Garante detenuti a Napoli, è scontro sul nome di Ioia: ​«No ai pregiudicati»

Garante detenuti a Napoli, è scontro sul nome di Ioia: «No ai pregiudicati»
di Giuliana Covella
Martedì 10 Dicembre 2019, 23:00 - Ultimo agg. 11 Dicembre, 16:10
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Ventidue anni e sei mesi trascorsi dietro le sbarre dei penitenziari di Napoli, Campania, Italia e Spagna per scontare reati legati alla sua attività dell’epoca: narcotrafficante. Eppure Pietro Ioia, 60enne, si è riscattato dal suo passato. Prima fondando, 14 anni fa, l’associazione Ex Don per difendere i diritti dei carcerati, poi denunciando i pestaggi avvenuti tra il 2013 e 2014 a Poggioreale nella cosiddetta Cella Zero. Denunce fatte insieme ad altri ex reclusi per le quali è in corso un processo, che vede imputati 12 agenti di polizia penitenziaria. Oggi il nome di Ioia continua a scatenare polemiche, dovute alla sua nomina come Garante dei diritti delle persone detenute e private della libertà personale, come si legge nel decreto firmato dal sindaco. 

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Gran parte delle reazioni negative riguarda la mancanza dei requisiti previsti dall’avviso pubblico: dove c’è scritto che non è richiesto alcun titolo di studio specifico, ma esclusivamente formazione e conoscenza della materia. A chiedersi «come possa entrare nei penitenziari un soggetto con un casellario giudiziario di tale rilevanza» è Luigi Castaldo, segretario provinciale Osapp: «Come può lo Stato, attraverso il sindaco, permettere che a garantire i detenuti sia un soggetto che ha rappresentato l’anti-Stato?». Contrari si dicono il presidente Uspp Giuseppe Moretti e il segretario regionale Ciro Auricchio: «Non capiamo perché in gran parte delle città italiane siano stati scelti avvocati, dirigenti penitenziari, docenti mentre il Comune di Napoli abbia fatto una nomina alternativa e ribelle». «Ennesimo caso di confusione che offende le vittime della criminalità e chi in carcere svolge il suo lavoro credendo di servire lo Stato», secondo il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo, che annuncia: «Gli agenti chiederanno un intervento del ministro». Va giù duro il consigliere regionale Francesco Borrelli: «Un soggetto con una visione distorta della legalità arrivato a sostenere che la metà dei parcheggiatori abusivi non sono estorsori». A storcere il naso anche la Lega. «Il sindaco dell’illegalità ha nominato l’ex capo dei parcheggiatori abusivi - tuona il parlamentare Gianluca Cantalamessa - uno che ha denunciato la polizia penitenziaria offendendo tutti coloro che indossano una divisa. È giusto che una persona si ravvede, ma da qui a nominare Garante chi chiede indulto e amnistia per i detenuti mi sembra una provocazione». «Una scelta indecente - la definiscono Simona Sapignoli, coordinatrice cittadina, e Vincenzo Moretto, consigliere comunale - Dopo la galera si ha diritto a una vita nuova, ma è fuori luogo ottenere incarichi istituzionali». «Sbagliato nominare chi ha combattuto contro lo Stato - dice Marco Nonno, consigliere comunale di FdI - un ex magistrato, che dovrebbe avere il senso delle istituzioni, strizza l’occhio a chi vi è stato contro». 
 

 

«Una vittoria radicale la nomina di Ioia come Garante dei detenuti, un nuovo punto di riferimento per gli oltre 3.500 reclusi partenopei», dice Raffaele Minieri, della direzione nazionale di Radicali Italiani e ideatore della proposta di istituzione del Garante a Napoli. «L’impegno di Ioia è un esempio per tutti. Ha fatto visite ispettive nelle carceri insieme ai Radicali per il Mezzogiorno Europeo fino a quando non gli è stata negata l’autorizzazione». Per Riccardo Polidoro, responsabile Osservatorio Carcere Unione Camere Penali Italiane, «Ioia è come Sofri, anche lui vittima di polemiche ridicole come avvenne per l’ex leader di Lotta Continua, quando nel 2015 fu nominato consulente del ministero della giustizia per gli Stati Generali delle carceri. Sono uomini che si sono riscattati, difendendo i principi della Costituzione secondo cui il carcere deve rieducare i detenuti. Ioia lo ha fatto e da 14 anni ne difende i diritti». «Per statuto nazionale la nostra associazione non sceglie tra i propri soci ex detenuti per non ricadere in una sorta di “partigianesimo” - interviene Luigi Romano, presidente associazione Antigone - Speriamo solo di avere un confronto virtuoso con lui».
 

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