​Maurizio de Giovanni: «Il successo del noir italiano? Il racconto sfaccettato della realtà difficile»

Maurizio de Giovanni: «Il successo del noir italiano? Il racconto sfaccettato della realtà difficile»
​​Maurizio de Giovanni: «Il successo del noir italiano? Il racconto sfaccettato della realtà difficile»
di Caterina Carpanè
Martedì 4 Febbraio 2020, 11:04 - Ultimo agg. 11:11
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Basta dare un’occhiata alle classifiche dei libri più venduti per rendersi conto del fenomeno: tra i bestseller campeggia sempre almeno il titolo di un romanzo noir italiano. Antonio Manzini, Gianrico Carofiglio, Carlo Lucarelli, Maurizio de Giovanni – solo per citarne alcuni – sono ormai sinonimo di successo assicurato oltre che testimoni della passione dei lettori italiani per un’intera generazione di scrittori, che non si sentono in competizione tra loro: «Tra di noi c’è un rapporto meraviglioso, siamo molto amici», fa sapere de Giovanni, ospite di NebbiaGialla, il festival del noir organizzato lo scorso weekend a Suzzara (Mantova) da un altro giallista, Paolo Roversi. «I nostri romanzi costruiscono un bell’affresco del Paese, - spiega l’autore partenopeo. – Il nero italiano guarda al presente senza fingere, senza abbellimenti, è un racconto diversificato delle singole regioni, attento a tutto ciò che accade sul territorio. Raccontiamo la strada, quella che magari sembra pulita, ma che sotto i tombini nasconde altro, altro che ci fa comodo pensare che non esista. Credo proprio che il racconto coerente, freddo, profondamente dolente di questa realtà sia ciò che piace agli italiani.». Una realtà che de Giovanni non teme di descrivere come «momento terribile nella storia del nostro Paese» perché se «nella mia città ci sono quartieri in cui la polizia non può nemmeno entrare, come posso sentirmi dire che il problema sono cinquanta migranti a bordo di un rimorchiatore?».

Divenuto celebre per il ciclo dedicato al commissario Luigi Alfredo Ricciardi – così amato che una coppia di Avellino ha deciso di chiamare il figlio in onore del personaggio, e per le avventure de «I Bastardi di Pizzofalcone», negli anni più recenti de Giovanni ha presentato ai suoi lettori nuovi e intriganti protagonisti, come l’assistente sociale Mina Settembre e la silenziosa detective Sara Morozzi. «Uno scrittore non è un produttore di un detersivo che ha trovato una formula e la usa in maniera intensiva, - commenta l’autore. – Quando trovo qualcosa che piace alla gente, cerco dell’altro: non è il successo commerciale quello che va inseguito, ma il divertimento, nel pieno senso di divertere, andare da un’altra parte. Bisogna avere la forza e il coraggio di andare a cercare qualche altra cosa da qualche altra parte». Magari in televisione? «I Bastardi di Pizzofalcone» sono diventati una fiction di grande successo con Alessandro Gassman, la prossima stagione arriverà su Rai Uno «Il Commissario Ricciardi» con il volto di Lino Guanciale, mentre è notizia di pochi giorni fa che Serena Rossi vestirà i panni di Mina Settembre. Come si pone de Giovanni dinanzi l’adattamento dei suoi romanzi? «Le trasposizioni televisive sono realtà in cui intervengono moltissime personalità: quando scrivi un romanzo lo fai da solo, non hai nessuno a cui rendere conto, mentre in tv nascono variazioni della tua storia per l’intervento di registi, sceneggiatori, attori che ne danno un’interpretazione, - nota l’autore di Nozze (Einaudi). – Ci sono inoltre delle necessità etiche: alcuni personaggi e storie possono essere raccontate in un libro, ma non sul piccolo schermo, dove le vicende sono spesso seguite in maniera acritica. La televisione fa compagnia mentre il pubblico dei lettori esercita una scelta consapevole recandosi in libreria e impegnandosi con una serie».

E se de Giovanni è uno dei romanzieri più prolifici d’Italia, trova il tempo anche per cimentarsi con altre forme di scrittura, a partire dal teatro: «Un napoletano scrive di teatro istintivamente: per me è divertente, semplice: lo faccio in vacanza. “Il silenzio grande” (in scena al teatro Carcano di Milano dal prossimo 6 febbraio, ndr) è stato scritto in pochi giorni su istanza di Alessandro Gassman che mi aveva chiesto un testo che parlasse di famiglia e io ho pensato alla sua. Sta avendo un successo molto lusinghiero». E tra le nuove vicende dell’ispettore Loiacono e altri casi per Mina Settembre – sempre con la speranza di un ritorno del Commissario che vede i morti – cosa possono aspettarsi i deGiovanners (come si fanno chiamare i suoi lettori) nel prossimo futuro? «C’è un’idea che probabilmente avrà vita entro quest’anno, ancora una volta in tono di commedia con due personaggi maschili molto somiglianti a Bisio e Cannavacciuolo. Pensò sarà divertente, devo solo avere il tempo di scriverla», confessa sorridendo Maurizio de Giovanni.
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