Scala, 16 minuti di applausi per la Tosca e ovazione per Mattarella: «Bravi tutti»

Prima della Scala, ovazione del pubblico a Mattarella
Prima della Scala, ovazione del pubblico a Mattarella
Sabato 7 Dicembre 2019, 18:19 - Ultimo agg. 8 Dicembre, 14:43
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Ovazione per Mattarella in attesa della Tosca di Giacomo Puccini per la Prima della Scala e tripudio di applausi, ben 16 minuti quando cala il sipario dopo il terzo atto. Un trionfo. 

E' scattata la standing ovation del pubblico esaltato per lo spettacolo offerto dal cast delle voci con un interminabile applauso dalle 21.17 alle 21.33. Una «Tosca» che sembra aver convinto anche il pubblico più esigente, quello dei loggionisti. Continui «brava» per la soprano Anna Netrebko (Floria Tosca), arrivata al suo quarto 7 dicembre scaligero, e tanti «bravo» per il tenore Francesco Meli (Mario Cavaradossi) e il baritono Luca Salsi (il barone Scarpia). Per loro anche il lancio di mazzi di fiori sul palco. Visibilmente soddisfatto anche il maestro Riccardo Chailly al termine dell'esecuzione, che è stato poi salutato dal pubblico con un tripudio di applausi, condivisi anche con il regista Davide Livermore.

Così come accadde l'anno scorso, il pubblico subito ha riservato il tributo al Capo dello Stato, al momento del suo ingresso, con la figlia Laura, nel palco d'onore. Alla fine dell'applauso durato quattro minuti, come di consueto, con la sala del Piermarini illuminata e il sipario chiuso, l'orchestra diretta dal maestro Riccardo Chailly ha intonato l'inno di Mameli. Poco prima del Capo dello Stato erano arrivati la presidente del Senato Maria Alberti Casellati e il ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini. 

E, una volta iniziato l'inno di Mameli, dietro il sipario i coristi si sono messi spontaneamente a cantare le parole. «Se lo merita tutta e sempre il nostro presidente» ha commentato il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. «Sappiamo che la Prima della Scala rappresenta tutto il nostro Paese, non solo la città di Milano» ha aggiunto l'ex ministro Maria Elena Boschi, esponente di ItaliaViva.

A salutare il presidente è stata anche Liliana Segre, diventata senatrice a vita per il suo impegno nel mostrare l'importanza della memoria, a partire da quella dell'Olocausto, a cui lei è sopravvissuta. E anche lei al suo arrivo in platea (discretamente accompagnata dalla scorta di carabinieri che le è stata affidata dopo le minacce di morte) è stata accolta da applausi. «Sono abbonata da 30 anni, sono sempre alla Scala, mi manca di venire qui a fare le pulizie. La Tosca mi piace per la passione, non ho avuto sempre 90 anni, ho avuto anche io una passione» ha scherzato aggiungendo che «la cultura aiuta, in tutto. Come dice Primo Levi conoscere è necessario in assoluto».

E il tema di Tosca - molestata dal malvagio Scarpia che la costringe a cedergli per salvare la vita al suo amato Cavaradossi - è tema a dir poco attuale in tempo di #metoo. «Un affresco» della realtà con «temi come l'emarginazione, la violenza sulle donne, le diseguaglianze sociali che sono temi tornati di attualità» ha sottolineato il presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. E mentre Patti Smith ha liquidato la questione spiegando che Tosca «è arte», Boschi ha ricordato che «tutto quello che porta a parlare dei rischi che le donne subiscono anche semplicemente andando al lavoro è positivo. Veniamo da secoli in cui non se ne parlava: è caduto il muro dell'omertà».

«La situazione è ancora estremamente grave nel Paese e nel mondo» ha detto il sindaco Giuseppe Sala, sottolineando il bisogno della «prevenzione perché non si finisca come Tosca». Da oggi - con gli ambrogini d'opera e l'apertura della Scala - fino al 12 con la commemorazione dai 50 anni dalla strage di piazza Fontana, passando per la manifestazione dei sindaci L'odio non ha futuro - per Sala iniziano «le cinque giornate di Milano». Il presidente Mattarella ha apprezzato lo spettacolo e lo ha detto anche agli artisti e alle maestranze, che lo hanno applaudito al suo arrivo per un saluto nei camerini durante il secondo intervallo. «Era il minimo, la sua presenza si sente» ha commentato il violinista Francesco Tagliavini.
 Prima Mattarella ha incontrato gli artisti, il maestro Riccardo Chailly e il regista Davide Livermore a cui ha fatto i complimenti «per una messa in scena straordinaria, capace di innovare rispettando la partitura». 

L'INCASSO
E' stato di 2 milioni 559 mila euro l'incasso dell'inaugurazione della stagione lirica della Scala con Tosca. Il tutto con 1920 presenze.

GLI INTERPRETI
Intensi applausi agli interpreti, sommersi da grida di 'bravi!' e da una pioggia di fiori e coriandoli dorati: soprattutto per Anna Netrebko (Tosca), Francesco Meli (Cavaradossi), Luca Salsi (Scarpia) che hanno riscosso un successo personale; ma anche per il coro e le voci bianche dell'Accademia scaligera diretti da Bruno Casoni e via via tutti gli altri componenti la compagnia di canto: Carlo Cigni (Angelotti), Alfonso Antoniozzi (il sagrestano), Carlo Bosi (Spoletta), Giulio Mastrototaro (Sciarrone) ed Ernesto Panariello (un carceriere).

