Morì cadendo dal tetto del capannone,
a processo il collega: «Niente precauzioni»

Morì cadendo dal tetto del capannone, a processo il collega: «Niente precauzioni»
di Nicola Sorrentino
Sabato 11 Gennaio 2020, 06:25 - Ultimo agg. 08:31
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Morì cadendo da un capannone, mentre tentava di sostituire alcuni pannelli della copertura di una fabbrica, a Nocera  Inferiore. Ci sarà il processo per la morte di Antonio Cerrato, 64enne dipendente della «Nocera Multiservizi», morto il 7 settembre scorso. Il gup ha rinviato a giudizio A.C., 58enne nocerino, collega della vittima, con l’accusa di omicidio colposo. La prima udienza utile per il dibattimento è stata fissata per il prossimo 16 aprile, dinanzi al giudice monocratico. L’imputato è difeso dall’avvocato Giovanna Fasanino.

Le accuse della Procura, nella figura del sostituto Roberto Lenza, contestano al 58enne una serie di violazioni in materia di sicurezza sul lavoro. E cioè, il non aver adottato alcuna impalcatura o ponteggio - dunque delle precauzioni - per scongiurare il pericolo di caduta per quel tipo di intervento. La vittima quel giorno giunse presso un capannone in via Prisco Palumbo, nel quartiere di Piedimonte, che era in disuso. Ma che l’amico aveva nelle sue disponibilità e al quale la vittima aveva chiesto come stessero andando alcuni lavori, che il primo stava effettuando da tempo. Questo almeno secondo le indagini condotte dai carabinieri del reparto territoriale. Il 64enne a quel punto tentò di sostituire alcune lamiere corrose dalle infiltrazioni d’acqua. Un modo per aiutare l’amico, ma non adottando le norme antinfortunistiche previste dal caso. Dopo aver poggiato i piedi su di una lastra di plexiglass, quest’ultima si ruppe, facendo fare a Cerrato un volo di almeno sei metri. 
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