«Malafemmina» e il grande dubbio: Totò non l'ha scritta da solo

Giacomo Rondinella con Totò
Giacomo Rondinella con Totò
di Federico Vacalebre
Domenica 15 Dicembre 2019, 20:23 - Ultimo agg. 20:32
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Anche ora che dei giovani manager dello showbusiness ne utilizzano una parte ribattezzata Auditorium Novecento per concerti ed eventi, entrare negli uffici della Phonotype Record è come un viaggio alla ricerca della melodia verace perduta. Fondata nel 1901 da Raffaele Esposito, fu la prima etichetta discografica italiana con uno stabilimento autonomo per lo stampaggio dei dischi, solo per un soffio non fu la prima anche in Europa. Qui, nel cuore del centro storico partenopeo, registrarono Ferdinando De Lucia, Giuseppe Godono, Gilda Mignonette e Nicola Maldacea; qui E.A. Mario provava con gli artisti e, quando andava in bagno, diceva con voce stentorea: «Vado a trovare Libero Bovio»; qui John Turturro ha girato uno dei siparietti più veraci e divertenti del suo «Passione». Qui, ieri, Ferdinando Esposito, ricordando il nonno Raffaele, il padre Americo, i fratelli Roberto ed Enzo, ha chiamato a raccolta quel che resta del piccolo mondo antico di cantaNapoli. In prima fila c’è Mario Trevi, vicino a lui Consiglia Licciardi e il fratello Peppe, Mario Maglione... più amici, estimatori, parenti che non sono riusciti a proseguire nel lavoro di famiglia, ma che nemmeno hanno deciso di chiudere i battenti.

Ferdinando l’8 gennaio 2020 sarà premiato dalla Confindustria al teatrino del casinò di Sanremo, dove portano tutte le strade della melodia italiana: riceverà il riconoscimento riservato alle industrie più che centenarie. Ferdinando, 90 anni da compiere mercoledì e decano dei discografici italiani (il suo ufficio è ancora là e guai a chi glielo tocca: «Voglio morire qui dentro», confessa, «ci terrei tanto»), ringrazia, ricorda, racconta. E, a un certo punto, chiama in causa Totò: «Anche lui frequentava i nostri studi, qui in via De Marinis. Un giorno arrivò con dei versi, trovò Alfredo Giannini seduto come sempre al pianoforte e si misero a cercare le note per un pezzo. Le trovarono, il principe prima di andar via saldò con una mille lire il lavoro del maestro, lui era fatto così. Intanto era nata “Malafemmena”».

Come? Ma, allora, quella melodia che ricorda tanto «Amapola» avrebbe un autore diverso da Totò, o almeno un coautore? Ferdinando Esposito non è alla ricerca di pubblicità, si è soltanto lasciato sfuggire un ricordo sul celeberrimo brano scritto nel 1951 per la Piedigrotta La Canzonetta dove fu portata al successo da Mario Abbate. Leggenda vuole che sia stata composta durante un soggiorno presso l’hotel Miramare di Formia, altre leggende la vogliono dedicata a Silvana Pampanini o alla moglie, a quel punto quasi ex moglie, Diana Rogliani. Il poeta Salvatore Palomba la trova semplicemente brutta. Giacomo Rondinella, Fausto Leali, James Senese, Claudio Villa, James Senese, Renzo Arbore, Connie Francis, Mina, Massimo Ranieri, Jerry Vale sono convinti del contrario. Ora... ecco il mistero sul coinvolgimento di Alfredo Giannini, fido collaboratore di Rondinella, «professionista straordinario», lo ricorda Mario Trevi. Il suo fu un contributo sostanziale? Don Ferdinando ricorda bene? Un’altra leggenda pronta a rilanciare la leggenda di «Malafemmena»? Un libro dice che Totò arrivò in ritardo quando la canzone fu premiata al teatro Diana: era sotto le lenzuola con «una buonafemmena» avrebbe spiegato lui, che quell’anno aveva in gara addirittuta sei canzoni.

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