Il campione e il tifoso: Filippo Galli
innamorato di Napoli e degli azzurri

Il campione e il tifoso: Filippo Galli innamorato di Napoli e degli azzurri
di Francesco De Luca
Giovedì 21 Novembre 2019, 10:39 - Ultimo agg. 15:05
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Salvatore aveva 11 anni quando Filippo sfidò il Napoli di Maradona al San Paolo, domenica Primo Maggio '88. «Noi del Milan vincemmo e ci avvicinammo allo scudetto» ricorda Filippo Galli, ex difensore della squadra degli Immortali, come poi Arrigo Sacchi avrebbe definito i suoi campioni. A distanza di oltre trent'anni lui, 14 stagioni e 17 trofei con i rossoneri, ha incrociato Salvatore Visone, titolare di un negozio di parrucchiere ai Quartieri spagnoli e ultrà della Curva A, l'amore per gli azzurri manifestato anche attraverso vistosi tatuaggi, durante i recenti viaggi a Napoli. «Quando sei calciatore, vai in tanti posti ma la tua conoscenza è limitata ad aeroporto, hotel e stadio. Ho sempre ammirato questa città e la sua gente, la passione per il calcio: era bellissimo giocare a Fuorigrotta. Ho deciso di conoscere meglio Napoli con la mia compagna. Sono stato a Spaccanapoli e nel bar del centro storico dove conservano in una bacheca il capello di Maradona, poi sono andato ad ammirare il murales dedicato a Diego, il nostro grande avversario degli anni 80, ai Quartieri spagnoli: un meraviglioso tuffo nel passato».

LA MAGLIA DI DIEGO
L'incontro con Salvatore, promotore di progetti per riqualificare i Quartieri spagnoli e di iniziative di beneficenza (l'ultima in favore dei ragazzini dello Spartak San Gennaro, piccola squadra di Montesanto senza campo e senza divise da gioco), è avvenuto attraverso i social. «Il primo contatto su Instagram, c'era un Filippo Galli che ha messo mi piace a una nostra pagina sui Quartieri e a tante foto. Gli ho chiesto: ma sei proprio tu? E allora abbiamo iniziato a parlare di calcio, di quelle grandi squadre del passato e del calcio moderno. Cortesissimo Filippo: una risposta a ogni domanda, anche a quella sulla maglia di Maradona. Gli chiesi se l'avesse tra i suoi cimeli e lui rispose che l'aveva regalata a un amico. L'hai regalata? Ma tu sei un pazzo...». Sui social hanno conversato anche della partita del Primo maggio 88, del Napoli che perse lo scudetto e di Napoli che vinse il trofeo della sportività, perché dai 90mila del San Paolo arrivarono applausi a Giovanni e Filippo Galli, ad Ancelotti, al tridente olandese, a Virdis. «Fu una partita durissima, tutta quella gente spinse il Napoli fino alla fine in una sfida cruciale per lo scudetto. Uscimmo dal campo tra gli applausi, così il popolo napoletano ringraziò per lo spettacolo due squadre piene di campioni: vengono i brividi a rileggere le formazioni» sospira Galli.

LA MAGLIA DEI QUARTIERI
Filippo e Salvatore si sono incontrati recentemente a Milano. «Ho chiesto a questo grande campione del calcio mondiale di incontrarci perché volevo regalargli la t-shirt dei Quartieri spagnoli. Ci siamo visti all'ingresso di Casa Milan, lui avrebbe voluto farmi visitare il museo rossonero ma ho declinato l'invito perché nel mio cuore c'è posto solo per il Napoli» spiega Visone. Hanno parlato anche di Ancelotti, di cui Galli è stato prima compagno e poi assistente nella stagione 2008-2009. «Ci siamo visti l'ultima volta a Trento in una serata in cui si è radunato tutto il vecchio Milan. Seguo da lontano Carlo e il Napoli, noto che a fronte di ottimi risultati in Champions vi sono difficoltà in campionato, provocate probabilmente da influenze ambientali perché le pressioni di una piazza come Napoli sono molto forti. Una squadra è un meccanismo vivente: se c'è qualcosa che lo inceppa, è complicato riprendere la via maestra. Credo che Ancelotti sia l'uomo perfetto per dirigere il gruppo in un ambiente suscettibile: basta davvero poco per ripartire, considerando i mezzi a disposizione» dice Galli, da quest'anno coinvolto nel progetto della Federcalcio per lo sviluppo dei vivai. Nell'estate 2018 era stato invitato a cena da De Laurentiis, che dopo l'acquisto del Bari aveva pensato a lui per un incarico dirigenziale. «Presentai un progetto, sarebbe stata un'interessante esperienza ma è andata diversamente».
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