Marco Sentieri da Casal di Principe a Sanremo: «La canzone mi ha salvato, molti amici si sono persi»

Marco Sentieri da Casal di Principe a Sanremo: «La canzone mi ha salvato, molti amici si sono persi»
di Federico Vacalebre
Martedì 3 Dicembre 2019, 08:45 - Ultimo agg. 20 Dicembre, 09:46
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Marco Sentieri, anzi Pasquale Mennillo di Casal di Principe, 38 anni, era ieri sera l'unico campano in gara:e, battendo Shari, ha conquistato il passaporto per l'Ariston: è tra gli otto Giovani in gara dal 4 febbraio: gli altri sono il trapper Fasma, la band degli Eugenio in Via di Gioia, il figlio e nipote d'arte Leo Gassmann, l'italo-nigeriano Fadi, più la sedicenne Tecla Insolia, vincitrice di Sanremo Young, mentre da Area Sanremo arrivanom invece, Matteo Faustini e soprattutto la coppia Gabriella Martinelli e Lula che, in «Il gigante d'acciao», canta il dramma dell'Ilva di Taranto. 

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Proviamo a presentarti al grande pubblico, Marco, anzi Pasquale: innanzitutto, perché il nome d'arte?
«Perché ho lavorato a lungo come vocalist di orchestre spettacolo e di band, quando ho azzardato una carriera solista ho pensato di dover presentarmi ex novo. Marco è un nome che mi è sempre piaciuto, Sentieri era il titolo di una soap che guardavo da piccolo con mio padre».

«Billy Blu», il brano con cui ti sei conquistato un posto al sole del Festival, è una sorta di recitativo buonista: un bullizzatore seriale esce dal carcere e sta per farla finita, quando è salvato dal suicidio... proprio dal suo ex bullizzato. Che storia è?
«La canzone non è mia, ma la storia mi assomiglia: io vengo da Casal di Principe, paese noto solo per la Terra dei fuochi e la camorra. I miei genitori hanno cercato di proteggermi, mi hanno fatto frequentare la parrocchia e l'oratorio, ma comunque... sono stato bullizzato anche io a scuola e quando ho ascoltato per la prima volta questa canzone ho subito capito che dovevo farla mia, che era mia».

Porta una firma importante, quella di Giampiero Artegiani, paroliere scomparso a Roma alla vigila dello scorso Sanremo, a soli 63 anni: con Marcello Marrocchi scrisse «Perdere l'amore», che stravinse il Sanremo 1988 con Massimo Ranieri, mentre un anno prima era stata bocciata nella versione di Gianni Nazzaro. Ex progressive rocker con i Semiramis, ex cantautore, produttore, ha firmato anche «La mia libertà» di Califano, «Mani nelle mani» di Zarrillo, «A casa di Luca» di Silvia Salemi.
«Gli arrangiamenti del pezzo sono di Adelmo Musso, che mi ha spinto a provare la strada di Sanremo: io sono nessuno, ma ho già 24-25 anni di gavetta, la mia strada è sempre stata in salita. Canto cover di Pino Daniele, dei Maneskin, di Rino Gaetano per sbarcare il lunario e mantenere mia moglie e i miei due figli, sono un onesto lavoratore della musica e niente di più. Ho provato a farmi notare anche in Romania, dove sono arrivato sino alla finale di X Factor, ma è dura emergere. Billy Blu ha funzionato: mi ha permesso di arrivare sin qui: devo ad Artegiani un grazie, oltre che una dedica».

La favola dell'illustre Carneade che ha sbaragliato concorrenti sotto contratto con le major è diventata realtà.
«Con Musso e la mia piccola casa discografica ci siamo giocati il tutto per tutto, io già cammino tre metri sopra il cielo: a Casal di Principe sono tutti orgogliosi di me, del fatto che si possa parlare del nostro paese per motivi positivi. Mio padre è un fabbro, mia madre è una casalinga, favola o melodramma per ora vivo tutto questo come un sogno inatteso, per cui ho però lavorato duramente: tra gli staff dei concorrenti mi chiamano lo sconosciuto, credo sia un complimento, siamo arrivati sin qui solo con le nostre forze, trovarmi tra Amadeus e Pippo Baudo, con gli altri sette finalisti... beh, è più di una favola, ma è incredibile come tutte le favole».

E ora?
«Andremo all'Ariston con la consapevolezza di essere una formichina tra i giganti, con l'incosciente stato d'animo di chi non aveva nemmeno osato sognare una cosa del genere. Poi, se dovessi essere eliminato subito, ritornerò alle feste di piazza e ai locali con più esperienza e senza abbandonare la speranza di poter far sentire la mia musica un giorno».

Ma qual è la tua musica?
«Io so quale è la mia voce, la mia musica la devo ancora trovare e scegliere, anche per quello il mio repertorio è così eterogeneo».
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