Andrea Vianello, giornalista, conduttore ed ex direttore di Rai3, in un Auditorium del Maxxi strapieno, ha parlato dell'ictus quasi mortale che lo ha colpito un anno fa e delle tappe del suo percorso di riabilitazione grazie al quale ha recuperato le capacità di parlare. «Ora non vedo l'ora di riprendere il lavoro, ma non voglio perdere quello che ho compreso in questi mesi. Non voglio più perdere tempo nelle stupidate. Siamo portati a ripetere gli stessi errori, ma cercherò di ricordarmi tutto».
Esperienze che ha raccontato con grande verità nel libro Ogni parola che sapevo (Mondadori), del quale Francesco Siciliano ha letto alcuni emozionanti passaggi. «Fare il libro era una necessità e una terapia perché volevo scrivere e non ci riuscivo. L'ho fatto da solo, senza usare nemmeno la correzione automatica. È stata dura ma è stato anche bello - ha spiegato il giornalista - . Mentre scrivevo purtroppo io e mio fratello abbiamo anche perso il nostro papà, è stato un anno duro. E ho finito di scrivere il libro anche per lui, perché era un progetto che lo aveva reso felice».
Andrea Vianello racconta il suo ictus: «Non riuscivo nemmeno a dire il nome dei miei figli»
Vianello ha ringraziato tutte le persone che gli sono state vicino, a cominciare dalla moglie Francesca («una donna straordinaria e molto forte, chissà perché venti anni fa ha scelto proprio me») e tutti i medici e gli operatori sanitari che l'hanno salvato, assistito e aiutato nella malattia e nel percorso di guarigione (molti erano in sala) all'Umberto I e nella clinica Santa Lucia di Roma («ho trovato persone straordinarie nella sanità pubblica»). «Io - ha sottolineato - ero un cretino a dire che non volevo restare un uomo a metà. Chi ha avuto un ictus è un uomo intero, anzi è più forte di prima. Quando ti succede una cosa come questa si può usare quello strano periodo in cui l'abisso ti guarda per capire le priorità della vita». Ictus «è una parola che fa paura, ha sopra un tabù, come l'ha avuto per tanti anni la parola tumore.
Andrea Vianello torna in tv dopo l'ictus e ringrazia l'infermiera che gli ha salvato la vita Video
E l'ictus fa paura prima di tutto a noi che l'abbiamo avuto. Sembra quasi ci sia arrivato per colpa nostra e non è assolutamente così. Io sono stato fortunato, ci ho messo un pò di tempo, ma ho ripreso a parlare, anche se non sono la voce più veloce del west. Il danno ancora c'è, ma è una malattia che oggi si può prevenire, poi si può curare e c'è la riabilitazione: la medicina ha fatto grandi passi avanti». Con il tempo «magari non riusciremo a tornare esattamente come eravamo, ma non è un problema, tutti cambiano, ogni giorno».
Ora «spero, parlandone, di aiutare qualcuno che ha vissuto quest'esperienza. Già dopo la mia partecipazione alla trasmissione di Gramellini, tante persone mi hanno ringraziato». Vianello vuole inoltre far conoscere di più i rischi di ischemia cerebrale che sarebbero legati anche al sottoporsi a manipolazioni al collo violente fatte da osteopati o chiropratici: «Io ne avevo fatta poco prima che avessi l'ictus, non avevo colesterolo e non c'era altro motivo perché mi colpisse, se non un problema meccanico, anche se non ci sono certezze.
Il 2 febbraio dello scorso anno ho avuto un ictus, ho subito un'operazione d'urgenza, e quando mi sono risvegliato non riuscivo più a parlare. Proprio io, che sapevo solo parlare: non potevo dire nemmeno i nomi dei miei figli. Questo libro è stata la mia terapia e la mia speranza pic.twitter.com/SaWTVA4NW7
— Andrea Vianello (@andreavianel) 13 gennaio 2020
Non ci sono numeri su questo, ma c'è l'esperienza dei neurologi, dicono che può succedere ed è una cosa che pochi sanno».