Crac Deiulemar, l'armatore condannato
fa festa e il giudice: «Troppa ostentazione»

Crac Deiulemar, l'armatore condannato fa festa e il giudice: «Troppa ostentazione»
di Aniello Sammarco
Martedì 7 Gennaio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 8 Gennaio, 07:03
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Un clic di troppo e quello che doveva essere un privato scambio di pareri tra un imprenditore che aveva organizzato un veglione di Capodanno e un magistrato, nell’era dei social e delle condivisioni affrettate, è diventato di dominio pubblico. A scatenare la polemica è stata una foto, scattata in un esclusivo risto-bar di Torre del Greco, che ritrae la presenza al veglione di Angelo Della Gatta, uno degli armatori coinvolti nel fallimento da 720 milioni di euro della Deiulemar. «Troppa ostentazione», è l’accusa di Angelo Scarpati, magistrato a Torre Annunziata.

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I FATTI
Un noto locale organizza il veglione di Capodanno. La serata è un successo, i festeggiamenti vanno a gonfie vele ma nessuno ne parlerebbe più se non apparissero alcune foto nelle quali si vedono Angelo Della Gatta (condannato in Cassazione per il crac multimilionario e in attesa delle ridefinizione della pena da parte della Corte d’Appello di Roma) brindare con la compagna. Tra coloro che notano gli scatti c’è anche un magistrato del tribunale di Torre Annunziata. È Angelo Scarpati (il coinvolgimento di alcuni suoi familiari, titolari di obbligazioni Deiulemar, provocò il trasferimento del processo penale a Roma).

Scarpati lunedì sera scrive al titolare del risto-bar, Giorgio Parisi. Invoca le lacrime dei truffati: «E queste lacrime diventano ancora più amare – sostiene – nell’assistere, beffardamente e pubblicamente, all’ostentazione delle immagini ritraenti alcuni dei responsabili del fallimento presenti alla serata del 31 dicembre. Ciò che fa più male è, invero, l’ostentazione di certe immagini, ormai presenti su tutti i social, il che suona come un ulteriore pesante schiaffo a una città in ginocchio». Scarpati infine esprime «dissenso morale rispetto a certi comportamenti».

LA CHAT
È un messaggio privato che arriva sul cellulare di Parisi e che resterebbe privato, come la risposta di quest’ultimo, se qualcuno non riuscisse ad «impadronirsi» del testo condividendolo sui social. Rendendo la conversazione di dominio pubblico. L’imprenditore, raggiunto telefonicamente, sottolinea: «Anche la mia famiglia è stata colpita dal crac della Deiulemar ma abbiamo avuto il coraggio di investire in una realtà profondamente segnata. Ammetto che, avendo vissuto per diversi anni fuori Torre del Greco, prima di Capodanno nemmeno conoscevo il volto degli armatori. Le foto, inoltre, non sono state pubblicate da noi ma da un professionista terzo. Mi spiace se qualcuno si è risentito». Poi aggiunge: «Io faccio l’imprenditore. Sono altri che, se qualcuno ha sbagliato, dovrebbero tenerli in luoghi diversi da Torre del Greco».

La polemica tocca gli obbligazionisti Deiulemar. Tra i più attivi c’è Giovanni Aurilia, rappresentante del comitato Trasparenza e Legalità: «Sono otto anni che invochiamo giustizia ma intanto questi soggetti, di fatto falliti, continuano ad avere una vita agiata. Stamperemo la lettera scritta da Scarpati e ci presenteremo al presidente del tribunale di Torre Annunziata per chiedergli perché nessuno tra i condannati in Cassazione ha ancora espiato la propria pena e perché si è arenata l’inchiesta sui presunti prestanome degli armatori». Sul caso, raggiunto telefonicamente, l’avvocato di Angelo Della Gatta, Giro Sepe, che per conto dei tre fratelli (gli altri sono Pasquale e Micaela) ha seguito i tre gradi di giudizio, ha dichiarato di non essere stato informato dal proprio assistito e di avere appreso della vicenda solo dai giornalisti.

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