Cosenza, agli arresti domiciliari il prefetto Paola Galeone che ha intascato la mazzetta di 700 euro

Cosenza, agli arresti domiciliari il prefetto Paola Galeone che ha intascato la mazzetta di 700 euro
Giovedì 2 Gennaio 2020, 14:05 - Ultimo agg. 3 Gennaio, 12:55
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È finito agli arresti domiciliari il prefetto di Cosenza, Paola Galeone, 58 anni, di Taranto, coinvolta in un'inchiesta per una presunta mazzetta che avrebbe indotto a corrisponderle un'imprenditrice, Cinzia Falcone. La clamorosa svolta nell'inchiesta che era stata avviata nei giorni scorsi dalla Procura della Repubblica di Cosenza si é avuta stamattina con la notifica di un'ordinanza di custodia cautelare in cui viene contestato alla prefetta il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità. A dare notizia dell'arresto di Paola Galeone é stata la Procura della Repubblica di Cosenza con un comunicato a firma del Procuratore, Mario Spagnuolo, in cui, tra l'altro, si specifica che «l'indagine prosegue al fine di accertare eventuali ulteriori fatti, penalmente rilevanti». Il che vuol dire che le responsabilità della prefetta Galeone potrebbero non essere circoscritte all'unico caso della mazzetta che sarebbe stata indotta a versare Cinzia Falcone.

Indagato il prefetto di Cosenza per corruzione: filmata la consegna di denaro per 700 euro

A questo punto, s'indaga, dunque, su tutte le spese ed i rimborsi gestiti da Paola Galeone per accertarne la regolarità. E non é escluso che possano emergere altri fatti clamorosi. Ad eseguire l'ordinanza di custodia cautelare a carico della prefetta Galeone é stata la Squadra mobile di Cosenza, diretta da Fabio Catalano, che é stato il funzionario di polizia che il 23 dicembre scorso ha raccolto per primo la clamorosa denuncia di Cinzia Falcone. L'imprenditrice non ha esitato un solo istante a riferire agli organi investigativi la sconcertante proposta che le era stata rivolta da quella prefetta con la quale, tra l'altro, la stessa imprenditrice aveva avviato da tempo un'intensa attività a tutela delle legalità. Cinzia Falcone, presidente dell'associazione «Animede», che si occupa di tutela dei diritti delle donne e responsabile di un centro di accoglienza per migranti a Camigliatello Silano, ha sempre creduto, riferiscono adesso quanti la conoscono, nella legalità e nel rispetto delle regole da parte delle istituzioni. Ed era dunque la persona meno indicata per accettare la proposta insensata rivoltale dalla prefetta Galeone: emettere una fattura fittizia di 1.220 euro finalizzata, secondo le intenzioni della Galeone, ad appropriarsi della parte di fondo di rappresentanza concessa ai prefetti disponibile a fine anno e rimasta inutilizzata. In base a tale accordo, 700 euro sarebbero andati alla prefetta e 500 all'imprenditrice.

La consegna del denaro sarebbe avvenuta in un bar del centro di Cosenza. Ad incastrare il prefetto é stata la videoripresa con una microcamera che la Polizia aveva pensato bene di fornire a Cinzia Falcone, con cui erano stati concordati data, ora e luogo della consegna alla prefetta della busta contenente il denaro. Subito dopo Paola Galeone é stata accompagnata negli uffici della Squadra mobile e colta con le «mani nel sacco», visto che nella borsa aveva ancora le banconote consegnatele da Cinzia Falcone che gli investigatori avevano pensato bene di fotocopiare in modo da non lasciare alcun margine di dubbio sulle responsabilità di Paola Galeone. Fine dunque della carriera di un Prefetto della Repubblica, ma anche un colpo terribile alla credibilità dello Stato in una terra come la Calabria che proprio di Stato e di legalità ha un disperato bisogno.
 

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