persa. Ha provato in tutti i modi a iniettare adrenalina e per 5 minuti ha urlato affinché arrivassero dei barellieri con ossigeno e siringhe ad aiutarla. Sono passati 10 minuti prima che giungessero due infermieri - ricostruisce Zuccaro - che se la sono presa di tutto comodo. Uno parlava al telefono l’altro mandava messaggi con una flemma che sarebbe consona a impiegati del catasto non ad operatori di un pronto soccorso in cui anche a i secondi possono determinare la vita o la morte». Da qui Zuccaro invoca l’intervento di ispettori della Asl per mettere a fuoco le disfunzioni denunciate e punire «chi fa questo lavoro come se stesse in un ufficio del catasto anziché in un pronto soccorso». Gli ispettori sono, come detto, arrivati subito in ospedale ma, da quanto trapela, hanno ricostruito finora una vicenda dai contorni controversi. Il responso finale dell’ispezione sarà comunque consegnato stamattina alla direzione generale. Sono in fase di acquisizione anche i filmati delle telecamere di videosorveglianza a circuito chiuso attive al presidio della Doganella per confortare le testimonianze raccolta in un senso e nell’altro, con strumenti di prova e un’analisi tecnica del frame.
 

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L’intenzione della dirigenza della Asl è andare fino in fondo ad appurare i fatti per assumere decisioni sul comportamento dei dipendenti ovvero del denunciante. L’accusa di Zuccaro è del resto molto grave. Da quanto emerso la dottoressa del pronto soccorso ha effettivamente fatto tutto quanto prevedono i protocolli mentre sugli infermieri all’indice per presunti comportamenti non consoni alla situazione clinica non c’è alcuna certezza. Da valutare anche la circostanza della riclassificazione del codice rosso a giallo a minore urgenza. Il caso sarà dunque approfondito con altre testimonianze e con l’analisi tecnica delle immagini di videosorveglianza. Una vicenda, insomma, tutta da chiarire che vede ancora in primo piano un ospedale da mesi senza pace prima per le formiche, poi per i condizionamenti della criminalità, infine per le aggressioni al personale ma che, nonostante tutto, continua a svolgere un ruolo importante nella rete assistenziale campana grazie all’impegno di camici bianchi di prima linea che, come la dottoressa del pronto soccorso intervenuta sabato, svolgono il proprio lavoro con impegno e abnegazione.
 

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