Caserta, sul maxi-parcheggio
l'ombra della vergogna

Caserta, sul maxi-parcheggio l'ombra della vergogna
di Franco Tontoli
Lunedì 10 Febbraio 2020, 08:09 - Ultimo agg. 10:19
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Non se ne vuole fare un serial, pur avendone le caratteristiche, ma un terza puntata in poco meno di un mese le condizioni miserevoli e scandalose in cui versa il parcheggio sotterraneo di piazza IV Novembre, proprio sotto il Monumento ai Caduti, la merita. Per sottolineare, soprattutto, l'assoluta indifferenza di chi, pubblico amministratore, è demandato alla cura del patrimonio comunale, alla sicurezza dei cittadini, al decoro della città.

Servizi corredati da fotografie inoppugnabili, richiami alla circostanza che per eliminare almeno i guasti più evidenti non si sarebbe incorsi in spese straordinarie e impossibili, ma nulla si è mosso. Segnalazioni non pervenute per disinformazione? Non lo crediamo. Segnalazioni volutamente ignorate? Non vogliamo crederlo. Impossibilità a intervenire da parte dell'assessore o degli assessori deputati alla gestione del settore in cui rientra la cura della cosa pubblica? In tal caso scatterebbe di conseguenza la domanda: cosa ci stanno a fare a capo dell'assessorato?

L'impianto costò milioni di euro, è chiuso da un paio d'anni inattivo per abbandono del gestore dalla sera alla mattina, sarà stata anche rispettata una procedura di consegna al proprietario il Comune ma furono lasciati gli accessi aperti, incustoditi e incontrollati. Tempo poche settimane e i tre piani sotterranei hanno visto di tutto, dagli accampamenti dei senza fissa dimora alle vandalizzazioni gratuite per voglia di distruzione fine a sé stessa. Arrivano, finalmente, pareti murate ma servizi igienici, apparecchiature per aerazione, riscaldamento e refrigerazione, sia interni che esterni, erano già stati consegnati alla voce «ferraglia da rottamare». Fra queste anche gli estintori abbandonati all'aperto nei pressi degli impianti elettrici. Il 18 gennaio furono fotografati in orizzontale, stesi a terra a riposare, oggi la foto li ritrae in verticale, sempre davanti ai portelloni divelti dei motori di aerazione.

Vialetto laterale alla facciata del monumento che dà sul Corso, lato via Unità d'Italia, prateria abbastanza pulita, ancorato a un albero il carrettino con scopa di saggina è il segnale che un netturbino frequenta la zona. Di altri frequentatori dovrebbe dar conto la videosorveglianza segnalata: controllerà qualcuno? Stesso lato, alla fine del camminamento coperto c'è l'accesso ai pianti sottostanti, il portellone di ferro è aperto su una discarica: rottami di legno e ferrosi, spazzatura, cumuli di coperte, tracce lasciate da chi le proprie necessità corporee deve pure smaltirle da qualche parte. Torniamo agli estintori lasciati sui prati. Un'occhiata al decreto legislativo 81/2008 per la conferma che trattasi di materiali pericolosi se impropriamente usati, contengono sostanze tossiche, per questo motivo hanno un codice identificativo per risalire a chi ne ha la responsabilità di custodia. Il loro smaltimento, dice la legge, va affidato ad aziende specializzate e professionali.

C'è bisogno di commenti? Gli estintori-ferraglia che hanno tutto l'aspetto di non essere esausti ma carichi, ieri mattina, domenica, erano in verticale, sentinelle a vigilare le vandalizzazioni degli impianti, visibili alla fine del vialetto che costeggia il muro di recinzione del Macrico. Che sarebbe lo sterminato territorio di vegetazione incolta, ex deposito di automezzi dell'Esercito e anche di serbatoi interrati di carburanti per velivoli militari, area rivendicata da un città che non sa mantenere decentemente pulite le aiuole circostanti il monumento e ambisce alla magnitudo del verde del Macrico. In tempi in cui si è un po' tornati nel privato al risuolamento delle scarpe e al saggio riciclo di tutto quanto possa tornare utile, è logico assistere alla sfasciume di un impianto di parcheggio che fino a due anni fa era funzionale alle necessità dell'utenza, prima che fosse deviata ai parcheggi a raso del Corso a stalli blu e ai cinque impianti privati nel raggio di 200 metri? Fu questo l'inizio di agonia e morte di un patrimonio immobiliare nuovissimo ma da rottamare.
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