Uffizi, Eike Schmidt: «Torneranno altre opere rubate all'Italia»

Uffizi, Eike Schmidt: «Torneranno altre opere rubate all'Italia»
di Laura Larcan
Sabato 14 Dicembre 2019, 11:29 - Ultimo agg. 12:09
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«Oramai mi sento molto italiano: passaporto tedesco, ma carta d’identità rigorosamente fiorentina». Quasi quasi cede anche alla maglia viola del calcio, Eike Schmidt, teutonico direttore delle Gallerie degli Uffizi che ha incassato dal ministro Dario Franceschini il secondo mandato alla guida del museo top d’Italia. Nella pole c’è sempre lui, scavalcato solo dai siti archeologici del Colosseo e Pompei.

Arriva in ufficio a piazza della Signoria alle 7 del mattino, il caffè espresso è diventato un rito, sempre elegante in giacca e cravatta, e a piedi, ça va sans dire. Oramai è considerato una celebrità a Firenze. La battuta che circola è che i fiorentini si facciano più selfie con lui che col sindaco Dario Nardella. «Sono battute - sorride - andiamo tutti molto d’accordo, il clima è di piena collaborazione. Certo, non è che sono simpatico a tutti, c’è sempre qualcuno che mi critica. D’altronde non possiamo mettere tutti d’accordo».


Ma lui va avanti con i suoi progetti. Insediatosi a fine 2015, ha già pianificato i prossimi quattro anni. Li racconta col suo italiano impeccabile, accento marcato, ma battuta pronta. Quale sarà l’evento che segnerà questa sua nuova stagione agli Uffizi? «L’impegno alla riapertura del Corridoio Vasariano. Un percorso complesso, ma un obiettivo chiave. Il piano va avanti, abbiamo pronto il progetto esecutivo e a gennaio siamo in grado di pubblicare la gara per metterlo a bando».

Le piace ripetere spesso che gli Uffizi crescono. Che tappe ci sono in questo 2020?
«Gli Uffizi crescono, ampliamo il percorso di visita. Il pubblico deve poter avere un’esperienza di visita all’altezza dei nostri capolavori. Nel primi mesi del 2020, tra fine gennaio e febbraio apriremo, infatti, le nuove dieci sale dedicate ai pittori del primo ‘500. Andrea del Sarto, Pontormo, Rosso Fiorentino avranno finalmente ambienti adeguati alla loro intensità e forza espressiva».

E a proposito del Corridoio Vasariano, aspettiamo di rivedere la collezione degli Autoritratti che dopo la sua chiusura sono stati spostati nei depositi.
«A primavera il pubblico li rivedrà, nel percorso degli Uffizi dove stavano originariamente. Nei depositi ci sono circa duemila Autoritratti, è la collezione più grande e allo stesso tempo la più antica al mondo, che ha la particolarità di arricchirsi costantemente da parte degli artisti contemporanei. Apriremo, dunque, quattordici nuove sale che accoglieranno centinaia di opere emblematiche della nostra storia artistica. Dall’autoritratto di Raffaello, Bernini, Vasari, fino a quello di Chagall, per fare esempi. Mentre le opere iconiche dei maestri del passato saranno sempre esposte abbiamo pensato ad una rotazione per le opere degli artisti contemporanei».

Per l’estate ci dobbiamo aspettare qualche altra sorpresa?
«Un appuntamento cui tengo molto è l’apertura della Sala delle Carte Geografiche, che potremmo chiamare anche Sala della Sindrome di Stendhal. Ci piace usare questo nome perché qui Dario Argento girò l’omonimo film. E il restauro comunque le rende giustizia. Bellissima nelle sue decorazioni pittoriche, suggestiva per l’affaccio mozzafiato su Firenze».

Direttore, lei iniziò subito il 2019 con una mobilitazione impressionante per riavere dalla Germania il quadro raffigurante il Vaso di Fiori di Huysum razziato da un soldato nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Dobbiamo aspettarci qualcosa di analogo da prossimo inizio del 2020?
«La restituzione del Vaso di Fiori all’Italia e a Firenze ha aperto una strada molto importante soprattutto sul piano della diplomazia culturale con la Germania. Quello che posso dire ora è che questa strada non si è interrotta, anzi. Non è escluso che riusciamo nell’impresa di far rientrare altre opere, anche a breve. La sinergia con l’arma dei Carabinieri del nucleo Tutela patrimonio è la nostra forza. Insomma, ci stiamo lavorando e forse a breve avremo qualche risultato».

Il 2020 è l’anno di Raffaello. Chiuse le celebrazioni per Leonardo, un po’ agitate da bagarre politiche sui prestiti al Louvre, iniziano quelle per il Divin Pittore. Gli Uffizi a cosa lavorano?
«Gli Uffizi avranno un ruolo di collaborazione importante con le Scuderie del Quirinale di Roma per la grande mostra su Raffaello che si aprirà a marzo. Per ruolo importante significa che le nostre Gallerie porteranno a Roma opere di grande prestigio sull’artista e il suo contesto. Parliamo di decine tra dipinti e disegni, che daranno il giusto peso all’evento».

Porterete la Velata, la Madonna della Seggiola...?
«Ci saranno opere anche di questa levatura, ma non la Madonna della Seggiola».

Parliamo di mostre. Abbiamo appena visto i sonetti lussuriosi di Pietro Aretino. Cosa ha in serbo ora? «Lunedì prossimo, per esempio, inauguriamo a Palazzo Pitti una mostra sulla storia delle scarpe, “Ai piedi degli dei”. Le calzature dal mondo classico al contemporaneo. Ma un altro evento cui tengo molto è la prima grande mostra dedicata all’artista del ‘600 Giovanna Garzoni, pittrice, miniaturista, documentatrice di un mondo esotico e meraviglioso, che inauguriamo sempre a Palazzo Pitti per la festa della donna a marzo».

Gli Uffizi, dunque, crescono anche in parallelo con Palazzo Pitti e Boboli?
«Il rilancio di Palazzo Pitti è l’altra grande scommessa. Il pubblico lo sta riscoprendo, con la sua collezione straordinaria che supera in numero quella degli Uffizi. In autunno si concentreranno anche molti interventi di riqualificazione architettonica».

Insomma, i suoi Uffizi crescono. Dove vuole arrivare?
Schmidt sorride, tira fuori il cellulare e fa vedere una foto: si vede lui in tuta da astronauta sul suolo di Marte. «L’ho fatta al museo di Minneapolis.
Ma magari ci arrivo davvero».
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