Dino Risi: la parte fragile

Dino Risi: la parte fragile
Mercoledì 12 Febbraio 2020, 14:06
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Cerca la parte fragile del padre, Marco Risi, scrivendo “Forte respiro rapido. La mia vita con Dino Risi” (Mondadori). L’altro Risi, quello intimo – che pure ha avuto poco – quello che citava Anton Čechov per descrivere la felicità, possibile solo in frammenti e in lontananza, apparsa e perduta: “Sono stato felice una volta sola, sotto un ombrellino”; trovata e irrisa in versi, poi, come tutto il resto – Italia e italiani soprattutto –: “Felicità / è star solo / d’estate / nella città deserta / sulla tazza del cesso / con la porta aperta”. Era così Dino Risi e Marco lo racconta bene, ci concede, con molta eleganza, il backstage della sua vita; i suoi amori: dalla madre alle tantissime avventure; gli amici perduti: da Fellini a Germi, da Gassman a Tognazzi passando per Sordi, che due volte parla e due volte commuove; e c’è lo zio Nelo – poeta da recuperare – e poi l’Italia dalle macerie al boom, vista con gli occhi di Dino – il migliore – che torna in frammenti, appunto, e pare meravigliosa anche nelle pieghe, ora che è tutto stirato, già fatto, tradito, raccontato e ri-rappresentato.   
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