Maria Pirro
Prontosoccorso
di

«Campania, con la rete oncologica la mortalità per cancro diminuirà»

di Maria Pirro
Mercoledì 19 Febbraio 2020, 17:01
3 Minuti di Lettura
A incidere in Campania sono soprattutto i ritardi nella diagnosi e quindi nelle cure anti-cancro. Ne è convinto Fortunato Ciardiello, professore ordinario e direttore dell'Oncologia medica dell'Università «Luigi Vanvitelli» ed ex presidente della Società europea di Oncologia medica proprio in questi giorni riunita a Città del Capo. Dal continente nero l'esperto analizza gli ultimi dati presentati ieri all'istituto Pascale che confermano che al Sud ci si ammala di meno di tumore ma la mortalità, a distanza di cinque anni dall'accertamento della neoplasia, soprattutto nella regione è più alta rispetto alle altre del Centro-Nord, e anche rispetto a quelle più industrializzate e con una maggior frequenza della patologia.

Come interpreta i diversi risultati dell'indagine?
«Difficile spiegare il dato sulla incidenza più bassa nel Mezzogiorno. Ma il motivo principale della più alta mortalità è chiaro e consiste, appunto, nei ritardi nella diagnosi: in Campania è più frequente riscontrare malattie in forma avanzata, non più curabili».
Perché?
«A causa della disorganizzazione e della frammentazione dei servizi e dei centri di cura: soltanto tre anni fa si è iniziato a definire la rete oncologica, costituendo una cabina di regia in Regione Campania. Fino ad allora, il paziente non arrivava nel reparto giusto in tempo, abbassando notevolmente le possibilità di guarigione».
Senza parlare della carenza di personale e attrezzature.
«Ha avuto un peso ovviamente il commissariamento della sanità, dovuto al piano di rientro dal deficit, poiché ha determinato il blocco del turn over e delle assunzioni di medici e infermieri e una notevole riduzione delle risorse a disposizione».
E ora?
«Rappresento il Policlinico Vanvitelli al tavolo istituito a Palazzo Santa Lucia, e posso esprimere un cauto ottimismo ma sarei un bugiardo nel dire che è tutto risolto: il processo di pianificazione dovrebbe riuscire a risolvere questo enorme problema nei prossimi anni».
Quanti anni?
«In cinque anni il sistema dovrebbe andare a regime e portare a progressiva una riduzione della mortalità, allineando i dati della regione con quelli registrati nel resto d'Italia, che poi simili a quelli europei».
Insomma, serve tempo.
«È difficile azzerare differenze che risalgono indietro nel tempo, di decenni. Ma anche il registro tumori è finalmente in funzione, gli screening per patologie sono più efficienti e in Campania esistono competenze di livello nazionale e internazionale».
Ma finora hanno operato anche tante, troppe strutture: mini-centri inaffidabili.
«Per questo, è importante aver indicato una gerarchia tra gli ospedali di diverso livello tramite la costituzione della rete regionale».
In concreto, che significa?
«Che gli ospedali più piccoli possono rivolgersi a quelli principali per consulti e indicazioni specialistiche. Ad esempio, il Policlinico Vanvitelli ha un gruppo multidisciplinare che risponde alle richieste dell'Asl Napoli 2 Nord, dell'Asl di Caserta e dell'ospedale di Caserta. Inoltre, c'è una piattaforma per attivare direttamente i servizi territoriali: l'assistenza a domicilio, dalla terapia del dolore al sostegno fisiatrico, è decisiva».
E i medici di famiglia, che ruolo hanno?
«È previsto un portale web affinché anche loro possano vedere i centri di cura indicati per i pazienti: il servizio, al via dal 20 aprile, può aiutare a migliorare e superare la condizione attuale di svantaggio».
Ritiene che anche i costi dell'assistenza siano uno dei fattori killer: c'è chi rinuncia alle cure, nonostante i pazienti oncologici abbiano l'esenzione dal ticket.
«A prescindere dalle spese sanitarie, chi si ammala di cancro vive una situazione sociale ed economica difficile, soprattutto in una realtà come la nostra perché non può lavorare e ha minori tutele».
La poverissima Calabria, però, fa eccezione: ha una mortalità minore per tumori se confrontata con le altre regioni del Meridione: da che dipende?
«Non so dire quanto incida la migrazione sanitaria, ma potrebbe influenzare gli esiti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA