Rogo nella galleria Santa Lucia, la Procura:
«Processate i responsabili della sicurezza»

Rogo nella galleria Santa Lucia, la Procura: «Processate i responsabili della sicurezza»
di ​Nicola Sorrentino
Giovedì 13 Febbraio 2020, 06:40 - Ultimo agg. 07:36
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Per le gravi ustioni che un operaio rimediò a causa di un incendio scoppiato all’interno della galleria «Santa Lucia», il 16 novembre del 2018, tre persone rischiano il processo. A chiedere il rinvio a giudizio è la procura di Nocera Inferiore, dopo aver concluso le indagini su quanto accadde tra venerdì e sabato, in piena notte, intorno alle 2.35. Il luogo dei fatti è la galleria ferroviaria, lunga circa dodici chilometri e mezzo, che collega la linea di Salerno e quella di Napoli.

Dinanzi al gip per l’udienza preliminare, compariranno il direttore del cantiere e dirigente per la sicurezza per la ditta «Salcef», che a sua volta lavorava per conto di Rete Ferroviaria Italiana, e due addetti alla sicurezza. Nel collegio difensivo ci sono gli avvocati Maurizio Mastrogiovanni e Antonio Milo. La notte dei fatti, una squadra di operai era impegnata in lavori di routine, tra monitoraggio e controllo delle condizioni dei binari. Nello specifico, verificavano lo stato di questi ultimi, in ragione di un intervento già programmato di sostituzione da svolgere quel giorno, all’interno della galleria. Per le operazioni, fu utilizzato un treno rinnovatore, utile a sostituire le rotaie con le nuove. Nel ricostruire le fasi e la dinamica dell’incidente, il sostituto procuratore Angelo Rubano conferì apposita perizia, che avrebbe poi configurato le responsabilità di quanto accaduto in tre responsabili della sicurezza. Tutti gli indagati rispondono di lesioni colpose aggravate. Durante i lavori, scoppiò un incendio che causò il ferimento di tre persone, di cui una in particolare, oggi parte offesa, che rimediò ustioni sul 60 per cento del corpo.

Per l’accusa, sia il direttore del cantiere che gli addetti alla sicurezza, non avrebbero vigilato su tutti gli accorgimenti che avrebbe dovuto adottare l’operaio. Nel caso specifico, viene contestata l’omissione di richiedere e imporre all’uomo, di origini abruzzesi, l’uso di una tuta ignifuga e di ghette proteggi scarpe. Strumenti che avrebbero garantito la sua sicurezza per quello specifico lavoro.
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