Tumori, in Campania meno ammalati ma la sopravvivenza è più bassa

Tumori, in Campania meno ammalati ma la sopravvivenza è più bassa
di Ettore Mautone
Sabato 15 Febbraio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 16:36
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Tumori: al Sud e in Campania ci si ammala di meno che al Centro e al Nord ma a distanza di 5 anni dalla diagnosi la sopravvivenza è più bassa. A fare peggio su questo fronte sono Campania e Sardegna mentre la Calabria stranamente è l’area dove la popolazione risponde meglio alle cure per tutte le neoplasie nonostante sia la regione con i più bassi livelli di assistenza. I dati di sopravvivenza, standardizzati e resi omogenei per età, sono estrapolati dai registri tumori di 16 regioni presentate nel rapporto Airtum 2016 (l’associazione che raggruppa i registri tumori in Italia) e fa riferimento ai casi registrati dal 2005 al 2009, poi seguiti nel tempo a 5 anni dalla diagnosi. Quindi si tratta dell’ultimo dato disponibile corrispondente all’ultimo anno di aggiornamento di molti registri italiani. 

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Ad accendere i fari ieri al Pascale è Maria Triassi, ordinario di Igiene e medicina preventiva dell’Ateneo Federico II al tavolo di lavoro, promosso da “Motore Sanità”, tra i tre principali Istituti oncologici del Mezzogiorno (Pascale di Napoli, Istituto Tumori di Bari, il Crob di Rionero in Vulture a Potenza a cui si è unita l’azienda ospedaliera di Cosenza). Un’occasione per fare il punto sulla Rete interregionale AmoRe (Alleanza Mediterranea oncologica), associazione nata due anni fa per iniziativa del manager del Pascale, Attilio Bianchi, con l’obiettivo di mettere insieme le eccellenze della ricerca e assistenza sul cancro nel Sud. «Una Rete - ha detto Bianchi - che mira al costante miglioramento della qualità, appropriatezza ed efficacia delle cure e dei servizi erogati ai malati di cancro in regione storicamente svantaggiate dalla migrazione sanitaria e dal più basso finanziamento procapite rispetto alla popolazione residente». «Il dato di sopravvivenza - ha detto Triassi - rispetto alla mortalità è più significativo in quanto la mortalità è il frutto di un mix disomogeneo di storie di malattia, somma di storie cliniche iniziate in epoche anche molto diverse e quindi rappresentano il risultato di percorsi diagnostici e terapeutici non comparabili. Il dato di vantaggio di sopravvivenza della Calabria? È allo stato inspiegabile - ha aggiunto il docente - e potrebbe essere ricondotto al fatto che lì registro tumori è di recente certificazione. Del resto la massiccia migrazione sanitaria che si registra in Calabria è comune anche ad altre regioni del Sud e non sembra incidere sul dato complessivo».

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Semmai a contare sono gli screening e la diagnosi precoce: al Sud e in Campania pagano uno storico ritardo solo di recente scalfito dalle iniziative delle Asl sui territori. «La scarsa adesione agli screening, le diagnosi tardive di tumore, l’approccio culturale alla malattia tumorale - ha detto Paolo Ascierto primario del Pascale, eccellenza internazionale nel melanoma - è la causa di questo svantaggio e non è un caso che in Campania, aumentando i controlli di screening per il colon la sopravvivenza sia aumentata». «Il gap del Sud è soprattutto nelle attività di prevenzione - ha aggiunto Sandro Pignata, coordinatore della rete oncologica regionale - anche a parità di stadio un tumore, in un paziente del Sud, viene trattato con ritardo e con condizioni cliniche di partenza scadute che possono esitare in prognosi diverse. I percorsi non bastano, a dover fare di più è la medicina del territorio». Asl e medici di famiglia dunque, screening e presa in carico immediata. Oltre al coinvolgimento sancito dal nuovo accordo regionale, i medici di medicina generale dal 20 aprile avranno accesso diretto a una piattaforma informatica con cui il Gom (Gruppo oncologico multidisciplinare) prenderà in carico qualunque paziente entro 7 giorni. «Mai in venti anni è stato fatto tanto - conclude Pignata - i frutti si vedranno tra 10-15 anni. La rete oncologica campana è oggi è un modello studiato anche da altre regioni e paesi in Europa». 

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«In oncologia bisogna investire non solo sui malati e sulla malattia ma anche sulle persone sane – ha poi concluso Attilio Bianchi - per fare un esempio dovremmo impegnarci nelle strategie antincendio e spendere risorse per prevenire i roghi oltre che spegnerli». Una sollecitazione che investe questioni che rimandano alla dieta, ai cancerogeni ambientali, all’inquinamento, alla salubrità delle città alle politiche di tutela del verde urbano e delle matrici di acqua, aria e suolo, alle abitudini di vita e stili voluttuari (fumo, obesità, alcool, attività fisica) della popolazione.
 

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