Piano Sud 2030, in 10 anni ecco
123 miliardi: Pompei modello pilota

Piano Sud 2030, in 10 anni ecco 123 miliardi: Pompei modello pilota
di Nando Santonastaso
Sabato 15 Febbraio 2020, 07:28 - Ultimo agg. 18:37
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Niente misure choc, almeno nel senso più letterale. Ma nemmeno un documento da libro dei sogni, come quelli che il Sud ha letto fin troppo negli ultimi decenni, tra annunci e promesse a futura memoria. Sposa il più possibile l'esigenza della concretezza il corposo e dettagliatissimo Piano per il Sud del ministro Provenzano. Si ragiona su una molteplicità di obiettivi, sulla continuità delle scelte, sul cambio di metodo nell'uso delle risorse, in una prospettiva di 10 anni che è in linea con i tempi (e gli obiettivi) dell'Agenda Onu 2030. Lo sviluppo sostenibile del Sud passa per cinque grandi asset (giovani, infrastrutture materiali e sociali, svolta ecologica, innovazione e vocazione mediterranea).

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Per ognuno di essi sarà possibile prevedere uno specifico Piano di sviluppo coesione che utilizzerà soprattutto le risorse del Fondo sviluppo coesione, il tesoretto destinato all'80% al Sud ma di fatto quasi mai impegnato, e i Fondi europei. Il centro controllerà quasi in pressing progetti e spesa della periferia, Regioni e Comuni cioè, per evitare sprechi, ritardi e duplicazioni.

Si parla di «metodo di cooperazione rafforzata», chi sbaglia non potrà accampare scuse, almeno in teoria. Si partirà subito: la prima tappa del cronoprogramma indicato dal Piano riguarda non a caso la riserva del 34% della spesa ordinaria dei ministeri da destinare al Sud. Entro il 30 marzo arriverà il Dpcm con il quale si dettaglieranno le verifiche sulla reale attuazione: il Piano conta di arricchirsi così di almeno 6 miliardi di nuove risorse per il Sud nel triennio 2020-2022.

LE RISORSE
Sono 123 i miliardi disponibili, fino al 2030, compresi i fondi, nazionali ed europei, del nuovo ciclo 2021-2027 della politica di coesione. Circa 21 miliardi sono già previsti dal Piano triennale allegato alla legge di Bilancio per il periodo 2020-2022. Saranno decisivi per dare concretezza immediata al Piano.

I GIOVANI
Sono una sorta di fil rouge del documento. Di sicuro molto ruota attorno a loro. «Rafforzare il diritto allo studio, riducendo in termini significativi il divario di accesso all'università tra gli atenei del Centro-Nord e gli atenei del Mezzogiorno, contribuendo allo stesso tempo alla stabilità finanziaria e alla capacità operativa delle Università meridionali» si legge nel Piano. In concreto: si punta a rivedere i criteri della No Tax area per gli atenei del Mezzogiorno «attraverso la concessione di un contributo straordinario che consenta di allargare lo spazio di esenzione fiscale, compensando i mancati introiti con il rafforzamento del contributo per non penalizzare le capacità finanziarie e operative delle Università». Ai giovani sarà dedicata anche una «Piattaforma dei talenti» per evitare che anche allontanandosi dai territori perdano ogni legame con loro.

LE DONNE
Riguarda l'occupazione femminile e la partecipazione delle donne al mondo del lavoro nel Mezzogiorno, una delle misure più annunciate. Si tratta di un incentivo all'assunzione «con carattere di maggiore strutturalità», che accompagnerà il primo impatto 2020-2022 del Piano per anticiparne gli effetti occupazionali. Lo sgravio contributivo al 100%, (previa però autorizzazione della Commissione europea), sarà applicabile «a tutte le nuove assunzioni a tempo indeterminato delle donne e alle trasformazioni dei loro contratti da tempo determinato a indeterminato». Lo sgravio, come è già avvento per la decontribuzione introdotta nel 2015 dal governo Renzi per i disoccupati del Sud, «si applica nei limiti di 8.060 euro annui a favore delle imprese che assumono lavoratrici a tempo indeterminato nel Mezzogiorno».

ASSUNZIONI NELLA PA
Ne sono previste 10mila, nell'arco dei dieci anni. L'obiettivo è ringiovanire la Pa ma con laureati di provata competenza. Selezione e reclutamento sul modello del concorsone della Regione Campania (peraltro sub judice dopo l'intervento del Tar), basato sulla preventiva valutazione dei bisogni degli enti locali. Ma anche gli enti in situazioni finanziarie critiche potranno procedere, con un'apposita norma, alle «assunzioni finalizzate alla gestione degli interventi per la coesione».

MUSEI E CULTURA
Il Grande progetto Pompei è il modello organizzativo di riferimento. L'uso combinato di risorse nazionali ed europee ha dato ottimi frutti e si punta a replicarlo il più possibile. Annunciati progetti bandiera a Taranto con un grande Acquario mediterraneo e a Palermo con il museo Noma, un acronimo che sta per il no alla mafia. Via anche a Food for life, la ricerca e il trasferimento tecnologico della filiera agroalimentare. Per uscire dalle secche della contrapposizione salute-industria il Piano prevede per Taranto non solo iniziative di rilancio sociale della città pugliese ma anche un Contratto istituzionale di sviluppo che recuperi ad una prospettiva seria e concreta il futuro economico del capoluogo.

TRASPORTI
Per potenziare la mobilità stradale e ferroviaria il punto di riferimento c'è già: è il Piano specifico delle opere previste al Sud nel triennio 2020-22, un piano da 33 miliardi messo a punto dal ministro De Micheli. L'avvio del rifacimento della statale Jonica, l'avanzamento dell'alta velocità Napoli-Bari, l'ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria ferroviaria alcune delle priorità. Cantieri già pronti o progetti già cantierabili, la novità rispetto al passato è questa.

LE IMPRESE
Sarà sempre più à la Cassa depositi e prestiti il terminale per chi vuole investire. Dal piano la conferma che la Cassa impegnerà sempre più risorse (in linea con la Coesione) anche per le infrastrutture e lo sviluppo sostenibile, a partire da quello ambientale. Una cabina di regia coordinerà gli interventi. Un apposito Protocollo Sud disciplinerà invece gli interventi assegnati ad Invitalia per favorire l'innovazione delle pmi su progetti di grandi dimensioni e attrarre nuovi capitali.

LE ZES
In arrivo non solo i commissari per accelerare l'attuazione di ognuna delle Zone speciali previsti nei porti del Sud. La novità più importante riguarda l'introduzione dell'autorizzazione unica per chi vuole investire: attualmente bisogna superare ben 32 ostacoli burocratici.
 

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