L’oppio del popolo

L’oppio del popolo
Venerdì 17 Gennaio 2020, 13:02
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La cultura come “un campo di battaglia ancora possibile, ma fuori da ogni illusione di vittoria”, fatto da spazi di minoranza e senza calcolo, dice Goffredo Fofi (Oscar alla carriera per la critica, maestro per molti, voce da ascoltare, uno col quale è bello litigare ed essere in disaccordo) in un libro-manifesto: “L’oppio del popolo” (elèuthera). C’è il contesto e i danni:  quello che critichiamo da anni da questa rubrica, la cultura come strumento di distruzione – e pensare che basterebbe un apostrofo, che poi è il lavoro della critica –; e c’è anche la storia fofiana – libri e riviste – un lungo elenco di possibilità perdute, di assalti mancati, e un metodo: una libertà (molto ideologica che spesso ha portato a qualche fosso) di indagine e uno sguardo penetrante sostenuto da una scrittura forte, anche se sempre poco persuasiva. Non poteva – e forse non doveva – che essere che così, è per questo che le pagine di Fofi – soprattutto quelle che non ci piacciono – sono fondamentali, perché testimoniano una lateralità critica di cui si sta perdendo la memoria e l’insegnamento. Il libro è un modo per ripartire, una solida base per riscoprire il grande lavoro intellettuale di Fofi che abbraccia cinquant’anni e fischia di cinema e letteratura, una nuova possibilità. 
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