La testimonianza in aula: «Attacchini di camorra per il voto a Castellammare»

La testimonianza in aula: «Attacchini di camorra per il voto a Castellammare»
di Dario Sautto
Sabato 11 Gennaio 2020, 11:20 - Ultimo agg. 13:53
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«Durante la campagna elettorale, al rione Savorito un pluripregiudicato vicino ai D'Alessandro fu trovato ad attaccare manifesti per il candidato Luigi Greco, figlio di Adolfo. E per lo stesso motivo ci furono contatti telefonici anche con il cognato di un killer del centro antico». Attacchini vicini alla camorra per fare propaganda elettorale in favore di Luigi Greco, divenuto consigliere comunale, attualmente indagato a piede libero per la vicenda dei permessi nell'ex area Cirio di Castellammare.

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Il suo nome è venuto fuori durante la testimonianza dell'ispettore Mario Savarese, investigatore del commissariato di polizia di Castellammare che ha condotto l'inchiesta «Olimpo». Il blitz ha portato all'arresto del papà dell'ex consigliere, l'imprenditore del latte Adolfo Greco, ex uomo di fiducia di Raffaele Cutolo (fu condannato per favoreggiamento per aver acquistato il castello mediceo di Ottaviano), detenuto dal 5 dicembre 2018 e tuttora imputato insieme ad altre 6 persone per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

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Su domanda dei difensori di Greco, è emersa la vicenda degli attacchini durante la campagna elettorale 2013 che ha precisato il testimone «non ha portato a nessun procedimento». Tra i fatti ricostruiti dall'ispettore, anche l'insolito incontro avvenuto nella sede della Cil, azienda di Greco, tra l'imprenditore imputato e la vedova del boss D'Alessandro, Teresa Martone. Dopo la richiesta estorsiva la donna avrebbe preteso 5mila euro per i figli allora detenuti, Vincenzo e Pasquale D'Alessandro la Martone avrebbe chiesto informazioni per «affari». «Voleva piazzare frutta all'ingrosso. Ma da sempre i D'Alessandro hanno interessi nel commercio di generi alimentari: pesce, caffè e pasta».

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