Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
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Se il pompiere ha paura
solo dell'indifferenza

Il dolore di un vigile del fuoco di Alessandria ai funerali dei tre colleghi morti nello scoppio della cascina
Il dolore di un vigile del fuoco di Alessandria ai funerali dei tre colleghi morti nello scoppio della cascina
di Aldo Balestra
Venerdì 22 Novembre 2019, 15:21 - Ultimo agg. 23:51
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«Mattarella, Vigili del Fuoco esempio di mutua solidarietà» (Ansa, 21 novembre 2019, ore 13.42)
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Ci sono sempre, a prescindere. Il Corpo ha 80 anni ma sono forti tutti, i più giovani e i più anziani, quelli esperti. Non è una metafora quella che si gettano nel fuoco per te. Lo fanno ogni giorno. E' storia viva quella che scavano a mani nude tra le macerie, come hanno fatto 39 anni fa nel terremoto dell'Irpinia e tante altre volte nei disastri dell'Italia fragile, ballerina, insicura. Corrono quando c'è uno scoppio, e per fatalità o mano assassina - come ad Alessandria -  ne rimangono anche vittime. Tirano fuori le persone, vive o morte, dal fango. Corrono quando c'è un incidente stradale e restituiscono dignità a corpi straziati nelle lamiere di un'auto. Corrono sempre, se li chiami. Anche per il tuo gatto sul tetto, anche se hai dimenticato le chiavi in casa e non sai più come entrare. Corrono, per te.

I Vigili del Fuoco sono una delle certezze di questo Paese che ogni giorno fa i conti con la propria identità, che fa male i suoi esercizi di memoria ed appare sempre più vorace, senza aver denti per masticare e, soprattutto, l'intuito di capire cosa sta divorando. Il presidente Mattarella ha provato a ricordarlo, qualche giorno fa a Catania, alle celebrazioni per gli 80 anni del Corpo, accomunando i pompieri alla (buona) sanità: «Sono esempio - ha detto il Capo dello Stato - della capacità della nostra società di organizzare la mutua solidarietà istituzionalmente sostenuta». Parole vere, scolpite.

Ma come non pensare alla triste adunata dei Vigili del Fuoco, qualche giorno fa a Roma, in piazza Montecitorio: loro, che ci sono sempre per gli altri, a scioperare per sensibilizzare sulle problematiche che coinvolgono la categoria e il servizio da assicurare a tutti noi. Chiedono una valorizzazione retributiva e previdenziale del loro lavoro, «unico e insostituibile», una maggior tutela e garanzia degli infortuni e delle malattie professionali tipiche del lavoro; risorse adeguate per il rinnovo del contratto; potenziamento degli organici, oggi insufficienti. Tutte istanze giuste, giustissime.

Ecco, la politica dovrebbe rendersi conto che ci sono istituzioni, lavori, condizioni, punti di riferimento fondamentali nella struttura dello Stato che necessitano di ascolto, certezze, impegno, soluzioni. Hanno bisogno di cura. Attenzione. Lealtà. E' un dovere che il Paese si ricordi dei Vigili del Fuoco in tempi di pace, oltre i complimenti e i «grazie» quando agiscono. Tanto loro, nel bisogno, ci sono sempre.

«Il pompiere paura non ne ha», recita l'inno del Corpo. Ascoltatelo, guardate il video facilmente reperibile su You Tube. È utile. Di una sola cosa il pompiere ha sicuramente paura: dell'indifferenza dello Stato che non capisce cosa siano, davvero, i caschi rossi per il Paese. Questo sì che mette paura, brucia più del fuoco, seppellisce più delle  macerie, fa male più di tutto.
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«L'ingratitudine è un cattivo sentimento e un cattivo calcolo» (Thiers, Discorso al Corpo Legislativo, 11 gennaio 1864)
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