Salvini, gaffe anti Nutella: «No alle nocciole turche». Ma senza non esisterebbe

Salvini, gaffe anti Nutella: «No alle nocciole turche». Ma senza non esisterebbe
di Mario Ajello
Sabato 7 Dicembre 2019, 08:41 - Ultimo agg. 15:04
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ROMA Tra Salvini e la Nutella, di cui il capo leghista andava pazzo e gli piaceva farsi i selfie insieme a lei, amore finito. E chissà i figlioli del cosiddetto Capitano quanto ci resteranno male quando lui, a colazione, getterà dalla finestra il loro barattolo prediletto gridando: «Mamma, li turchi!». Il fatto è che «la Nutella è fatta con nocciole turche e io scelgo di mangiare italiano»: è l'ultima trovata di Salvini. Come catalogare questa che purtroppo non è una boutade? Come sovranismo a prescindere.

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A prescindere da una conoscenza che un leader dovrebbe avere, prima di parlare (detto non ironicamente) di cose così importanti per l'economia e per il costume italiano. La Turchia è leader indiscusso della produzione globale di nocciole (con il 70%). Senza di queste, addio Nutella. L'Italia è il secondo produttore, con il 14%, ma per fare la Nutella serve il 20% delle nocciole di tutto il mondo. Dunque, attingere dalla Turchia è necessario. E non c'è autarchia che tenga, anche perché insieme a quelle turche le altre nocciole della Nutella provengono dal Piemonte, dal Lazio, dalla Campania, dalla Basilicata. E per di più la Ferrero, una delle poche multinazionali italiane rimaste, ha lanciato un progetto filiera destinato ad aumentare del 30% la produzione di nocciole nel nostro Paese.
 



BERSAGLIO SBAGLIATO
Allora, stavolta, Salvini ha sbagliato bersaglio. Infatti lui stesso a un certo punto ha tentato la mezza retromarcia twittando: «Per addolcire la giornata una fetta di pane e Nutella, con una richiesta alla Ferrero: comprate ingredienti italiani, dallo zucchero alle nocciole, per aiutare i nostri agricoltori». Ma ormai la frittata (alla Nutella) è fatta. E Salvini l'ha cucinata così: per difendere a prescindere l'italianità (che non è per nulla guastata dall'apporto turco), il capo leghista l'ha calpestata, denigrando un simbolo nazionale. Non solo. Salvini facendosi prendere la mano dalla sua antipatia propagandistica per Ankara, sta trasformando tutti i potenziali critici di Erdogan in difensori del presidente turco e sta spingendo la sinistra (indimenticabile la scena di Nanni Moretti in Bianca o Walter Veltroni che dopo la sconfitta nella corsa per la segreteria Pds con D'Alema si fece consolare con un barattolone di Nutella) a fare asse con lui. Almeno sulle nocciole.

Il sovranismo modello Mamma li turchi! sta scatenando il divertimento nei social («Allora però dovrebbe rinunciare anche al rum cubano del suo mojito») e sta creando anche un nuovo bipolarismo geopolitico. Perché Pd e Italia Viva difendono la tema spalmabile, e ben venga la Turchia, mentre il Carroccio vorrebbe cacciare Ankara dalle fette di pane dei bimbi. Sbandierando un purismo alimentare, di tipo formale, che ha poco senso.
E pensare che proprio Salvini immortalava se stesso così: «Il mio Santo Stefano comincia con pane e Nutella, il vostro?». E ora si prende invece come sberleffo i meme del tipo: la foto di lui che beve beatamente un espresso e la scritta che dice «Scusate, ma da quando abbiamo piantagioni di caffé in Italia?». E quella volta che attaccò la socialista francese Ségolene Royal accusandola di aver offeso le doti dietetiche della Nutella? Tutto dimenticato. Ora gli toccherà subire l'immagine delle sardine, sabato 14 dicembre a Roma, che non resisteranno a cospargersi di Nutella pur di segnalare una battaglia già vinta contro il nemico lumbard, senza neanche aver dovuto combatterla. E a qualche pescetto magari sfuggirà perfino il grido: Forza Erdogan!

 

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