Maxi frode all'Iva da 100 milioni: 13 arresti, legami con camorra e Casamonica

Maxi frode all'Iva da 100 milioni: arresti in tutta Italia, legami con camorra e criminalità romana
Maxi frode all'Iva da 100 milioni: arresti in tutta Italia, legami con camorra e criminalità romana
Lunedì 3 Febbraio 2020, 08:28 - Ultimo agg. 13:59
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La guardia di finanza ha scoperto una maxi frode all'Iva da oltre cento milioni e sta dando esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 soggetti. In corso anche una serie di perquisizioni in diverse regioni italiane. A capo dell'organizzazione c'erano, secondo inquirenti ed investigatori, soggetti vicini a clan camorristici e alla criminalità romana, in particolare ai Casamonica.

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L'indagine coordinata dalla procura di Pavia ha portato alla luce un'organizzazione che, attraverso una serie di frodi carosello, in poco più di due anni è riuscita a sottrarre cento milioni di Iva, riciclando sia in Italia sia all'estero i proventi accumulati in maniera illecita. Complessivamente sono state eseguite 22 perquisizioni, anche con l'ausilio di unità cinofile e aeree. 

 

 

A capo della banda con l'operazione “Fuel Discount” c'era un quarantacinquenne di Roma, che gli altri chiamavano “Semidio o Gesù”. Oltre a lui, che si occupava della gestione operativa della società, ai vertici c'erano un uomo soprannominato “Romeo”, 41enne domiciliato in una lussuosa villa nella zona Est di Roma, roccaforte dei Casamonica, e l'altro, chiamato “Stefano”, napoletano di 47 anni fratello di un organico del clan camorristico Polverino. L'organizzazione criminale, secondo gli inquirenti, si stava «rapidamente» espandendo in Italia e all'estero grazie ai guadagni «ingenti» accumulati «in pochissimo tempo» e «al calibro criminale dei suoi vertici». Il meccanismo prevedeva la falsificazione dei bilanci delle società (ai domiciliari è finito anche un commercialista di 54 anni di Pavia) e il mancato versamento delle imposte.

«Tanto c'è zia Iva»...: così uno degli intercettati spiegava di non essere preoccupato dai 15mila euro che costava al giorno l'affitto di uno yacht per le vacanze. I soldi 'guadagnati' dal gruppo servivano a pagare provvigioni e stipendi in nero, ma anche auto lussuose come Lamborghini, Porsche e Ferrari e anche un orologio Patek Philippe da centomila euro. L'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto di Pavia Maria Venditti e dal sostituto Alberto Palermo, è iniziata quando la Gdf di Pavia si è insospettita per l'aumento considerevole dell'arrivo a un deposito di Vigevano di cisterne provenienti da Slovenia e Croazia. Grazie alla collaborazione della Polizia stradale e dell'ufficio delle dogane, le fiamme gialle hanno scoperto frodi a carosello. In pratica, il carburante veniva acquistato nella Repubblica Ceca, a Cipro, in Croazia, Romania e Slovenia attraverso società cartiere e poi con un giro di fatture false del valore stimato di 400 milioni di euro, rivendevano il carburante o lo utilizzavano in una serie di distributori stradali che gestivano fra Piemonte, Veneto e Lombardia.
 

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