Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
di

Se Riva resta il simbolo
del calcio migliore

Gigi Riva in una foto d'epoca con la maglia del Cagliari
Gigi Riva in una foto d'epoca con la maglia del Cagliari
di Aldo Balestra
Sabato 14 Dicembre 2019, 21:26 - Ultimo agg. 22:38
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«Festa Cagliari, Gigi Riva presidente onorario», Ansa 13 dicembre 2019, ore 18.15
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Lo ammetto, in premessa: la passione per il Cagliari, da sempre squadra del cuore, e la considerazione per Riva in particolare, m'ispirano. Per questo motivo riflettere sulla notizia che il Cagliari assegna la presidenza onoraria ad un monumento del calcio come Gigi Riva mi fa oltremodo piacere. Tifoso di una squadra isolana, piccola e lontana, un club che non ha mica tanti seguaci nel Continente. Ma non è tutto. Metto di lato la gioia personale e mi rendo conto, meno male, che non è per forza da tifosi del Cagliari instilllare qualche spunto di riflessione su un calcio diverso, perché c'è tanto da imparare dalla favola di Riva rossoblu, anche tantissimi anni dopo l'abbandono del campo.

I ragazzi di oggi appassionati di calcio non lo conoscono o magari hanno solo sentito parlare, di Gigi Riva. Ma esiste, non è una leggenda romantica e lontana. Magari c'è chi ha scoperto i suoi gol soltanto grazie alle cineteche Rai, in Sardegna i più piccoli hanno ascoltato ed ancora ascoltano i ricordi di padri e nonni inorgogliti, che parlano di quello scudetto del '70 conquistato a suon di gol del mancino “Giggirriva”. Quel numero 11 del Cagliari (e della Nazionale azzurra) che mai nessuno porterà più sulle spalle, perchè quella maglia è stata già ritirata anni fa dalla società sarda, come atto di rispetto per il suo campione.

Ora si va oltre. Dal 18 dicembre Gigi Riva diventa presidente onorario del Cagliari, che nel 2020 inseguirà concretamente tra lo stupore generale degli esteti del calcio il sogno Champions, celebrando al meglio i 50 anni da quello storico scudetto che per la Sardegna significò di più, molto di più, di un triangolino tricolore sulla maglia. Fu la riscossa di un territorio e della sua gente, l'orgoglio isolano oltre i confini dell'isola, «la ribalta, la rivalsa sociale» osserva Nicola, il figlio di Gigi Riva.

E lui, che ha 75 anni, e ne ha trascorsi 55 a Cagliari, senza mai tradire la maglia del Casteddu e i suoi tifosi? Lombardo di Leggiuno approdato nell'isola per non lasciarla mai più, nonostante le promesse della Juve di ricoprirlo di denaro, diventa ancor più un simbolo permanente del Cagliari, di Cagliari e della Sardegna. Senza nessun compito operativo o di rappresentanza, la società lo chiama alla presidenza onoraria, e per sempre. Perchè Riva è stato un esempio indelebile, l'attaccamento vero alla squadra, ad un territorio, al diavolo i soldi, «voglio rimanere qui perchè i pastori partono di notte per vederci giocare a Cagliari e non hanno che la squadra, noi. Giochiamo per loro, per la gente di Sardegna».

Ecco, nel calcio d'oggi è ancora possibile, a stretto giro d'orizzonte, trovare un tipo che ragiona più o meno, ma sul serio, così? Ed oggi che il Cagliari lo gratifica, come risponde “Rombo di tuono”? Che è una «grande soddisfazione, vuol dire che mi sono comportato bene». Schivo e schietto, poca forma e tutta sostanza. Rarità nel calcio ubriacante e da capogiro, ricco e senza modi, feroce e vorace, che brucia uomini, calciatori, storie e miti in un batter d'ali e per una sacca di milioni d'euro. Celebrare Riva e il Cagliari, allora, non è solo esercizio retorico, o pratica da inguaribili tifosi. Un po' di buon esempio, ovunque, non guasta mai.
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«E' nulla l'esempio? Anzi è tutto. L'esempio è la scuola del genere umano; e a questa sola noi possiamo apprendere» (Burke) 
  
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