Preso a Dubai broker napoletano del narcotraffico: il latitante tradito da un passaporto falso

Preso a Dubai broker napoletano del narcotraffico: il latitante tradito da un passaporto falso
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 9 Gennaio 2020, 21:10 - Ultimo agg. 10 Gennaio, 06:40
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Si sentiva a casa, una volta atterrato a Dubai. E non immaginava di finire in cella, dopo aver fatto il giro del mondo ed essere sbarcato in un paese dove si sentiva al sicuro. Ha mostrato il proprio documento - un passaporto ovviamente falso - e qualcosa nel suo piano è saltato. È stato arrestato, hanno capito che il documento era posticcio, fine del viaggio e della copertura internazionale. Eccolo Bruno Carbone, napoletano del 1977, ritenuto da almeno due Procure italiane broker del narcotraffico, in un giro di affari che tiene collegata Napoli, il sud Italia, ma anche l’Olanda, il centro America e - ovviamente - gli Emirati arabi.

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Carbone è stato arrestato a Dubai, alla dogana dello scalo aeroportuale, dopo essere sbarcato da un volo proveniente da Panama. Ha mostrato il passaporto, ma qualcosa nel suo piano - o nelle sue coperture - si è incrinato. Bruno Carbone deve scontare una condanna in primo grado a venti anni di reclusione, come broker e rifornitore dei canali del narcotraffico, secondo quanto emerge dalle indagini del pm Maria Di Mauro (e dell’aggiunto Giuseppe Borrelli), culminate nell’inchiesta Cuba Libre. 

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Inseguito da tre misure cautelari, Carbone per anni è stato indicato come una sorta di fantasma, un imprendibile. Pochi mesi fa, vennero sequestrati 240mila euro conservati nell’abitazione di sua moglie, Violetta Prezioso, grazie a un blitz condotto nella zona di Lago Patria. E non è un caso che la sua destinazione finale sia la stessa dove vive il suo splendido isolamento Raffaele Imperiale. Ricordate questo nome? Assieme al socio Cerrone, venne coinvolto nell’inchiesta condotta dai pm Maurizio De Marco e Vincenza Marra, poi culminata nel sequestro di due tele di Van Gogh, due opere trafugate dal museo nazionale di Amsterdam, riacquistate dalla camorra per oltre un milione di euro. 
 

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Una sorta di ipoteca per la vita, che era nascosta in una villetta nei pressi di Castellammare di Stabia, poi restituita agli olandesi grazie a un accordo tra autorità giudiziaria napoletana e di Amsterdam.

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