Rifiuti Roma, Tari da record. Ma i ministeri sono morosi

Roma è più sporca ma la Tari è da record e i ministeri morosi
Roma è più sporca ma la Tari è da record e i ministeri morosi
di Lorenzo De Cicco
Giovedì 21 Novembre 2019, 00:34 - Ultimo agg. 00:36
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La Tari della Capitale resta la più alta del Lazio ed è una delle più salate tra le grandi città. I romani, di media, sono costretti a sborsare 378 euro, molto più della media nazionale (300 euro), di quella regionale (325 euro) e anche dei vari macro-settori in cui è stato diviso lo Stivale: la media del Centro Italia è di 299 euro, del Sud di 351 euro, del Nord di 258 euro.

Tari, Roma città più cara del Lazio: ma la maglia nera va alla Campania

È quanto annotato nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio su prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, che ha assegnato la maglia nera delle regioni alla Campania (421 euro l’anno) mentre la coccarda di regione più economica se l’appunta il Trentino Alto Adige, 190 euro per una famiglia tipo di 3 persone e una casa di 100 metri quadri. Tra le città con oltre mezzo milione di abitanti, solo Napoli (455 euro) fa peggio di Roma, nonostante i mini-tagli alle bollette degli ultimi anni (-4% dal 2018). Genova è praticamente alla pari con l’Urbe (2 euro in meno). A Milano la tassa è più leggera (332 euro), lo stesso a Torino (339 euro) e a Palermo (309 euro). 

Nonostante i romani siano spremuti così - e a fronte di servizi sempre più scadenti - i ministeri che hanno sede proprio nella Capitale sono, in tanti casi, morosi. E mica di poco: gli enti pubblici devono al Campidoglio oltre 60 milioni di euro. Ecco perché da Palazzo Senatorio sono partite lettere in batteria ai titolari dei vari dicasteri. Caro onorevole Luigi Di Maio, caro onorevole Alfonso Bonafede - c’è scritto in sostanza - i vostri ministeri sono morosi, quindi sbrigatevi a pagare la Tassa sui rifiuti dovuta a Roma. Firmato: l’assessore al Bilancio di Virginia Raggi.

Le missive sono state spedite tra la fine di luglio e inizio agosto, proprio mentre si consumava la crisi di governo, con relativo passaggio dall’esecutivo giallo-verde a quello rosso-giallo. Nel frattempo la sindaca di Roma badava a un’altra crisi, quella dei rifiuti, che tormenta la Capitale, di fatto, da giugno in poi, senza tregua: ancora oggi, dalle periferie al centro, tanti quartieri si ritrovano con le strade invase dai sacchetti di pattume fetido. I soldi della Tari che i ministeri non pagano, scrive il Campidoglio nelle lettere, servirebbero proprio a migliorare la gestione colabrodo dell’immondizia. Gianni Lemmetti, il responsabile delle finanze del Comune, rimarca infatti la «grave situazione finanziaria» e chiede conto delle «morosità» ministeriali proprio «al fine di reperire risorse per risolvere il problema del servizio integrato dei rifiuti».

In totale, si legge in un documento elaborato dai tecnici dell’assessorato al Bilancio, gli enti pubblici devono al Campidoglio 60.762.413,71 euro di Tari. A conti fatti, è quasi il 10% di quanto l’Ama incassa ogni anno con la tariffa. Solo i principali ministeri devono all’amministrazione di Roma più di 10 milioni. 

LA “CLASSIFICA”
La «posizione debitoria» più pesante è quella del Viminale, all’epoca della lettera ancora a trazione leghista («al ministro Matteo Salvini», si legge nell’intestazione). Il dicastero dell’Interno deve 4.074.442,17 euro. Al ministero dei Trasporti sono contestati 1,8 milioni di «morosità». Alla Difesa, un altro milione e 604mila euro. Al ministero per i Beni e le Attività culturali, il conto del Campidoglio riporta 1.486.014,26 euro. Poi c’è il ministero della Giustizia, guidato ancora oggi da Alfonso Bonafede, big dei 5 Stelle: la giunta Raggi annota 1 milione e 109mila euro di «morosità». Due lettere sono state spedite dal Comune a Luigi Di Maio che in estate, prima di approdare alla Farnesina, aveva ancora il doppio ruolo di ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico. Per il primo dicastero, la cifra contestata dal Campidoglio è di quasi un milione (986mila euro). Per il Mise, è di 268mila euro. «Da una ricognizione effettuata si è riscontrata da parte del Suo Ministero una morosità nei confronti di Roma», si legge nella lettera a Di Maio. Per questo l’amministrazione Raggi chiede «di provvedere alla corresponsione della somma sopra indicata», con tanto di «distinti ossequi».

Tocca vedere cosa faranno i ministeri, ora che il M5S ha cambiato partner di governo.

Per la giunta Raggi quei fondi sono fondamentali per provare a rimettere in sesto i servizi sempre più allo sbando, come dimostrano tutti gli indicatori. Sperando che almeno i compagni di Movimento che siedono al governo facciano più di tanti romani che hanno ricevuto un avviso di contestazione negli ultimi tempi: sarà per i disagi record, ma dal 2018 a oggi solo il 6% degli importi contestati ai cittadini da Aequa Roma (l’Equitalia del Campidoglio) è stato effettivamente incassato.

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