Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
di

Il bimbo di Llorente
e la rabbia in ospedale

Fernando Llorente, calciatore del Napoli, in uno scatto di Alessandro Garofalo. Sotto, la piccola Noemi.
Fernando Llorente, calciatore del Napoli, in uno scatto di Alessandro Garofalo. Sotto, la piccola Noemi.
di Aldo Balestra
Martedì 14 Gennaio 2020, 20:43 - Ultimo agg. 15 Gennaio, 17:07
3 Minuti di Lettura
Napoli, il bambino di Llorente all'ospedale Santobono. È protesta: «Curato prima degli altri» (Il Mattino.it, 13 gennaio 2020, ore 23.00)
***
Non sappiamo più aspettare, nemmeno quando potremmo e dovremmo. E' vero, ce ne hanno dato abbondante motivo: con la negligenza, la sciatteria, la disorganizzazione e l'inefficienza unite talvolta all'arroganza degli operatori, che scambiano l'esercizio di una funzione (è il loro lavoro, sono retribuiti) con la convinzione di detenere un potere. Negli uffici pubblici, ma soprattutto negli ospedali. In sanità accade molto spesso. E l'utenza ne subisce conseguenze mortificanti e illegittime, ingiustificate e ingiustificabili.
Accade di sovente e troppo, soprattutto nel Meridione, ma anche qui esistono - e meno male - efficienza, dedizione, cortesia, persino sorrisi. Insomma, magari raramente, ma capita anche che il torto sia al di qua dello sportello, della corsia. E che ogni tanto la colpa sia assolutamente di chi s'arrabbia.

L'ospedale Santobono è specializzato nel pronto soccorso e nella cura dei bambini: qui, mesi fa, ha combattuto tra la vita e la morte la piccola Noemi, la bimba colpita per errore da un colpo di pistola in un agguato della camorra spietata e senza regole. Qui, per settimane, ci sono state veglie di preghiera, fiaccolate e segni d'affetto di migliaia di persone, aspettando - sì, aspettando - che i medici facessero il loro lavoro e salvassero la vita a quella piccola con il polmone perforato da un proiettile.

«Noemi una di noi», si disse. Ed è giusto. Perchè ciascuno si immedesimava nell'assurdo dramma di quella piccina e della sua famiglia sino ad allora sconosciute. Ma se sei il figlio di Fernando Llorente, il calciatore del Napoli, e sei vittima di una caduta battendo la testa che metterebbe in ansia qualsiasi genitore, non si può essere oggetto indiretto del rancore di chi ritiene, urlando e quasi aggredendo medici e infermieri, che visitandolo si stia facendo il favore al papà calciatore. Quel bimbo era caduto per davvero, gli era stato assegnato un "codice giallo", occorreva fare in fretta: «In pronto soccorso - si è spiegato poi al Santobono - funziona così: chi è più grave ha la precedenza. Non chi è più famoso. E in quel momento, nel nostro pronto soccorso, c’erano tutti codici a bassa gravità che non dovrebbero nemmeno accedere a un pronto soccorso. L’emergenza e l’urgenza sono riservati ai codici gialli e ai codici rossi, i primi con pazienti in condizioni stabili ma suscettibili di evolvere verso situazioni di pericolo. I secondi in immediato pericolo di vita, come accadde per Noemi».

E' che forse si è stanchi di subire una sanità molte volte di livello carente. Ma nemmeno bisogna cadere nell'eccesso opposto e vedere soprusi anche dove non ci sono. Al Santobono c'era un bambino figlio di un calciatore famoso, può accadere pure a lui di aver diritto, come tutti, ad essere curato.
Il problema è che in giro si registra una dose sempre più bassa di pazienza, di tolleranza, prevale il sordo rancore. Ognuno pensa, in modo distorto, di avere maggiori diritti degli altri, sempre e comunque, perché il mondo già va male e ...a me non deve andare peggio. Tutto pare diventato assai complicato. Se provassimo a non metterci del nostro le cose - anche quelle che già funzionano - potrebbero andare meglio, e per tutti.
***
«Senofonte, venendo insultato, disse: Tu imparasti ad insultare, ed io imparai a disprezzare gl'insulti. La vendetta rende uguale l'offeso all'offensore» (Seneca)  
© RIPRODUZIONE RISERVATA