Scampia dopo le Vele teme il «grande vuoto»: 57 milioni bloccati

Scampia dopo le Vele teme il «grande vuoto»: 57 milioni bloccati
di Valerio Esca
Venerdì 21 Febbraio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 13:00
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Tra annunci, promesse, ritardi, alcune opere finanziate e altre no, con tempi di realizzazione lunghissimi, Scampia resta un quartiere dormitorio. In questi anni si è parlato spesso di trasformarla in città del futuro, con la consapevolezza che, oggi, è ancora di una periferia ai margini. Ma a Scampia qualcosa si comincia a muovere, grazie alle associazioni e ai comitati di quartiere. Su tutti il «Comitato Vele», al quale si deve la battaglia per l’abbattimento di quelle montagne di cemento che si ergono nella periferia Nord, in mezzo al nulla. Si attende il completamento del progetto nel lotto M, che va ben oltre l’abbattimento delle Vele; così come il via alle opere per la cittadella dello sport nella caserma Boscariello, altro intervento atteso, che al momento resta tra un annuncio. 

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I PROGETTI
La rinascita del rione popolare passa per «Restart Scampia», un progetto di rigenerazione urbana che prevede, in una prima fase, l’abbattimento di tre Vele e la riqualificazione della quarta, la Vele celeste, destinata agli alloggi. Due giorni fa le ruspe hanno cominciato a tirare giù i balconi e il cemento di quella Verde: un primo passo, ma significativo. L’intervento va a inserirsi in un piano più complessivo che prevede la realizzazione di asili nido, scuole materne e scuole superiori. Andranno potenziati i servizi sociali per le donne e per le famiglie; realizzati nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica (ben 350); così come strutture commerciali, culturali, e per il tempo libero (anche un cinema multisala). Scampia dovrà cambiare volto, ma ci vorranno ancora molti anni. Si parla di tempi presunti con una scadenza fissata a dicembre 2023. C’è poi il progetto «lumaca» della Facoltà di Medicina dell’Università Federico II che sta andando invece avanti, anche se a piccoli passi.
 


LA SITUAZIONE
Insomma, tutte cose che restano, ad oggi, tra le carte dei progetti: la fotografia odierna è quella di un quartiere dove i ragazzini giocano sull’asfalto. Dove c’è il tasso di evasione scolastica tra i più alti d’Italia, oltre alla microcriminalità e le difficoltà legate alle condizioni socio-economiche. Lo stesso vale per la disoccupazione e la mancanza quasi totale di assistenti sociali. L’ultimo dato diffuso dal Comune, appena pochi mesi fa, parlava di cinque operatori in servizio, a fronte dei 13 previsti (8 in meno). «Tutto quello che stiamo ottenendo nasce dalla lotta che, da anni, stiamo portando avanti - spiega Omero Benfenati del comitato Vele - Io sono nato qui, e solo chi ci ha vissuto può capire quanto sia stato importante cominciare con l’abbattimento della prima struttura. Questo è un quartiere dove bisognerà restituire ai bambini il diritto, vero, all’infanzia, che non può essere quello di vivere nell’amianto e nell’umidità. E poi il lavoro. I tanti cantieri aperti negli anni non hanno lasciato nulla. Oggi, invece, con tutto ciò che ci sarà da fare, ci sarà lavoro anche per i giovani di Scampia». Gli interventi dovranno essere realizzati grazie a tre differenti fonti di finanziamento per 57 milioni di euro. Il programma straordinario per la sicurezza delle periferie per 18 milioni di euro; il programma operativo delle Città metropolitane (Pon Metro 2014–2020) per 9 milioni di euro; e il Patto per lo sviluppo della città di Napoli per 30 milioni. Ma all’appello mancano ancora 50 milioni di euro per il completamento dello studentato. «Incontreremo, insieme al sindaco e all’assessore Piscopo, forse la prossima settimana, il ministro Provenzano - conclude Benfenati - per cercare di sbloccare la situazione». Un’altra promessa mancata è la costruzione della cittadella dello sport all’interno della Caserma Boscariello. 
 
 

L’APPELLO
Una delle poche voci di Scampia, dove lo sport è di casa, è quella di Gianni Maddaloni: «I fondi ci sono, ma non si sa quando partiranno i lavori.
Forse entro due, tre anni, intanto mi sto facendo vecchio. Lo sport è uno strumento di inclusione – sottolinea Maddaloni – ma se il Governo non sblocca i progetti non ci sarà mai un futuro per I ragazzi». «Io non mi fermo e vado avanti - rimarca Maddaloni - Tra le ultime cose realizzate: un accordo con l’Asl per allenare dieci bambini autistici e nel giro di un mese abbiamo ottenuto un grande risultato di integrazione. E poi ho portato in palestra anziani di oltre 60 anni, offrendo loro sport gratuito. Questi sono i risultati che mi fanno inorgoglire».

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