Medici aggrediti in pronto soccorso,
a Napoli uno ogni tre giorni

Medici aggrediti in pronto soccorso, a Napoli uno ogni tre giorni
di Ettore Mautone
Sabato 21 Dicembre 2019, 07:58 - Ultimo agg. 15:14
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Nel corso del 2019 hanno raggiunto quota 130 le aggressioni al personale sanitario (uno ogni tre giorni), soprattutto 118 e pronto soccorso. Circa un terzo in più che nel 2018. A dire basta alle violenze è la Fp-Cgil Campania e area metropolitana di Napoli. Il sindacato ieri mattina si è riunito con alcuni esponenti della dirigenza medica e delle professioni sanitarie e infermieristiche fuori alla Prefettura per un sit-in. «Professionisti sanitari, medici e infermieri chiedono rispetto per il proprio lavoro - avverte Giosuè di Maro, segretario generale Sanità - invitiamo Prefettura e Questura ad attivarsi per installare le telecamere di videosorveglianza e garantire vigilanza. Militarizzare i pronto soccorso non è la soluzione - aggiunge - bisogna agire sull'organizzazione dei pronto soccorso, garantire personale in numero adeguato. Spesso il pronto soccorso è un corpo avulso dal resto dell'ospedale, non si sviluppano adeguate sinergie e integrazioni. Dobbiamo sostenere gli operatori che operano quotidianamente nelle prime linee e al 118 e nella Medicina d'urgenza, lavoratori che nelle condizioni date fanno il massimo con pochissime gratificazioni».

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LE RICHIESTE
Di Maro si rivolge anche alla politica. Alla Regione, dopo la fuoriuscita dal commissariamento, si chiede di «programmare bene l'attività territoriale, adeguando i fabbisogni di personale». Al Governo, cui viene riconosciuta un'inversione di tendenza nella recente sigla del Patto della Salute, di proseguire con gli investimenti perché «il bene più prezioso che abbiamo è la salute pubblica». «Nel nostro ospedale un medico ha avuto una frattura alla mandibola e al naso - racconta Luigi Paganelli, Rsu Cgil dell'ospedale San Giovanni Bosco - abbiamo bisogno di un presidio di polizia e della qualifica di pubblico ufficiale, così che possa scattare subito la denuncia da parte dell'azienda sanitaria. La situazione è insostenibile. Sfido chiunque a recarsi al lavoro ogni giorno senza sapere se poi tornerà a casa integro o se avrà avuto ingiurie o minacce. I colleghi hanno perfino smesso di denunciare perché non abbiamo riscontri dalle istituzioni. Nell'immediato per arginare il fenomeno è necessario ripristinare le postazioni di Polizia presso i presidi ospedalieri di frontiera e dotare i pronto soccorso di telecamere collegate con la centrale operativa della Questura».

LE MISURE
Iniziative già prevista dai vari comitati per l'ordine pubblico come intensificare i controlli delle volanti presso gli ospedali più affollati e rivedere le regole di ingaggio delle guardie giurate. Sollecitata l'approvazione del disegno di legge che conferisce il ruolo di pubblici ufficiali ai professionisti, medici ed infermieri, che lavorano nelle aree critiche, richiamato l'aumento delle assunzioni nel solco del piano straordinario avallato dal ministro della Salute Roberto Speranza. Sostanzialmente allineati con la Cgil gli altri sindacati di categoria. «La sicurezza nei pronto soccorso non può certamente essere affrontata solo sul piano della repressione - avverte Lino Pietropaolo, segretario generale della Cisl medici di Napoli - in alcune Regioni le Asl si sono affidate addirittura a corsi per la difesa personale. Non è questa la strada. In attesa delle nuove norme ci aspettiamo, dopo la fine del commissariamento che segna una svolta per cittadini e operatori, iniziative concrete, studiate e ben sperimentate. Investimenti in strumenti di monitoraggio e controllo. L'obiettivo è migliorare l'assistenza assumendo personale sanitario e medico, favorendo il benessere lavorativo. È chiaro che se le autoambulanze medicalizzate sono poche e imbottigliate nel traffico l'utenza s'inviperisce. Così in pronto soccorso se i medici sono pochi e le attese si allungano». Sensazione di abbandono, mancanza di cure immediate, estenuanti attese, sovraffollamento, persistenza in barella in attesa del ricovero, riduzione di posti letto per le acuzie, mancanza di personale gli ingredienti della miscela che fa da innesco alla cultura della sopraffazione e della prevaricazione.

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