Un'ovazione ha accolto il maestro Chailly, che ha riportato al pubblico la prima versione dell'opera che Puccini presentò al Teatro Costanzi di Roma nel 1900 (e mai più rappresentata) reinserendo gli otto passaggi che il compositore aveva cancellato. Sono passaggi significativi, soprattutto quelli che sottolineano momenti drammatici, come quello in cui Tosca affonda il coltello nel ventre di Scarpia.

Ma a coinvolgere il pubblico in sala è stata anche la regia molto cinematografica, nella Roma papalina del 1800 fra riferimenti rinascimentali e del grande barocco romano. Per seguire la musica di Puccini e rappresentare un dramma di amore, sesso, odio, malvagità, inganno, che conduce a morte tutti i protagonisti, Livermore utilizza ogni strumento teatrale, i costumi (di Gianluca Falaschi), le luci (di Antonio Castro), i video (D-Wok), i contrasti di colori, ma soprattutto sfrutta la grande macchina scenica della Scala per valorizzare la scenografia di Giò Forma. Nel primo atto, la basilica di Sant'Andrea Della Valle, dove trova rifugio il patriota Angelotti, viene esplorata in ogni angolo come dalla zoomate di una macchina da presa.

In realtà accade il contrario: è la scena che ruota, si sposta, viene avanti e si apre agli occhi dello spettatore, scoprendo via via l'impalcatura in cui Cavaradossi ritrae la Maddalena ('Recondita armonia…') che si trasforma, si colora, prende vita grazie all'uso di led, poi la cappella Attavanti e infine la grande scena del Te Deum, con il coro protagonista intorno all'altare dorato sormontato da un gigantesco ostensorio. Una sola piccola pecca: un leggero ritardo d'entrata da parte di Carlo Cigni (Angelotti) dopo l'uscita di Tosca. Il secondo atto porta a Palazzo Farnese, dove Scarpia, capo della polizia, interroga Cavaradossi sul rifugio del fuggitivo Angelotti, poi Tosca. Per farla parlare le fa udire le grida del pittore torturato.

La scena si alza e scopre le 'segretè, con Cavaradossi e i suoi aguzzini. Tosca esita. Il barone la circuisce, le propone un osceno baratto: sesso in cambio della vita del suo uomo. La preghiera di Tosca, 'Vissi d'arte…', è intonata a luci spente, lei sola illuminata da un occhio di bue. Finge di accettare il patto di Scarpia e già il barone le è addosso. Pretende un lasciapassare, ma appena lui lo firma afferra un coltello e lo colpisce a morte. I quadri che arredano la stanza perdono colore, le luci si oscurano. L'atto si conclude mentre il gesto estremo di Tosca rivive in una replica immobile sul fondo della scena. Il terzo atto a Castel Sant'Angelo. Di grande effetto la scena finale tutta in bianco e nero ad eccezione di Tosca.

C'è un'immensa ala spezzata su cui è proiettata l'immagine del castello.

Sotto ci sono le sbarre della prigione. Cavaradossi si dispera pensando alla morte imminente ('E lucevan le stelle…'). Giunge Tosca e lo convince che la fucilazione sarebbe stata a salve. Ma il dramma si compie e quando le guardie si accorgono dell'assassinio di Scarpia, Tosca per non essere catturata si getta nel vuoto: l'intera scena sprofonda con lei. Ma anche qui, sorretta da un invisibile braccio meccanico, un'altra Tosca resta sospesa sullo sfondo e va a sparire avvolta in fasci di luce, sulle note di 'E lucevan le stelle…'. Diventerà essa stessa una stella? Scende il sipario, partono gli applausi.




L'ATTESA
Nel pomeriggio il centro di Milano è stato blindato, spaccato in due dalle transenne che circondano l'area attorno al teatro. La piazza antistante, dove campeggia la statua di Leonardo Da Vinci, un'isola vuota con due accessi pattugliati da un corposo cordone di forze dell'ordine. 
 
 

«Ogni sette dicembre gli occhi di tutto il mondo sono puntati sulla Scala, su Milano e dobbiamo essere orgogliosi di quello che l'Italia è nel mondo», ha detto Franceschini. «Il mondo è pieno di milioni di persone che vogliono vestire e mangiare italiano e guardare cinema italiano e ascoltare musica italiana - ha aggiunto -. Proviamo ad essere un po' più orgogliosi di noi stessi». E sull'ultima Prima del sovrintendente Pereira, Franceschini ha risposto: «Ci sarà una grande continuità», riferendosi al successore Meyer.


L'israeliana Dvora Ancona


«Sicuramente sarà un'opera bellissima, impegnativa e noi siamo molto lieti oggi di essere qua perché è un segno di attenzione per la città e per questo teatro», ha detto la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese al suo arrivo al Piermarini per assistere alla Prima della Tosca che inaugura la stagione scaligera.

La Tosca «è un'opera piena di valori. In questo momento ci tengo molto alla dimensione internazionale della Scala e sto invitando la Scala a farsi vedere per il mondo, però la Prima è sempre la Prima», ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, arrivando alla Prima della Scala, dove va in scena la Tosca di Puccini. «Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è sempre il benvenuto a Milano - ha aggiunto -. Non solo alla Prima della Scala ovviamente». Sala ha poi parlato dell'addio del sovrintendente della Scala Alexander Pereira che andrà a Firenze: «La cosa buona è che continuerà a lavorare in Italia, a Firenze dall'amico Nardella, quindi direi bene».



C'è anche la cantautrice statunitense, Patti Smith. La cantante, entrando in teatro, ha risposto alle domande dei cronisti e ha fatto un endorsement alle Sardine. «Le persone hanno il potere specialmente in Italia. Le Sardine hanno il potere», ha detto, citando uno dei suoi brani più celebri, l'inno People have the power. 
 

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