Coronavirus, il papà della studentessa:
«Un solo giorno a Milano, strano contagio»

Coronavirus, il papà della studentessa: «Un solo giorno a Milano, strano contagio»
di Mary Liguori
Giovedì 27 Febbraio 2020, 22:59 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 19:39
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La febbre oscilla tra i 37 e i 38 e dovrebbe continuare così per altri tre giorni. Il decorso, così come i sintomi, assicurano al papà, coincidono con un normale stato influenzale. Isolata in una stanza del Cotugno di Napoli, la ragazza di ventiquattro anni di Caserta risultata positiva al coronavirus martedì notte, attende che i medici le dicano quando non sarà più contagiosa e potrà, finalmente, tornare a casa. «È giù di corda, ma chi non lo sarebbe a star chiusi in una stanza da solo per tutto il giorno? Ma è in recupero e la curano con un normalissimo antibiotico. Le sue condizioni sono stazionarie».

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Sono buone le notizie che arrivano alla famiglia dal Cotugno sullo stato di salute della giovane. E sono ottime le informazioni che, nel pomeriggio di ieri, raggiungono i suoi familiari e i suoi amici: sono tutti negativi i test eseguiti sulle sei persone che hanno avuto contatti con la ragazza dal momento in cui è tornata da Milano, domenica notte. A ventiquattro anni, la studentessa di Caserta ha dimostrato un senso civico e di responsabilità fuori dal comune. Ed è riuscita nella sua lodevole «missione». Quella di non contagiare altre persone. Il tampone infatti ha deciso di farlo nonostante fosse un po’ accaldata e avesse solo un lieve fastidio alla gola. E le sue decisioni, la scelta di farsi controllare subito, la rendono un modello da seguire in un momento in cui l’intero paese sembra in uno stato di psicosi. Nonostante la breve odissea telefonica in cerca di informazioni sul da farsi, la giovane si è documentata prima di scegliere la struttura ospedaliera in cui recarsi e, nel mentre, si è imposta una quarantena che, di certo, ha tutelato altre persone. Ripercorre cosa è successo prima e dopo il test il papà della ragazza, al telefono, con Il Mattino. 

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«Al ritorno da Milano, domenica sera, ha incominciato a chiedere se non fosse il caso di fare il tampone e da quel momento non è mai uscita di casa. Aveva un po’ di febbre ed essendo rientrata da Milano, visto tutto ciò che stavano pubblicando i giornali, si è preoccupata e aveva paura di essere un pericolo per gli anziani nonni». Ma a Milano la ventiquattrenne ci è stata solo una notte. «È partita in aereo con un’amica sabato sera e domenica è tornata a Caserta, questa volta in macchina, con la sua amica e un altro ragazzo, anch’egli campano che vive a Brescia. Mia figlia era andata a Milano perché lunedì avrebbe dovuto sostenere un colloquio di lavoro, ma siccome dalla Lombardia arrivavano notizie allarmanti, le abbiamo chiesto di tornare a casa e di rinviare quell’appuntamento». 

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E al ritorno non si sentiva bene. Qualche linea di febbre e una leggera tosse. «Proprio come una comune influenza, - conferma il papà - ma lei era preoccupata. Tant’è che il giorno successivo, martedì, son tornato da Roma». A quel punto la famiglia si attiva e contatta una serie di numeri d’emergenza per capire cosa fare. «Martedì pomeriggio abbiamo chiamato diverse volte i vigili urbani e la guardia medica, ma solo dopo qualche e, insistendo, i carabinieri ci hanno detto di andare al Cotugno. Avevo letto notizie di persone in condizioni simili che erano presentate in Pronto soccorso di ospedali locali causandone la chiusura, per questo prima di uscire di casa ci siamo documentati per evitare problemi ad altri. Devo dire che quando siamo arrivati al Cotugno la febbre era scesa e i medici, inizialmente, hanno atteso prima di fare il test, valutando se fosse effettivamente necessario. Ma mia figlia ha insistito e alla fine un medico donna le ha fatto il tampone. Appena si è saputo che l’esito era positivo, la mia famiglia e io ci siamo a nostra volta sottoposti al tampone faringeo, così come hanno fatto i due ragazzi che hanno viaggiato con lei da Milano. E tutti noi siamo tornati ciascuno a casa propria in attesa di risultati». Ma altre persone sono adesso monitorate per capire quando la ragazza ha contratto il virus. 

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«Le autorità stanno ricostruendo tutti i contatti avuti da mia figlia prima della brevissima permanenza a Milano. Ci sono possibilità che abbia contratto il virus qui a Caserta, perché a Milano c’è stata solo un giorno e sin da subito ha avuto la febbricola, per cui sembra che il periodo di incubazione non coincida con i tempi resi noti finora. Peraltro mia figlia è stata a Milano centro e non nella zona ritenuta ad alto rischio». Un percorso a ritroso, dunque, è partito e alla ragazza è stato chiesto di comunicare i nomi delle persone che ha incontrato nelle settimane precedenti allo scorso week end. «Si sta ovviamente sforzando di ricordare tutto dice il papà - È molto coscienziosa e credo che lo dimostrino le scelte fatte dal momento in cui ha avuto il sospetto di essersi ammalata. Spero che altri seguano il suo esempio, che agiscano con logica e secondo il protocollo per non mettere a repentaglio le persone anziane e deboli».
 

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