Matrimoni forzati, in Pakistan svolta storica per le conversioni forzate all'islam delle bambine

Matrimoni forzati, in Pakistan svolta storica per le conversioni forzate all'islam delle bambine
di Franca Giansoldati
Giovedì 16 Gennaio 2020, 14:15
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Città del Vaticano - Svolta storica per il caso di Huma Younus e per tutte le ragazze cristiane rapite e convertite forzatamente all’Islam in Pakistan. L’avvocato della 14enne cattolica convertita all'islam con la forza per farle contrarre matrimonio, riferische che l’Alta Corte del Sindh, ha chiesto al poliziotto incaricato delle indagini di condurre in aula Huma nel corso della prossima udienza che è stata fissata per il 3 febbraio. A riferirlo è l'associazione cattolica Aiuto alla Chiesa che soffre. 

Sarà la prima volta che una vittima di conversione forzata testimonierà in tribunale. La vicenda della giovane rapita il 10 ottobre scorso ha già visto altri due importanti primati: si tratta di un primo caso di conversione e matrimonio forzato che giunge dinanzi ad un’Alta Corte pachistana e della prima volta in cui si chiede l’applicazione del Child marriage restraint act, legge che vieta i matrimoni con minori entrata in vigore nel 2014 in Sindh e finora mai applicata.

«Fino ad oggi nessuna famiglia era riuscita a chiedere giustizia – spiega l’avvocato Yousaf – perché i cristiani sono poveri e poco istruiti e non hanno i mezzi necessari per l’assistenza legale. Nel loro dramma i genitori di Huma sono stati fortunati, perché Aiuto alla Chiesa che Soffre si è fatta carico di tutte le spese legali. Altrimenti non saremmo potuti arrivare a questo punto». Il sostegno di ACS ha inoltre permesso di affiancare alla Yousaf, che segue il caso pro bono, anche un avvocato musulmano della Corte Suprema, Mujahhid Hussein. La sua esperienza, unita alla sua fede islamica, può fare la differenza.

Tuttavia non sarà facile riportare a casa Huma, anche a causa della corruzione e della connivenza delle forze di polizia con i rapitori. «Stamattina in aula – riferisce l’avvocatessa – il funzionario incaricato delle indagini Akhtar Hussain ha riferito che lo scorso 9 gennaio Huma è stata convocata al tribunale di primo grado per firmare una dichiarazione in cui afferma di essere maggiorenne. Né io, né i genitori ne eravamo al corrente, e simili procedure non potrebbero avvenire in assenza di entrambe le parti. È chiaro come la polizia stia aiutando il sequestratore».

Se il rapitore, il musulmano Abdul Jabbar, sostiene soltanto a parole che la ragazza sia maggiorenne, i genitori di Huma hanno fornito in aula altri due documenti che ne attestano la minore età: un attestato della scuola e il certificato di battesimo della parrocchia cattolica St. James di Karachi. Entrambi i documenti portano la data di nascita di Huma: 22 maggio 2005.


 

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